Domani, 1° settembre 2012, in occasione della 7° Giornata del Creato, il MIR promuove un Digiuno per la Discarica di Bellolampo. Alla giornata di riflessione sui valori legati alla tutela dell’ambiente che Nostro Signore Iddio ci ha consegnato integro e che la stupidità umana sta distruggendo, hanno già aderito tante persone.
Per partecipare vedere il links in calce (http://is.gd/digiunobellolampo ).
Tra i partecipanti, i nonviolenti, esponenti ecologisti, del volontariato, attivisti dei meetup, della difesa dei diritti umani, consiglieri comunali di Palermo come Aurelio Scavone.
Il digiuno si svolgerà a Palermo presso la Parrocchia di Nostra Signora della Consolazione in via dei Ca
ntieri 66.
Alle ore 12 vi sarà un momento di preghiera per la Salvaguardia del Creato, secondo le indicazioni della Conferenza Episcopale italiana.
In 60 digiuneremo per:
1. affermare la necessità di conversione a nuovi stili di vita più sostenibili;
2. denunciare i colpevoli roghi che hanno colpito Bellolampo ed assediato la città;
3. porre lattenzione sui limiti della gestione della discarica e delle procedure di tutela della pubblica incolumità;
4. porre lattenzione sui limiti di gestione dei rifiuti da parte delle attuali autorità, sui limiti della raccolta differenziata, sui limiti della logica delle discariche, degli inceneritori, del coincenerimento auspicato dal governo regionale e dalle grandi aziende beneficiarie (il riferimento è a un progetto dissennato, voluto dal Governo Lombardo, che prevede la combustione dei rifiuti nei forni delle cementerie siciliane: una follia che riverserà nell’aria veleni di ogni tipo, a cominciare dalla diossina);
5. impegnarci ad una corretta gestione dei rifiuti, al loro riuso, riduzione, riciclo.
Ricordando che se Bellolampo è piena di rifiuti, lo è anche per colpa di ciascuno.
“Assumiamo questimpegno – scrivono gli organizzatori della manifestazione – in risposta allappello della Conferenza Episcopale Italiana, che, nel documento della 7° Giornata del Creato, denuncia come vi siano aree nelle quali purtroppo la gestione dei rifiuti e delle sostanze nocive sembra avvenire nel più totale spregio della legalità, avvelenando la terra, laria e le falde acquifere e ponendo una grave ipoteca sulla vita di chi oggi vi abita e delle future generazioni.
Il documento che prosegue ricordandoci come annunciare la verità sulluomo e sul creato e denunciare le gravi forme di abuso, si accompagna alla messa in atto di scelte e gesti quali stili di vita intessuti di sobrietà e condivisione, uninformazione corretta e approfondita, leducazione al gusto del bello, limpegno nella raccolta differenziata dei rifiuti, contro gli incendi devastatori e nellapprendistato della custodia del creato, anche come occasioni di nuova occupazione giovanile.
Links:
http://is.gd/digiunofb
http://is.gd/partecipantidigiunobellolampo
http://riconciliazione.wordpress.com/
p. il MIR di Palermo
Francesco Lo Cascio
Locascio.francesco@gmail.com
(Cell. 327 2285755)
Di seguito pubblichiamo il “Messaggio per la 7a Giornata per la salvaguardia del creato (1° settembre 2012)
Educare alla custodia del creato per sanare le ferite della terra
1. La Giornata per la salvaguardia del creato: lode e riconciliazione Celebrare la Giornata per la salvaguardia del creato significa, in primo luogo, rendere grazie al Creatore, al Dio Trino che dona ai suoi figli di vivere su una terra feconda e meravigliosa. (sopra, foto tratta da informarexresistere.fr)
La nostra celebrazione non può, però, dimenticare le ferite di cui soffre la nostra terra, che possono essere guarite solo da coscienze animate dalla giustizia e da mani solidali. Guarire è voce del verbo amare, e chi desidera guarire sente che quel gesto ha in sé una valenza che lo vorrebbe perenne, come perenne e fedele è lAmore che sgorga dal cuore di Dio e si manifesta nella bellezza nel creato, a noi affidato come dono e responsabilità. Con esso, proprio perché gratuitamente donato, è necessario anche riconciliarsi quando ci accorgiamo di averlo violato.
La riconciliazione parte da un cuore che riconosce innanzi tutto le proprie ferite e vuole sanarle, con la grazia del Signore, nella conversione e nel gesto gratuito della confessione sacramentale. Quindi si fa anche riconciliazione con il creato, perché il mondo in cui viviamo porta segni strazianti di peccato e di male causati anche dalle nostre mani, chiamate ora a ricostituire mediante gesti efficaci unalleanza troppe volte infranta.
