«Tutte le tossiche le prendiamo». A chiarire, nelle carte dell’indagine 9×21, quale sarebbe stato il criterio per selezionare le persone a cui far fare il vaccino anti Covid-19 al posto di altre è Salvo Mirabella, l’uomo considerato l’organizzatore dei 17 indagati nell’inchiesta della procura di Catania, un gruppo in parte composto da soggetti già dediti a rapine e commercio illegale di armi da sparo clandestine. Una delle cavie si sarebbe fatta iniettare tre dosi in meno di un mese per fare ottenere ad altri il green pass. In cambio, una cifra tra i 20 e i 30 euro in contanti e qualche dose di droga – cocaina o crack – dal valore di 5 o 10 euro. «Ma la femmina che se lo inietta è sempre la stessa?», chiede a Mirabella il cognato Luigi durante una conversazione in macchina mentre chiacchierano senza sapere di essere intercettati. «No, ci vuole la strada per questo e io ce l’ho: tutte le tossiche le prendiamo», risponde senza fare una piega. «Per 50 euro e un pompino», continua il cognato facendo riferimento al compenso irrisorio. «No, mi schifo. Io neanche nella Panda le faccio salire». Persone, donne straniere e tossicodipendenti, trattate come cavie. Senza che né loro stesse né gli altri pensino mai a eventuali rischi per la salute di chi si fa iniettare dosi di vaccino in più o di chi si rifiuta ma pretende comunque di avere il green pass.
Il meccanismo per aggirare il sistema della certificazione verde era collaudato. I no-vax si sarebbero rivolti agli indagati che, per 350 euro, avrebbero reclutato persone a cui fare inoculare il vaccino al loro posto. Trovata la cavia – spesso individuata secondo i pm da Alberto Longo (tra gli indagati) che era agli arresti domiciliari – si sarebbe passati alla modifica dei documenti o ai travestimenti. Nei casi più estremi, la foto dal documento sarebbe stata staccata per apporre quella della persone che avrebbe ricevuto il vaccino. In situazioni più semplici, complice anche la mascherina che copriva mezzo volto, sarebbe bastata una parrucca. In altri casi, niente travestimenti e nemmeno foto nuove sulla carta d’identità. «Strisciala per terra – è l’istruzione che dà Mirabella a un uomo mentre sono in macchina diretti al drive-in – Gli dobbiamo rovinare la faccia. In caso gli devi dire: “Sono scivolato con il motorino, purtroppo e meno male…“». Uno stratagemma per fare in modo che l’immagine danneggiata renda meno chiara la fisionomia della persona.
Con il documento in mano, Mirabella avrebbe accompagnato le cavie al drive-in di Acireale o all’hub di Sant’Agata Li Battiati. Qui, stando a quanto emerso dalle indagini, ci sarebbe stato un vigilates compiacente (un certo Salvo che non è stato identificato) che Mirabella presentava come «mio cugino. Lui lo sa. Tu devi fare finta che non lo conosci – dice dando istruzioni a una donna che deve sottoporsi al vaccino a nome di un’altra – Entri là normalmente, lui ti chiede il documento e tu glielo dai». La donna non possiede nemmeno un cellulare, tanto che il numero della destinataria del green pass glielo scrive su un foglietto. Quando cominciano le intercettazioni, nel febbraio del 2022, queste attività illecite «ormai sono andate a rallentare», come ammette lo stesso Mirabella. Per gli inquirenti, sarebbero state «abituali» già da tempo.
Tra le cavie c’è chi è più ansioso e fino all’ultimo minuto vuole ripassare nome, cognome, indirizzo, data e luogo di nascita. Difficile che ognuno non sappia i propri tanto quanto per l’uomo memorizzare quelli dell’altro per cui sta andando a fare il vaccino. «Se ti prendono le guardie – suggerisce Mirabella – tu ti svincoli subito, a palla». Una soluzione estrema che, però, non è mai stato necessario mettere in pratica perché «la pagnotta ce la siamo guadagnata anche oggi». C’è anche una donna che si sarebbe prestata a fingersi brasiliana con non poche difficoltà: «La prossima volta – dice a Mirabella che la aspetta fuori dall’hub – no brasiliana, ah. Menomale che un po’ di Brasile lo so perché mi ha guardata in faccia: “Lei è brasiliana?”. E io gli ho detto: “Certo, Brasile, grazies”». A meravigliare pure lo stesso Mirabella però è la spavalderia di una donna che, appena uscita dall’hub dove si è fatta iniettare una dose per fare ottenere un green pass a una no-vax per 30 euro e una dose di droga, dice: «Veramente, per me ogni giorno lo posso fare. Tanto io sono invincibile, imbattibile».
Foto LabParlamento
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