Si allarga, nel mondo del web la protesta contro la norma inserita nelle legge di sostegno all’editoria, varata dall’Assemblea regionale siciliana, che esclude da eventuali contributi finanziari i giornali online che ammettono commenti anonimi.
Una norma che rivela arroganza, spirito liberticida, e, perdonate l’insolenza, anche un po’ di stupidità.
Tanto per cominciare,, quella legge è nata male ed è pensata per aiutare i soliti grandi pescecani che sono in crisi perché non hanno lettori. Ed un motivo ci sarà. Niente a che fare con il sostegno alla pluralità dell’informazione. Quindi non intaccherà più di tanto i giornali online più liberi, che non vedranno comunque un euro. E, comunque, anche i piccoli editori che vorranno provare a richiedere risorse (soldi dei siciliani, non dei 90 ‘Califfi’ dell’Ars, per inciso), dovranno adeguarsi al diktat. Se non è una minaccia, ci somiglia.
Una figura anche un po’ stupida, come dicevamo. Un commento online non è mai anonimo. C’è sempre un indirizzo Ip che consente agli inquirenti di risalire a chi lo scrive nel giro di pochi minuti. Quindi nel caso di messaggi minatori o diffamatori, la Polizia Postale richiede le informazioni necessarie che, per legge, devono essere fornite da qualsiasi sito. Da questo si deduce o che sono ignoranti come le capre, o che temono proprio il dissenso democratico, le critiche, la gente che pensa e si fa domande.
Per Riccardo Nuti, deputato alla Camera dei Deputati per il Movimento Cinque Stelle “la Sicilia sta per diventare come la Cina”.
“Non si potrà commentare un articolo se non identificato tramite documento. Il tutto ovviamente, democraticamente, grazie al Partito Democratico. Se non sei schedato non potrai commentare gli articoli, magari denunciando che un politico ha detto falsità o che il giornalista ha scritto delle notizie errate o distorte. Qualcuno in buona fede potrà pensare che in realtà si cerca di evitare commenti ingiuriosi o simili, ma anche in questo caso nulla di tutto ciò, nessun intento in buona fede in quanto, se si commette un reato questo è già perseguibile. E, incredibile ma vero, tutto ciò vale solo se vuoi ricevere i fondi per l’ editoria. In pratica la Sicilia minaccia gli editori: vuoi i soldi? Allora devi censurare e schedare i cittadini. Ora l’ ultima parola sarà del Commissario dello Stato…se gliela faranno dire in libertà!”.
Per noi, lo ripetiamo, considerando che la maggior parte dell’informazione libera rimarrà comunque tagliata fuori dai contributi, i politici siciliani hanno solo fatto l’ennesima gran figura di m….!
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