La preoccupazione per il tentativo di abolizione della doppia preferenza di genere arriva fino a Maria Elena Boschi. Uno scambio di sms, tra la ministra e la capogruppo dei democratici all’Ars, Alice Anselmo, rischia di far scoppiare l’ennesimo caso in Sicilia, con annesso scontro con Roma.
Dopo il pomeriggio di ieri all’insegna delle polemiche, i lavori d’Aula sono stati rinviati a questa mattina. A chiedere l’abolizione della doppia preferenza alternata tra uomo e donna, oltre all’emendamento del deputato Udc, Gaetano Cani, un secondo emendamento a firma dell’ex deputato democratico – oggi Forza Italia – Francesco Rinaldi. Così la capogruppo del Pd ha ritenuto opportuno allertare la ministra del governo Renzi sui rischi della nuova seduta della commissione Affari istituzionali, in corso a Palermo. È lì, infatti, che saranno ridiscussi gli emendamenti presentati in aula e ritenuti ieri inammissibili dalla presidenza perché non esaminati proprio dalla commissione di merito. È per questo motivo che i lavori dell’Ars sull’esame del ddl di riforma elettorale sono stati rinviati ad oggi pomeriggio, in attesa di trovare nuovamente l’accordo tra le forze politiche in commissione.
Il caso rischia di diventare un importante precedente sul piano tecnico: se, infatti, dovesse passare il messaggio che i ddl esitati dalle commissioni possono nuovamente tornare indietro dall’aula per ridiscutere nuovi emendamenti, l’attività legislativa dell’Assemblea regionale rischierebbe di paralizzarsi ulteriormente, in un eterno andirivieni tra Sala d’Ercole e commissioni parlamentari. È proprio per questo motivo che il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, in sede di capigruppo ha accettato «con riserva» il nuovo passaggio del ddl in commissione: questo pomeriggio basterà che a sala d’Ercole un solo deputato sollevi l’irregolarità del ritorno in commissione, per rendere nuovamente nulli gli emendamenti.
Ad essere preoccupate, tutte le componenti rosa del gruppo Pd all’Ars, che in una nota sottolineano come «non possiamo che condividere e sostenere la preoccupazione espressa dai movimenti femminili e dal mondo dell’associazionismo in una lettera appello inviata alle massime istituzioni siciliane per la ventilata cancellazione della doppia preferenza di genere nelle elezioni amministrative siciliane». Un dibattito politico che – a detta delle deputate Alice Anselmo, Marika Cirone, Mariella Maggio, Antonella Milazzo, Concetta Raia e Valeria Sudano – ha assunto toni «paradossali».
«L’eventuale malaugurata approvazione degli emendamenti presentati – spiegano – sarebbe incomprensibile per l’opinione pubblica siciliana che ha accolto positivamente la legge siciliana mostrando di saperla e volerla utilizzare a favore di un’integrazione della rappresentanza femminile negli enti locali. È inaccettabile – concludono – che il parlamento siciliano possa scegliere di negare se stesso negando una propria legge, di andare controtendenza rispetto ad una legislazione nazionale sempre più dichiaratamente paritaria e anche contro le stesse norme dello statuto siciliano che in mondo netto promuovono “l’equilibrio della rappresentanza dei sessi”».
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