Edili in piazza chiedono il rilancio del settore in crisi «Completare le opere e appaltare quelle cantierabili»

In piazza Politeama le sigle sindacali che rappresentano gli edili Feneal, Filca e Fillea hanno organizzato un’assemblea pubblica per affrontare non solo il tema delle incompiute ma anche quello delle opere presenti all’interno del Patto per Palermo per le quali era previsto un finanziamento. Un’occasione per chiedere con forza il rilancio di un settore in crisi. L’appuntamento arriva a due giorni dall’affissione di uno striscione esposto dai sindacati, che recitava: «Dopo 10 anni ancora incompiuto. Finite il passante ferroviario». Il punto dove è stato piazzato si trova tra via Carlo D’Aprile e vicolo Bernava, ovvero dove si è fermato il cantiere che avrebbe dovuto completare la galleria di 60 metri Imera-Lolli, rimasta al palo. 

Presente anche l’Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci). «La nostra posizione è sempre la stessa ovvero serve sburocratizzare il sistema – spiega il vicepresidente Antonio Rini, sindaco di Ventimiglia –  e dare regole certe e veloci per far partire i cantieri e le opere pubbliche. Sicuri e convinti che soltanto dall’edilizia può partire un nuovo rilancio occupazionale. I sindacati hanno ragione: per anni ci sono state continue riforme del settore senza dare continuità, cosa che ha portato un blocco e un ritardo di tutte le grandi opere. Questo mal si concilia con quanto dettato dall’Ue sui capitoli di spesa. Poi noi come Comuni diciamo anche che con il fenomeno quota 100 e pensionamenti e la mancanza di risorse per procedere a un concreto turnover si è prodotto uno svuotamento degli uffici comunali. Il problema è che spesso l’Ue manda i soldi ma i Comuni non hanno i progetti esecutivi per poterli spendere. Dovremmo quindi intervenire anche sulla progettazione e quindi bisogna mettere gli enti nelle condizioni di poter avere progetti esecutivi e cantierabili. Solo così si può avviare un iter virtuoso verso l’opera pubblica con quello che ne consegue: occupazione, sviluppo e servizi»

Una situazione di crisi che grava sulla città ma anche e soprattutto sulle famiglie degli operai che oggi si trovano senza lavoro. «Siamo stati licenziati e avevamo firmato un contratto siglato dai sindacati che prevedeva che qualora la Sis avesse rescisso il contratto perché non poteva finire le opere la nuova ditta che subentrava doveva reintegrarci – afferma Agostino Micciché, operaio iscritto alla Cgil – ma nessuno ci ha riassunto finora. L’opera, con i lavoratori attualmente in forze, non può essere completata. Ci chiediamo perché siamo ancora disoccupati». E gli  fa eco un altro lavoratore in forze al cantiere di via Belgio: «Ferrovie ha dato questo appalto a delle imprese con un ridotto numero di operai e il lavoro in questo modo durerà per altri dieci anni. Per quanto riguarda vicolo Bernava nessuna azienda ha preso ancora in carico questo lavoro – afferma Cosimo Riccobono, operaio della Sis e delegato della Fillea di Palermo –  La Sis aveva chiesto una somma per terminare il lavoro ma il contratto non permette di andare avanti, e questa grande impresa lascerà il cantiere: per me era l’unica che poteva finire l’opera. La stazione Lazio ancora di deve iniziare, Imera si deve finire. Da terminare c’è anche la stazione di via Belgio. Noi parliamo di un’opera che non ha dato niente finora a Palermo: prima si andava all’aeroporto con un binario e adesso, dopo dieci anni, si continua ad andare all’aeroporto sempre con un binario. Il lavoro continua ma a rilento. Ci sono stati anche degli sprechi. Noi abbiamo disarmato un cantiere svendendo tantissimo materiale. E anche quando la talpa è uscita nel cantiere via Belgio, un evento storico, e nessun politico si è presentato. Ora la Sis ha mandato più di 120 persone a lavorare in Veneto».

