Due obelischi, l’affaire parcheggio dal 1989 a oggi Terreni indicati dalla prima giunta di Enzo Bianco

Sarebbe scaduto il 30 giugno il termine imposto dai legali della signora Maria Antonietta Zeno, ex moglie del sindaco Enzo Bianco, per l’approvazione in Consiglio comunale del debito fuori bilancio maturato in seguito all’espropriazione dei terreni di proprietà sua, di altre quattro persone e di una famiglia. Si tratta dei lotti destinati a parcheggio in prossimità della zona dei Due obelischi, per i quali l’amministrazione avrebbe dovuto pagare una cifra che in origine aveva raggiunto i dieci milioni di euro complessivi. Di questi, grazie a una prima mediazione, il credito di Nanni Zeno era stato portato a quasi cinque milioni: un numero che proprio in queste ore è al centro di un’ulteriore revisione tra l’avvocatura comunale e i legali dello studio D’Alessandro, rappresentanti della signora Zeno. «In ragione della riformulazione del piano di rientro siamo in una fase di interlocuzione con le parti – dichiara a MeridioNews Giuseppe Girlando, assessore al Bilancio -. Finito questo passaggio si capirà quando reinserire anche questo singolo capitolo nel nuovo riequilibrio». 

Il parcheggio Due obelischi, tornato in auge alla fine del 2015 per via del debito di Palazzo degli elefanti, ha una storia che torna indietro di 27 anni. E che precede anche l’amministrazione guidata da Umberto Scapagnini. Era stato l’ex medico personale di Silvio Berlusconi ad approvarne la costruzione. Sulla base, però, di un documento precedente. Ad aver preparato il terreno per le mosse amministrative successive è stata proprio la prima amministrazione guidata dall’avvocato Bianco. Che ha predisposto la realizzazione di sette nuovi parcheggi scambiatori.

All’interno del testo, approvato il 28 giugno 1989, la giunta elenca in ordine di priorità le aree per la realizzazione delle opere. Ai primi due posti si trovano un lotto «Barriera del bosco» – tra via Salvador Allende, la provinciale per Sant’Agata Li Battiati e via Francesco Lo Jacono -, e un secondo sempre a «Barriera del bosco» che comprende anche l’allora nuova piazza di largo Barriera. Prima degli altri si dovrà operare dunque su questi due terreni. Un provvedimento reso necessario da una legge nazionale (la cosiddetta Tognoli), poi abrogata, che disciplinava la materia delle aree di sosta pubbliche. Imponendo alle amministrazioni comunali di dotarsi di quello che viene definito un «piano dei parcheggi» che privilegi quelli «finalizzati all’interscambio con i sistemi di trasporto collettivo». 

Passati dieci anni, nel 1999, Bianco è a Roma come ministro dell’Interno e a Catania si ripropone lo stesso documento. A vararlo, nel 2000, è il commissario straordinario Vittorio Piraneo. Giunti infine agli anni della sindacatura di Umberto Scapagnini gli espropri che vengono ordinati dal Consiglio comunale fanno riferimento alle carte di Piraneo che, a loro volta, si basano sulle indicazioni deliberate all’unanimità dalla giunta della prima esperienza di Bianco. Ad aggiungersi, negli anni di Scapagnini, sono i parcheggi sotterranei

È in questo periodo che il credito della signora Zeno sale. E scaturisce proprio dal contenzioso civile con l’amministrazione comunale. Quando la Corte costituzionale si esprime contro una parte della legge sugli espropri, il valore del terreno – già passato nelle mani di Palazzo degli elefanti e occupato – viene rivisto verso l’alto direttamente dal tribunale. Portando il dovuto all’ammontare milionario attuale, al quale si sono sommati anche gli interessi maturati con il passare degli anni. Soldi che dovrebbero essere rinegoziati ma che pesano comunque sulle casse dei cittadini.

Mattia S. Gangi

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