«È andata bene. Ho risposto a tutte le domande del gip». Si è concluso l’interrogatorio di garanzia di Pino Maniaci, direttore di Telejato indagato per estorsione, davanti al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Palermo Fernando Sestito. Lo stesso che nei giorni scorsi ha emesso il provvedimento cautelare di divieto di dimora nelle province di Trapani e Palermo per il giornalista di Partinico. Maniaci, noto per le sue inchieste antimafia, è accusato di avere estorto denaro ai sindaci di Partinico e Borgetto per aiutare un’amica, presunta amante, minacciando una campagna di stampa contro gli amministratori. Il direttore oggi è entrato in aula accompagnato dai suoi legali Antonio Ingroia e Bartolomeo Parrino. Presenti il procuratore aggiunto Vittorio Teresi e il pm Amelia Luise. L’interrogatorio è durato circa due ore e adesso sta per cominciare la conferenza stampa del giornalista e dei suoi legali. Gli avvocati hanno chiesto la revoca del divieto di dimora e proposto il divieto di incontro con le persone offese: «Depositeremo nei prossimi giorni un’istanza di revoca. Dimostreremo l’innocenza di Maniaci con le prove che i carabinieri avrebbero potuto fare la fatica di cercare andando a Telejato». Come gli archivi della tv che i legali hanno messo a disposizione del giudice: «Tre anni di tg, cioè il mandato del sindaco De Luca, dove non c’è un solo servizio di leccamento».
«Sono incazzato ma sereno», sono le prime parole di Maniaci ai colleghi. Gli stessi che in questi giorni non stanno lesinando attacchi dalle pagine di tutti i principali giornali locali. Voci che si mischiano a quelle dei cittadini delusi e di chi invece ipotizza un complotto per evitare che il cronista continui il suo lavoro. «Siamo partiti da un processo con accuse gravissime nei confronti di un giornalista famoso per il suo impegno – commenta l’avvocato Bartolo Parrino – Ma il processo per estorsione si sta trasformando in un processo sulla vita e sul gossip che riguardano Pino Maniaci». Un bavaglio è la definizione data anche dall’altro legale, Antonio Ingroia: «Pino Maniaci è stato crocifisso e costretto al silenzio». «Siamo stremati per il trattamento mediatico che ha subito – continua il legale – Davanti al gip abbiamo risposto a tutte le domande: non c’è stata nessuna estorsione e abbiamo precisato i rapporti con i sindaci De Luca e Lo Biundo».
Il riferimento al lavoro del direttore di Telejato va subito dritto all’ultimo caso noto di cui si è occupato: quello della magistrata di Palermo Silvana Saguto. «Una procura non può chiedere una misura cautelare di questo tipo nei confronti di un soggetto con trent’anni di esperienza, mentre per magistrati e avvocati indagati per milioni di euro non viene fatto niente». «Loro passeggiano e io faccio parte di un’operazione antimafia che distrugge la mia immagine e la storia di Telejato». I legali di Maniaci annunciano denunce «sulla gestione di questa indagine mediatica». E, nello specifico, per il video diffuso alla stampa il giorno stesso della notizia dell’iscrizione del giornalista nel registro degli indagati. «Il corpo del reato è un video montato dai carabinieri e distribuito con intercettazioni che non fanno parte dell’ordinanza cautelare perché sono penalmente irrilevanti – spiegano gli avvocati – In nessuna intercettazione c’è prova di minaccia da parte di Pino Maniaci, né di una richiesta di ammorbidimento della linea editoriale». E i soldi presi dal sindaco di Borgetto? «È il pagamento di una pubblicità che la moglie fa su Telejato».
«La storia di Telejato non è solo la mia, perché io da solo non posso fare niente – commenta il cronista – È la storia di decine di ragazzi…». «Ma molti non ci credono più», fa notare un giornalista. La risposta di Maniaci arriva pronta: «Questo lo vedremo». E il suo pensiero va a quanti in questo momento di silenzio da parte sua mandano avanti la programmazione televisiva. Un passaggio viene dedicato anche alla donna co-protagonista delle intercettazioni. «È una signora che lavorava già per il Comune con il servizio civile e ha una bambina che deve portare ogni giorno a Palermo per fare fisioterapia, da sola, perché ha un marito con problemi di droga – racconta Maniaci -. Mi ha chiesto di parlare con il sindaco per avere i dieci euro al giorno per portare la bambina a Palermo e io ho chiesto al sindaco un contributo personale. Ho detto «gli vado a fottere 50 euro»? Io parlo così e voi dovreste saperlo». Il resto delle intercettazioni, quelle non rilevanti a livello penale ma morale, vengono liquidate come gossip, senza altre risposte.
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