Un problema che affonda le radici nel passato e che per i sindacati ha una ragione ben precisa: «Da molti anni denunciamo l’assenza di investimenti in edilizia – spiega Francesco Danese, segretario generale Fisca Cisl palermo trapani Francesco Danese – questa è una piattaforma rivendicativa partita nel 2018 e l’abbiamo riproposta oggi per tenere alta la tensione visto il cambio di governo. Questa piattaforma ha portato il 15 marzo scorso ha portato gli edili a uno sciopero nazionale e siamo qui per chiedere politiche degli investimenti. Crediamo che soltanto con questi possano ripartire le economie del territorio, del Mezzogiorno e di Palermo in particolare, per dare lavoro stabile, ben pagato e sicuro». 

E sul territorio sono diverse le rivendicazioni dei rappresentanti di categoria: «Qualche giorno fa abbiamo esposto questo striscione-denuncia perché riteniamo paradossale che dopo dieci anni e più di un miliardo di euro spesi proprio un’opera come il Passante di Palermo non viene consegnata ai palermitani. In più c’è il licenziamento dei lavoratori che non vedranno nemmeno completata l’opera. Un’opera alla quale teniamo molto e abbiamo detto più volte ad Rfi nella qualità di stazione appaltante di velocizzare le nuove gare d’appalto per il completamento e purtroppo su una parte di cantiere come quello di vicolo Bernava non si è presentato nessuno perché le proposte economiche sono troppo basse e la complessità del cantiere non incentiva nessun impresa a presentarsi quindi il rischio è quello di un’incompiuta. Al di là delle garanzie che dà Rfi sulla parte economica per il completamento a noi non basta». 

Per Ceraulo visto che il settore dell’edilizia è in crisi bisogna pretendere che le opere in essere vengano completate e «in un secondo momento che si appaltino le opere immediatamente cantierabili ovvero quelle per cui c’è un finanziamento. Nel solo Patto per Palermo c’erano più di 700 milioni di euro da rendere cantierebili, a partire dalla riqualificazione della circonvallazione. Parliamo del raddoppio e della messa in sicurezza del Ponte Corleone per 54 milioni, dei 22 milioni per il restauro del Teatro Massimo o ancora la messa in sicurezza del territorio per altri 54 milioni. E potrei andare ancora avanti. L’altro dato che ci preoccupa è che il Comune di Palermo nella redazione del piano per le opere inserisce delle voci di spesa  che sommate superano nel triennio 2018-2019-2020 i quattro miliardi di euro. Ma se prendiamo in esame l’elenco pubblicato dal Comune quest’anno la spesa si attesta a 30 milioni per il 2019, per la sola manutenzione edilizia, nessuna infrastruttura e nessuna opera strategica. Queste non sono risposte che si possono dare ai lavoratori e ai disoccupati quindi accogliamo con favore l’impegno dell’assessore ai Lavori Pubblici ad aprire un tavolo per monitorare lo stato delle opere». 

E in una nota Rfi precisa: «Per la demolizione delle palazzine di Vicolo Bernava, Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS Italiane) ha già pubblicato due bandi di gara. Il termine per le offerte scade il prossimo 29 novembre. La demolizione delle palazzine di Vicolo Bernava è propedeutica alla realizzazione delle successive opere: la galleria Imera-Lolli e la stazione Belgio, le cui gare di appalto partiranno subito dopo». Attualmente, spiegano ancora da Rfi, sono in corso interventi per oltre 15 milioni per la realizzazione della nuova sottostazione elettrica della stazione Tommaso Natale, delle opere civili nella galleria fra Notarbartolo e Francia, della nuova fermata di Capaci (via Kennedy) e per l’integrazione degli impianti tecnologici della fermata Tommaso Natale. «Infine, entro il 2019, – conclude la nota  – saranno avviati ulteriori interventi per circa cinque milioni: il prolungamento di via Francia, la sistemazione a verde della galleria di via Monti Iblei e gli impianti per la sicurezza dei tunnel ferroviari».

Stefania Brusca

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