Manutenzione delle piste ciclabili esistenti, realizzazione di cento chilometri di nuove piste distribuite su venti itinerari che vanno dalla Favorita al quartiere Oreto, da Mezzomonreale al centro storico, installazione di una quarantina di stazioni per il bike sharing con circa 500 mezzi a pedali, frutto di un bando che si è rivelato più conveniente del previsto: inizialmente le bici che l’Amat pensava di acquistare erano 420. C’è tutto questo nel piano per la mobilità dolce del Comune di Palermo, uno dei tanti programmi esecutivi previsti dalle linee guida del Piano generale del traffico urbano, come il piano delle pedonalizzazioni (ormai a buon punto) o il piano parcheggi.
L’attuale lunghezza delle fatiscenti piste ciclabili di Palermo è di una ventina di chilometri. Inutile ricordare le loro condizioni: buche, barriere architettoniche, auto e bancarelle abusive a ostruire il passaggio. L’amministrazione conta di aggiungere un centinaio di chilometri con decine di nuovi itinerari che collegheranno i punti nevralgici e più densamente popolati della città, dal centro storico alle periferie, come scuole, università e uffici. I costi non sono stati ancora quantificati perché lungo i tracciati ipotizzati dall’assessorato alla Mobilità è possibile incontrare pali della luce, tombini o altri servizi e sottoservizi che vanno ricollocati altrove: per questo palazzo delle Aquile sta lavorando con il Coime e le partecipate per calcolare la spesa di queste operazioni.
Si partirà dalla manutenzione dell’esistente nei prossimi sei mesi: il Foro, la Cala e via Francesco Crispi, la discesa per Mondello, via Venere e via dell’Olimpo, via Messina Marine e via Lincoln, via Ammiraglio Rizzo e via Autonomia Siciliana ma anche via Libertà, diventata una metafora del paradosso con i ciclisti costretti a zigzagare fra edicole, aiuole, alberi e panchine e a volte perfino multati. Le piste saranno rese più riconoscibili con uno speciale asfalto rosso, segnaletica orizzontale e verticale e spartitraffico. Lo stesso varrà per quelle nuove, alcune delle quali potrebbero essere in sede rialzata per scoraggiare la sosta abusiva delle auto. Sarà consentito inoltre il transito delle bici lungo le corsie preferenziali degli autobus, sulla scorta di quanto sperimentato in corso Vittorio Emanuele.
Le tappe successive prevedono la realizzazione delle nuove piste entro un anno, entro due anni o dopo più di due anni in base agli ostacoli tecnici e pratici da superare e alla consistenza dei lavori da eseguire, il cui dettaglio sarà riportato nella delibera che l’assessore comunale alla Mobilità, Giusto Catania, intende portare in giunta entro marzo. Gli itinerari sono 19, più un ventesimo specifico per la Favorita: da Porta Nuova al porto passando per via Amari; da via dei Nebrodi alla Stazione Notarbartolo; da piazza Bolivar allo stadio per poi andare in direzione Sciuti, Notarbartolo, Libertà; via Guglielmo Tell-piazza Bolivar; da via Venere a piazza Vittorio Veneto; da via Martin Luther King a Notarbartolo attraverso via Crispi; da via padre Messina a via Galletti; da piazza Valdesi a via Ammiraglio Rizzo; da viale Lazio a via Galileo Galilei e poi via Imperatore Federico; da piazza Vittorio Veneto a piazza Castelnuovo; da piazza don Bosco a via Marchese di Villabianca e piazza Sturzo; da piazza Micca a corso Calatafimi; dallo svincolo Brasa a Oreto-Bonagia; da via Ernesto Basile a piazza Castelnuovo; da via Oreto al Ponte Ammiraglio per poi andare a San Giovanni dei Lebbrosi e via Archirafi.
«Nel giro di un mese il Piano sarà adottato dalla Giunta – afferma Catania -. Ci muoveremo su più livelli: la pianificazione, la realizzazione delle infrastrutture e la sensibilizzazione dei cittadini per promuovere una cultura della ciclabilità. Il piano prevede un cronoprogramma di realizzazione delle piste che formeranno una rete articolata e riconoscibile per favorire la mobilità sostenibile». «La nuova pianificazione urbanistica della città comprenderà il piano della mobilità dolce – sottolinea l’assessore all’Urbanistica, Giuseppe Gini – e contribuirà ad una trasformazione generalizzata di Palermo, attraverso un’integrazione con il Piano del verde».
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