Non ha deluso le aspettative l’ottava edizione di Ediltrophy, la gara di arte muraria che ha coinvolto le nove province siciliane e che quest’anno si è svolta nei locali dell’Ente Scuola Edile Catania. Nata nel 2008 dalla collaborazione tra Formedil (l’ente nazionale per la formazione e l’addestramento professionale nell’edilizia), Saie (Salone internazionale dell’edilizia) e Iiple (l’Istituto per l’istruzione professionale dei lavoratori edili di Bologna), la manifestazione prevede una competizione tra i migliori muratori delle varie regioni italiane, organizzata sul modello di una gara sportiva: nel minor tempo possibile le squadre, composte ciascuna da una coppia di muratori, devono realizzare un manufatto a regola d’arte su disegno tecnico proposto dagli organizzatori.
I primi classificati di ogni regione hanno accesso alla finale nazionale che si svolge a Bologna. Alla base dell’iniziativa c’è la volontà di porre l’attenzione sulla qualità, la sicurezza e la valorizzazione delle competenze di chi opera nel settore edile.
Ad aggiudicarsi l’Ediltrophy 2016 Sicilia è stata la coppia di muratori nisseni, formata da Giovanni Abela e Manuele Cacì, che, visibilmente emozionati dopo la proclamazione, hanno voluto dedicare la vittoria ai colleghi contro i quali hanno gareggiato. Nell’arco delle sei ore previste dal regolamento i 16 muratori siciliani impegnati nella gara (era assente la rappresentanza di Agrigento) hanno realizzato otto panchine in mattoni a faccia vista che saranno donate al Comune di Catania per essere collocate negli spazi urbani della città.
Il tempo di realizzazione non è stato però l’unico criterio valutato dalla giuria perché, come spiega l’architetta e giudice di gara Francesca Pedalino: «La velocità è importante ma non deve compromettere la qualità del prodotto. Oltre ai criteri decisi prima dell’inizio della gara, ovvero comprensione del progetto, dimensioni del manufatto, planarità e quantità cementizia tra un mattone e l’altro – aggiunge la giudice – ho verificato personalmente il metodo utilizzato per la costruzione della panchina, l’armonia all’interno della squadra, la pulizia e la sicurezza del cantiere».
Alle spalle della coppia nissena si sono classificate, rispettivamente seconda e terza, le rappresentanze di Trapani e Palermo. L’evento ha rappresentato anche l’evento conclusivo della Settimana europea della sicurezza, che si è svolta nella città etnea. Un appuntamento denso di manifestazioni incentrato sui temi legati alla sicurezza sui luoghi di lavoro, sulla prevenzione all’interno dei cantieri, servito anche l’occasione per dibattere sul nuovo Codice degli Appalti. All’interno della manifestazione è stato inoltre firmato un protocollo d’intesa nazionale tra il coordinamento tecnico regionale, la commissione nazionale paritetica per la prevenzione infortuni e Formedil. «Oggi sottoscriviamo a Catania un protocollo nazionale che coinvolge tutte le regioni e che avrà ricadute su tutti i territori – afferma Giuseppe Piana, presidente ente scuola edile Catania -. Questo patto viaggia nella direzione dell’implementazione delle norme della sicurezza e della formazione. In questo momento è importante che gli addetti alla filiera edile, e in particolare i lavoratori, siano adeguatamente formati».
Un accordo che intende creare un clima culturale di corresponsabilità diffusa sul tema. «Questa settimana abbiamo analizzato in maniera dettagliata i problemi della sicurezza sui luoghi di lavoro pensandola sia in fase di progettazione che di realizzazione – afferma Nunzio Turrisi vice presidente scuola edile Catania -. Attraverso seminari e dibattiti, che hanno coinvolto tutte le scuole edili della regione, abbiamo interpellato tutti gli attori delle costruzioni, dai lavoratori alle imprese, dagli ingegneri alle stazioni appaltanti per avere un quadro completo e portare avanti la cultura della sicurezza».
Una conferma della crisi del comparto edile che arriva anche dal vicepresidente nazionale dei costruttori edili Edoardo Bianchi: «Dal 20 aprile, dopo l’approvazione del nuovo Codice degli Appalti, c’è stato un crollo di tutti i bandi di gara ma quello che l’Ance teme in particolar modo è che se anche fossero pubblicati i bandi di gara i criteri di aggiudicazione rimarrebbero troppo complessi. Ma il problema più grande – conclude Bianchi – riguardi le stazioni appaltanti. Non possiamo attendere che tutte gli oltre 36.000 centri di spesa siano qualificate, aggregate o dimezzate, perché sarebbe troppo tardi. Fra un paio di anni, come imprese, rischiamo di non esserci più».
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