IL BILANCIO 2013 VERRA’ ‘PARIFICATO’. QUESTO CROCETTA LO SA E CONTA DI RESTARE A GALLA FINO AL FEBBRAIO-MARZO DEL PROSSIMO ANNI. PROBABILMENTE PROVERA’ A ‘SPOLPARE’ QUELLO CHE RESTA DELLA REGIONE. PER RESTARE IN VITA NON SI CAPISCE SE CON IL MEGAFONO O CON RENZI
Non è certo da oggi che il nostro giornale batte sui conti forse un po’ troppo ‘ballerini’ della Regione siciliana. Oggi, dopo l’audizione dei vertici della Corte dei Conti presso la Commissione Bilancio e Finanze dell’Ars, emergono, con estrema chiarezza un dato – che è più politico che tecnico – e alcuni punti di crisi.
Cominciamo con il dato politico. Di fatto, oggi, la Corte dei Conti ha lasciato intendere che ‘parificherà’ il Bilancio regionale 2013. Da qui – mettiamola così – la tranquillità del presidente della Regione, Rosario Crocetta, che potrà ‘rutuliare’ per un altro anno.
Ma se, bene o male, il Governo Crocetta completerà questo 2014, il prossimo anno, non cambiando radicalmente le cose, l’attuale presidente della Regione e la sua Giunta non ci saranno più.
Di fatto, quello lanciato oggi dalla Corte dei Conti è una sorta di ‘Penuntimatum’: nel 2015, se non interverranno novità, il default della Regione siciliana sarà un dato di fatto.
Vediamo, adesso, i tre o quattro punti di crisi.
Il primo aspetto riguarda i residui attivi. La novità è che la Regione siciliana, entro quest’anno – o al massimo nei primi mesi del prossimo anno – dovrebbe cancellare dal Bilancio 750 milioni di residui attivi (si tratta, in particolare, di entrate delle quali è stata già accertata l’inesigibilità).
Dove la Regione dovrebbe trovare questi 750 milioni di euro non lo sappiamo. E crediamo che non lo sappiano nemmeno non tanto il presidente Crocetta – che ‘vola alto’ – quanto gli stessi tecnici dell’assessorato regionale all’Economia.
La seconda notizia, più brutta della prima, è che, a ruota, dopo aver eliminato i 750 milioni di euro di entrate fittizie, dovranno sparire, “in tempi brevi”, altri 2,4 miliardi di euro.
E’ interessante il focus della Corte dei Conti sulla sanità. Come potete leggere in altra parte del giornale – dove pubblichiamo la relazione integrale tenuta dai giudici contabili – i magistrati ricordano il passaggio, dal 2007 al 2009, della quota di compartecipazione della Regione alle spese della sanità, che passano dal 42 per cento circa al 49 e oltre per cento.
A conti fatti, ogni anno, dal 2009, la Regione spende 600 milioni di euro in più. La Corte dei Conti ricorda quello che il nostro giornale ha scritto più volte: e cioè che lo Stato si era impegnato a corrispondere alla Regione una quota delle accise sui consumi di carburante. Soldi che non sono mai arrivati.
In verità, il passato Governo regionale di Raffaele Lombardo ha provato a far valere quanto previsto dalla legge finanziaria nazionale del 2007. Ma senza successo, perché questo pagamento è stato bloccato dalla Conferenza Stato-Regione.
L’attuale Governo Crocetta non ha provato nemmeno a chiedere questi soldi. Ed è semplicemente incredibile che debba essere la Corte dei Conti a ricordare a un Governo – e in particolare al presidente della Regione – di andare a Roma a reclamare un nostro diritto!
Puntuale e impietosa l’analisi sui Comuni e sulle Province. Dove a prevalere è il pessimismo. la Corte dei Conti ricorda la scomparsa del Fondo regionale per le autonomie locali.
Tanti gli elementi di preoccupazione segnalati dalla magistratura contabile, dall’assenza degli investimenti all’esplosione dei debiti fuori bilancio. Per non parlare dei “pignoramenti e delle azioni esecutive – i cui importi nel 2012 ascendono a quasi 23 milioni di euro – ma anche dai pagamenti coattivi non ancora regolarizzati, che ammontano ad oltre 17 milioni di euro”. A cui si aggiungono i pignoramenti per 40 milioni di euro a carico delle Province regionali.
Pi, i disastri provocati dagli Ato rifiuti e il dissesto dei Comuni, alcuni dichiarati, altri ancora non dichiarati.
Ci saremmo aspettati – dalla Corte dei Conti – qualcosa sulla legge nazionale sul federalismo fiscale che sta penalizzando i nostri Comuni. Ma s tale argomento non abbiamo letto nulla. O almeno così ci è sembrato.
Sulle società a partecipazione regionale ci ha colpito, e molto, una parola, ripetuta due volte: “areddituali”.
In questo scenario serve un cambiamento. Ma il cambiamento non c’è. La stessa Corte dei Conti segnala l’impossibilità di tollerare gli accantonamenti unilateralmente decisi da Roma: 915 milioni di euro lo scorso anno e un miliardo e 250 milioni di euro di quest’anno.
Dovrebbe essere il Governo Crocetta a chiedere a Roma conto e ragione di questi accantonamenti. C’era – o forse c’è ancora, non l’abbiamo capito – un ricorso avverso questi accantonamenti della Regione presso la Corte Costituzionale. Di certo non abbiamo visto una battaglia politica contro questi assurdi prelievi romani.
E’ evidente che lo stesso Crocetta è ormai convinto di essere all’ultimo giro: ‘galleggerà’ fino al febbraio-marzo del prossimo anno, continuando a massacrare la Regione per lucrare sull’Irsap, sulla formazione professionale e su quello che resta ancora in piedi. Insomma, per finire di ‘spolpare’ quel poco che è rimasto.
E poi? Non sappiamo se proverà a rilanciare il suo Megafono. O se – molto più probabilmente – cercherà di sistemarsi con Renzi. Del resto, gli ha dato la Sicilia in ‘appalto’, consentendogli di massacrarla, tra 200 milioni e passa di euro per i ‘famigerati’ 80 euro e accantonamenti miliardari – sempre ad opera di Roma ai danni della Sicilia – mai contestati.
Una fine ingloriosa. Crocetta verrà ricordato come il peggiore presidente della Regione della storia dell’Autonomia. Ma, alla fine, a lui che cosa gliene frega? Ha gabbato mezzo PD e l’Udc. Da Gela è arrivato a Palazzo d’Orleans.
Chi l’avrebbe mai detto?
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