Una rigenerante boccata d’ossigeno da un lato, il concreto rischio di finire dentro un imbuto dall’altro. Sono tanti i nodi al pettine del bonus 110 per cento, la misura che prevede delle detrazioni per le spese sostenute per gli interventi di efficientamento energetico e riduzione del rischio sismico. Una torta da oltre otto miliardi di euro, tutti a carico dello Stato, a fronte di circa 46mila cantieri sparsi per tutto il territorio nazionale. Alle buone notizie si aggiungono però gli immancabili problemi: dalla mancanza di manodopera all’improvviso aumento dei costi delle materie prime dell’edilizia e i ritardi nei tempi di consegna. Nello specifico il ferro ha avuto un’impennata di oltre il 200 per cento, mentre Pvc e legno dal 70 al 40 per cento.
Gli effetti li toccano con mano i privati con i progetti, già ultimati e ammessi con tutte le voci riguardanti i costi, che in molti casi devono essere rivisti, nonostante preventivi e contratti già firmati, facendo allungare i tempi per l’avvio dei cantieri. Meglio è andato al settore degli appalti pubblici con il caro materiali che ha beneficiato di un meccanismo di compensazione.
I lavori ammessi, per esempio, sono quelli per l’isolamento termico e la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale nelle parti comuni dei condomini. Secondo una stima dell’Ance – Associazione nazionale costruttori edili – il Superbonus al 110 per cento avrà comunque ricadute complessive per l’economia italiana pari a circa 21 miliardi di euro. Secondo i dati dell’Enea, l’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, in Sicilia al 30 settembre 2021 sono state fatte e accettate quasi 3500 richieste per più di 560 milioni di euro che lo Stato restituirà ai cittadini a fronte degli investimenti sulle abitazioni. Di questi, quelli già realizzati sono quasi il 70 per cento. Per più di mille cantieri non realizzati, ma anche per le domande ancora da valutare e per quelle che verranno presentate, si prevedono quindi dei forti ritardi.
«C’è una mole di lavoro enorme – spiega Fabio Sanfratello, vicepresidente nazionale Ance – Abbiamo apprezzato questo intervento dello Stato per un settore che veniva da 12 anni di crisi. Ci sono stati però diversi passaggi burocratici che hanno rallentato la partenza. Molti cantieri non cominciano per il caro delle materie prime a partire dal ferro che incide sui ponteggi e negli isolamenti. Poi ci sono tempi di consegna che arrivano a oltre cinque mesi». La crisi del settore delle costruzioni ha avuto delle ripercussioni soprattutto nei confronti delle imprese, in centinaia chiuse a causa della crisi. «Ci sono tanti avventurieri ma per fare questi lavori c’è bisogno di società specializzate – aggiunge Sanfratello – Le persone stentano a crederci ma c’è davvero un problema di manodopera».
La questione, su quest’ultimo punto, è sotto la lente d’ingrandimento del mondo sindacale. «Non manca la manodopera di manovalanza ma quella specializzata – spiega Vincenzo Cubito, segretario Filea Cgil Catania – Bisogna mettere mano ai corsi di formazione per specializzare gli operai. Con il bonus ci sono dei ritmi serrati legati alla tempistica di esecuzione. Sicuramente il settore edile ha ricevuto ossigeno ma c’è anche da capire quanto durerà il bonus, che ha già ottenuto una proroga fino al 2022».
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