Duplice omicidio a Palagonia, processo rinviato «Kamara non poteva uscire dal Cara di Mineo»

Un difetto nella notifica delle richieste di costituzione di parte civile e l’udienza slitta al 30 giugno. Doveva cominciare questa mattina il processo a Mamadou Kamara, il 19enne ivoriano accusato di avere ucciso, il 30 agosto del 2015, il 68enne Vincenzo Solano e la 70enne Mercedes Ibanez, moglie di quest’ultimo. Un fatto di sangue che ha sconvolto la comunità di Palagonia, il Comune calatino in cui i due anziani vivevano in una villetta monofamiliare. Che è anche il luogo in cui sono stati uccisi: secondo la ricostruzione della procura, il giovane extracomunitario – ospite al Cara di Mineo dopo essere arrivato in Sicilia l’8 giugno 2015, a bordo di un barcone – ha prima picchiato e assassinato l’uomo, per poi violentare la donna e ucciderla poco dopo, gettandone il corpo dal balcone. Tutto per portare a compimento una rapina.

Le indagini sono state eseguite dalla procura di Caltagirone, ma la competenza per i casi di omicidio spetta alla corte d’Assise di Catania. E saranno i giudici etnei a pronunciarsi sulla richiesta dell’avvocato delle parti civili, Francesco Manduca, di citare in giudizio – come responsabile civile – anche il ministero dell’Interno. «Le immagini dei sistemi di videosorveglianza sono chiarissime – dice il legale a MeridioNews – Kamara esce dal Cara di notte, senza che nessuno gli chieda niente, e rientra solo all’alba, ancora una volta senza che gli si facciano domande». Cosa che «non potrebbe avvenire, considerando che il permesso per le uscite notturne dalla struttura dovrebbe essere accordato da qualcuno». Secondo Manduca, la colpa del Viminale starebbe nel mancato controllo delle attività dei migranti. «Se qualcuno avesse controllato o impedito quell’uscita senza motivo, il signor Solano e la signora Ibanez sarebbero ancora vivi».

«Non c’entra niente il colore della pelle – precisa il legale – In questa storia la sola questione che si pone è quella della certezza che il responsabile del duplice omicidio di una coppia di pensionati venga punito per quello che ha fatto». A carico di Mamadou Kamara ci sono le accuse di omicidio, rapina e violenza sessuale. Ad aggravare la sua posizione c’è anche il fatto che, secondo la procura calatina, ha agito con efferatezza su persone inermi. «Stavano dormendo – precisa l’avvocato – Non hanno potuto reagire all’orrore e questo è evidente anche dalle prove». Dalle indagini, però, non sarebbe emerso il motivo per il quale l’obiettivo dell’assassino fosse proprio quella coppia. «L’unico elemento che collega i signori a Kamara – racconta Francesco Manduca – è il fatto che la loro abitazione si trovasse a pochi metri di distanza da un supermercato in cui il 19enne chiedeva spesso qualche moneta di elemosina». Resta da chiarire, però, la possibile presenza di un complice all’interno del Centro di accoglienza per richiedenti asilo nella vicina Mineo.

A costituirsi parte civile nel procedimento sono le due figlie della coppia, Rosa e Manuela, assieme ai mariti e ai nipoti rimasti senza nonni materni. L’elenco delle testimonianze che hanno richiesto di sentire è lungo, ma su quelle l’avvocato preferisce mantenere il massimo riserbo. Almeno finché i giudici catanesi non avranno deciso chi sentire. «Ci tengo a precisare, però, che la procura di Caltagirone ha fatto un lavoro molto completo», prosegue Manduca. L’esito delle indagini degli investigatori è raccolto in diversi faldoni. Che contengono, oltre ai filmati delle telecamere di sorveglianza che si trovavano nei pressi del luogo del delitto e del Cara, anche i risultati degli esami della scientifica: dalle impronte digitali rinvenute sulla scena del crimine alle tracce biologiche trovate sulla donna. «Le carte sono molto dettagliate – conclude l’avvocato delle signore Solano – Purtroppo. Perché le figlie delle vittime le hanno lette e sono atroci».

Luisa Santangelo

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