Oltre all’esercizio provvisorio, Sala d’Ercole ha approvato ieri sera il disegno di legge che dovrebbe consentire ai Comuni siciliani in dissesto e pre-dissesto finanziario di prorogare i contratti ai lavoratori precari. Si tratta di una norma che va in deroga a una legge nazionale. Ma siccome il commissario dello Stato non si pronuncia più sulla costituzionalità delle leggi approvate dall’Ars, ormai tutto fa brodo. Anche perché, a quanto si sussurra, ci dovrebbe essere un accordo, sottobanco, tra Roma e la Sicilia per far passare questa legge (per la cronaca, con l’eliminazione del commissario dello Stato spetta al Governo nazionale verificare la costituzionalità delle leggi della Regione siciliana).
La legge approvata da Sala d’Ercole è anche irragionevole: infatti, se un Comune e in dissesto o pre-dissesto finanziario con quali soldi dovrebbe contrattualizzare il personale precario? Questi sono i misteri della politica siciliana. A Roma la questione interessa poco. Non è il governo nazionale che dovrà pagare lo stipendio a questo personale (nei Comuni siciliani operano circa 24mila precari). I soldi dovranno essere trovati dalla Regione e dai Comuni. Come e dove? Non si capisce.
L’aula ha iniziato a esaminare anche il disegno di legge sulla riforma delle Camere di Commercio. Diritti camerali, personale e accorpamenti delle stesse Camere: questi i temi della riforma. Argomento spinoso e complesso. Tant’è vero che il dibattito è stato rinviato alla prossima settimana.
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