«Con un fiore diciamo sì alla vita. Pino Puglisi come tutti noi è nato due volte, una volta alla vita terrena e una volta alla vita eterna, nello stesso giorno e nello stesso quartiere: il 15 settembre giorno in cui è nato e giorno in cui è morto a Brancaccio. Lui ieri come oggi, manda un messaggio forte di importanza della formazione e dell’educazione alla libertà e ai diritti». Così il sindaco di Palermo Leoluca Orlando che questa mattina ha partecipato, all’interno della cattedrale di Palermo, alla commemorazione di padre Pino Puglisi nel 24mo anniversario dalla sua uccisione. Qui i ragazzi delle scuole palermitane hanno deposto dei fiori sulla tomba del sacerdote.
«Il sogno di Don Pino Puglisi era quello di dare ai bambini di Brancaccio una scuola – ha aggiunto Orlando – e questo ha fatto paura ai mafiosi tanto quanto quanto facessero le armi dei poliziotti e le sentenze dei magistrati. Il ricordo di Pino Puglisi – conclude Orlando – è quindi un riferimento per tutti noi per la promozione dei diritti di tutti e di ciascuno. Don Pino Puglisi era una persona normale ma straordinariamente normale, è per questo che è divenuto martire e beato. I santi e gli eroi sono persone normali ma in maniera straordinaria». Nel pomeriggio il primo cittadino, sempre in Cattedrale, sarà presente alla celebrazione di una messa, presieduta dall’arcivescovo don Corrado Lorefice, mentre alle ore 21 si recherà in piazza Anita Garibaldi, luogo dell’agguato a padre Puglisi, dove si terrà una veglia di preghiera presieduta dal presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Gualtiero Bassetti. Le iniziative per ricordare la figura di padre Pino Puglisi proseguiranno fino al prossimo 21 ottobre.
Di cose importanti, nella sua vita, Don Pino Puglisi ne aveva fatte moltissime: «Lui però, si sentiva solo un prete, impegnato a testimoniare la parola di Cristo in ogni sua azione. Nel quartiere Brancaccio di Palermo lottava quotidianamente per avvicinare i giovani alla legalità e aveva portato speranza e orgoglio in una realtà difficile. Con parole semplici e inequivocabili era diventato un simbolo e, per questo, una spina nel fianco di ‘cosa nostra’. Fu ucciso da due killer che lo attesero sotto casa nel giorno del suo compleanno, il 15 settembre 1993», ha ricordato il presidente del Senato Pietro Grasso.
«Quando li vide, Don Pino sorrise e disse “me lo aspettavo” – ha concluso – Quel sorriso, dolce e forte allo stesso momento, si impresse nell’animo dei due uomini che lo ammazzarono. Fu così che, dopo il loro arresto, decisero di convertirsi e collaborare con la giustizia, rivelando importantissimi dettagli che riaprirono anche le indagini sulla strage di Via D’Amelio: un altro miracolo di quell’uomo di cui non abbiamo dimenticato l’impegno, il lascito e l’esempio».
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