Finanziaria, riforma dei rifiuti, tutela del territorio, diritto allo studio. Claudio Fava convoca la stampa a un anno esatto dall’elezione di Nello Musumeci (che ricorreva, in realtà, ieri, ma la conferenza stampa è stata rinviata in segno di rispetto per le vittime di Casteldaccia) e fa il punto sulle promesse disattese a 12 mesi dalla chiusura della campagna elettorale. «Sì – verrebbe da chiedersi – ma oltre la polemica?». E in effetti, oltre la polemica, Fava tende una mano al suo predecessore in commissione Antimafia. «Non gli chiediamo – sottolinea – di venire in Aula ad ammettere che la sua maggioranza si è sfaldata. Il presidente venga in Aula a confrontarsi, che la sua maggioranza non c’è più lo sappiamo già tutti. L’appello, l’invito anche alle forze di opposizione, è affinché ci sia un tessuto condiviso su alcuni punti. Una per tutte, la manovra economica che arriverà tra qualche settimana».
Insomma, quello del presidente della commissione Antimafia è un invito alla collaborazione tra forze politiche differenti, nell’interesse del bene comune. «Non siamo contenti – evidenzia ancora Fava – di celebrare con parole preoccupate questo primo anno». Così ecco la sua proposta, su quattro temi: la manovra economica, il ddl sul diritto allo studio, la riforma dei rifiuti e la tutela del territorio, «perché considero da anni, non da poche ore, la messa in sicurezza del nostro territorio – ha aggiunto – la più grande e urgente opera pubblica da realizzare».
«Non parlerò in questa sede – ha inoltre ammesso Fava – delle cause che hanno determinato la tragedia di Casteldaccia. Ma sia chiaro che nessuno si può considerare esente da colpe, quando parliamo di tutela territorio. Soltanto una cosa voglio aggiungere: che oggi più che mai frasi come abusivismo di necessità o abusivismo di indispensabilità appaiono prive di significato. Se guardiamo a calamità come quelle di ieri, ma non solo, non troveremo alcuna casa di necessità, ma soltanto orrendi abusi».
Tornando invece alle promesse disattese di Musumeci, Fava ha però riconosciuto che «dopo anni di cabaret politico, dopo il carnevale al quale ci aveva abituati Crocetta, bisogna dare atto a Musumeci di aver impresso un cambio di stile a Palazzo d’Orleans, di aver riportato sobrietà nelle istituzioni. Ma questo non basta, perché a un anno esatto dal suo insediamento possiamo dire che fino ad ora il governo regionale ha solo tirato a campare».
Fava parla di «eredità da far tremare i polsi», ma sottolinea come «il governatore abbia l’atteggiamento di quei medici chiamati al capezzale, quando il paziente è ormai terminale per una malattia di certo non è stata determinata dal medico. E però non basta, perché lui è stato eletto dai siciliani per governare. In campagna elettorale ha parlato di una ristrutturazione della Regione in chiave smart, a distanza di un anno parla di burocrati criminali. Sui fondi europei aveva promesso che entro il 2018 avrebbe speso 750 milioni per il Fesr. E la percentuale di spesa Fesr arrivati a novembre è pari allo 0 per cento. Anche sui rifiuti, non è stato prodotto alcun fatto concreto e assistiamo ancora al dominio assoluto dei privati». Insomma, una bocciatura in piena regola. Ma indicando anche una exit strategy. Adesso il governatore dovrà decidere se accettare l’aiuto o continuare, per usare le parole di Fava, «a navigare a vista».
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