Le elezioni amministrative nel 2019 nel Palermitano hanno avuto solo una piccola finestra. Sei i Comuni al voto, ma di certo non si potrà dire che gli esiti non siano stati un’importante cartina tornasole di quello che è lo scenario politico e l’orientamento delle persone. Non fosse altro che tra i sei c’erano anche Bagheria e Monreale, due tra i Comuni più popolosi nell’intera provincia. Sono elezioni che verranno ricordate per il curioso caso di Roccamena, vanno a votare appena in 722, una cifra troppo irrisoria per chi pretende di governare il piccolo centro da unico candidato, le elezioni sono da annullare. Anzi no. C’è stato un errore: il quorum non comprende gli aventi diritto che però sono residenti all’estero. E a Roccamena è evidente che sono molti. La percentuale dunque lievita ben sopra il 50 per cento minimo requisito. E Giuseppe Palmeri diventa il primo sindaco della giornata.
Una giornata che ha visto il modello di una Bagheria a cinque stelle arrendersi, con il ritorno prepotente del centrodestra, o almeno di quello un po’ più moderato. È il caso appunto del Comune alle porte di Palermo, dove il candidato forte, il consigliere uscente Roberto Tripoli, 38 anni, è sostenuto da sette liste di cui fanno parte alcuni consiglieri comunali che potrebbero contribuire a fargli ottenere un buon numero di preferenze grazie a un bacino di voti molto ampio. Le liste, infatti vanno dall’area di Saverio Romano fino a quella del Partito Democratico, con il recente ingresso del sostegno di Fratelli d’Italia. Di contro c’è la pesante sconfitta di Romina Ajello, una vita da attivista tra le fila del movimento, poi un piccolo ruolo come consigliera, poi da assessora. E infine oggi, costretta a guardare i primi due della lista: Tripoli e Gino Di Stefano, su cui il primo già a metà scrutinio aveva persino un ottimo margine di tranquillità in punti percentuali.
I cittadini bagheresi probabilmente non hanno gradito le tante vicissitudini legate all’amministrazione di Patrizio Cinque, allo stato dei fatti ancora autosospeso dal Movimento. Movimento che poco può anche nel piccolo Comune di Borgetto, dove pure ci mette il simbolo. La candidata grillina, Anna Maria Caruso, ha provato quanto meno a impensierire il neo sindaco Luigi Garofalo. A proposito di ritorno del centrodestra, quello di Monreale è il più scontato dei ballottaggi. Non importa degli otto candidati, del ritorno in campo di Salvino Caputo, della lista del M5S e persino della sponsorizzazione a domicilio del vicepremier Matteo Salvini, le cose sono andate esattamente come da previsioni, con la riedizione del ballottaggio della passata tornata. Sarà ancora una volta Arcidiacono contro Capizzi. L’ultimo è il sindaco uscente, il primo, primo anche in ordine di preferenze, è il candidato del presidente della Regione, Nello Musumeci, che ha concesso il nome di Diventerà bellisima – Forza Italia, invece, era rimasta con Caputo -. Quasi flop per il candidato della Lega, a cui la visita di Matteo Salvini aveva fatto da padrino solo pochi giorni fa: Romanotto si è piazzato al quarto posto dietro a Gambino e davanti a tanti, soprattutto a Costantini, candidato a cinque stelle che non è neanche riuscito a portare la propria percentuale in doppia cifra.
A Cinisi si impone con facilità Giangiacomo Palazzolo, che resta al comando con percentuali da larga maggioranza sul suo quasi omonimo Salvo Palazzolo, detto Acquaviva e sullo sfidante Giuseppe Manzella, il secondo più votato «Sono contentissimo – dichiara a MeridioNews – ringrazio tutti». Discorsi chiusi anche a Bompietro, dove il presidente del consiglio uscente, Pier Calogero D’Anna va a prendersi la poltrona.
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