Mafia, asse della droga tra Campania e Sicilia: 24 arresti In manette parenti dei boss di Porta Nuova e della Kalsa

La mano della mafia su un asse tra Sicilia e Campania per il commercio della droga nelle piazze più importanti. Sono 24 le persone arrestate tra il capoluogo siciliano e Napoli, 16 dei quali poste ai domiciliari, mentre si cercano altri due uomini per cui è stato emesso un ordine di custodia, ma che sono risultati impossibili da rintracciare. Cocaina, eroina, hashish e marijuana, la joint venture tra le due cellule criminali puntava ad accaparrarsi una grossa fetta del mercato degli stupefacenti, non solo a Palermo, ma in tutta la Sicilia Occidentale: da Mazara del Vallo a Marsala ad Alcamo e Castellammare del Golfo, nel Trapanese e nel territorio di Palma di Montechiaro, in provincia di Agrigento. Un centinaio gli uomini della squadra mobile di Palermo impegnati nell’operazione denominata Tiro mancino. Coinvolti anche gli investigatori della sezione antidroga, coadiuvati dalle unità cinofile,e con la stretta collaborazione delle questure di Agrigento, Messina, Trapani e Vicenza. Stanno eseguendo, contestualmente agli arresti, numerose perquisizioni, a Palermo e in altre località. «Le indagini sono iniziate – dice Rodolfo Ruperti, capo della squadra mobile palermitana – Abbiamo fatto sequestri fino all’anno scorso. Possiamo dire di avere smantellato uno dei canali più importanti nello smercio della cocaina dalla Campania. Le indagini proseguiranno sulla strada aperta da questa operazione».

Sono due i sodalizi disarticolati dall’operazione della polizia. Il primo, quello dedito all’importazione della droga da Napoli, aveva come fine quello di rifornire le piazze dello spaccio locale, fornendo gli stupefacenti a grossi trafficanti, che poi li smerciavano agli intermediari sparsi sul territorio siciliano. A capo dell’organizzazione ci sarebbero stati i palermitani Giovanni Battista Di Giovanni, 45 anni, fratello del capomafia di Porta Nuova, Gregorio Di Giovanni, ‘u reuccio, da tempo in carcere e Antonino Abbate, 33enne, parente di Luigi Abbate, lo storico boss della Kalsa conosciuto come Gino ‘u mitra. I due, secondo quanto emerso dalle indagini, avrebbero fatto affari con i napoletani Mario Mancino, Ferdinando Matuozzo e Ciro Spasiano, che avrebbero anche tentato di aprire un altro asse con Palermo per il commercio della droga, attraverso esponenti della famiglia mafiosa della Guadagna. Un ulteriore canale subito scoperto dagli investigatori, che avevano già arrestato due donne provenienti da Napoli con un carico di 3,7 chili di cocaina e 500 grammi di eroina. In una abitazione riconducibile ad Abbate, durante la perquisizione, sono stati trovati un chilo e mezzo di cocaina e una pistola giocattolo modificata per sparare e 57 cartucce. «Parlare di mafia e traffico di stupefacenti è sostanzialmente la stessa cosa – proseguono gli investigatori – I soldi della droga vengono poi riciclati e investiti in altre attività criminali. I cardini di questa operazione, inoltre, sono soggetti inseriti in Cosa nostra».

A capo dell’altro sodalizio coinvolto nell’operazione antidroga ci sarebbe stato Francesco Antonino Fumuso, di 49 anni, già ai domiciliari per reati di mafia. Da lui sarebbero partiti gli approvvigionamenti per i mercati della droga di Villabate e Misilmeri. Un’organizzazione già colpita da un grosso sequestro da parte della polizia nel luglio del 2013, quando è stato intercettato un carico da 13 chilogrammi di hashish proveniente dalla Romagna. Fumuso è stato colpito anche da un ordine di sequestro da parte della Dda di Palermo, che ha messo i sigilli a beni per il valore di un milione di euro, tra cui una villa al confine tra Palermo e Misilmeri. Nell’operazione Tiro mancino sono stati sequestrati complessivamente 13 chilogrammi di cocaina, 700 grammi di eroina, 425 chili di hashish e uno di marijuana.

Silvia Buffa

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