Questo è lo scopo del messaggio che vi inviamo, carissimi fratelli e sorelle, come Vescovi incaricati di promuovere la pastorale nei contesti sociali e il cammino ecumenico, in un fecondo intreccio che ci vede vicini e ci impegna tutti. Nella condivisione della lode e della responsabilità per la custodia del creato, il mese di settembre sta diventando per tutte le Confessioni cristiane una rinnovata occasione di grazia e di purificazione. Anche di questo rendiamo grazie al Signore.
La nostra riflessione raccoglie le tante sofferenze sperimentate, in questo anno, da numerose comunità, segnate da eventi luttuosi. Pensiamo alle immense ferite inflitte dal terremoto nella Pianura Padana. Mentre riconosciamo la nostra fragilità, cogliamo anche la forza della nostra gente, nel voler ad ogni costo rinascere dalle macerie e ricostruire con nuovi criteri di sicurezza. Pensiamo alle alluvioni che hanno recato lutti e distruzioni a Genova, nelle Cinque Terre, in Lunigiana e in vaste zone del Messinese. Nel pianto di tutti questi fratelli e sorelle sentiamo il lutto della terra, cui la stessa Sacra Scrittura fa riferimento, e che coinvolge tristemente anche gli animali selvatici, gli uccelli del cielo e i pesci del mare (cfr Os 4,3). È significativo, in proposito, che il 9 ottobre sia stato dichiarato dallo Stato italiano Giornata in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dallincuria delluomo.
2. Una storia di guarigione e responsabilità
La guarigione nasce da un cuore che ama, che si fa vicino allaltro per essere insieme liberati nella verità e condividere la vita. È la logica delleducazione alla vita buona del Vangelo che le nostre Chiese stanno percorrendo in questo decennio.
Ce lo ricorda anche la storia biblica di Giuseppe (cfr Gen 37-49), venduto dai fratelli per rivalità e gelosia. La sua vicenda contiene un
concreto itinerario di guarigione da parte di Dio delle ferite, sia quelle
del cuore che quelle della terra. Giuseppe è gettato nel pozzo, gridando la sua innocenza, ma non è ascoltato dai fratelli. A prestare ascolto al suo gemito sarà Dio stesso, che ha cuore di padre. Giuseppe diventerà il viceré dEgitto, attuando una intelligente politica agraria. Nella precarietà della crisi che si abbatte sul paese, resa visibile dalle vacche
magre e dalle spighe vuote, immagini di forte suggestione anche per il momento attuale, la relazione del popolo con la terra sarà sanata proprio grazie alla lungimiranza e alla responsabilità per il bene comune dimostrata da Giuseppe, figura emblematica della Sapienza donata da Dio a Israele.
Egli, inoltre, pensa in termini di riconciliazione e non di vendetta quando si vede davanti i suoi fratelli, che lo hanno tradito e venduto. Se li mette alla prova con severità, è per cogliere lautenticità del legame che li unisce al padre Giacobbe, verificando così la radice di ogni guarigione, interiore ed esteriore. Dopo aver constatato che il padre resta il premuroso e insostituibile punto di riferimento, egli rivela la sua identità, in un pianto liberatorio che diviene accoglienza fraterna e futuro di benessere in una terra e in un cuore riconciliati in saggezza e verità. Giuseppe stesso esce trasformato da questo perdono: egli diviene consapevole dellagire misericordioso di Dio verso gli uomini. Quello di Giuseppe, dunque, è litinerario biblico che proponiamo, perché possa essere di luce e di speranza, durante questo faticoso ma liberante cammino di benedizione.
3. Educare allalleanza tra luomo e la terra A noi, come Chiese in Italia, in sintonia con tante Chiese nel mondo, spetta proprio questo compito: riportare il cuore della nostra gente dentro il cuore stesso di Dio, Padre di tutti, che «fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» (Mt 5,45). Solo se diventerà primaria la coscienza di una universale fraternità, potremo edificare un mondo in cui condividere le risorse della terra e tutelarne le ricchezze. Ciò si accompagna alla comprensione che la creazione ci è donata da Dio, che essa stessa si fa percorso verso Dio e ci fa sperimentare il dialogo tra di noi nella verità, come fratelli che hanno riconosciuto la paternità gratuita di Dio.
Si legge, infatti, nel messaggio scaturito dallultimo Forum Europeo Cattolico-Ortodosso, tenutosi a Lisbona nello scorso giugno: «Non è più possibile dilapidare le risorse del creato, inquinare lambiente in cui viviamo come stiamo facendo. La vocazione delluomo è di essere il custode e non il predatore del creato. Oggi si deve essere consapevoli del debito che abbiamo verso le generazioni future alle quali non dobbiamo trasmettere un ambiente degradato e invivibile» (n. 11).
È nella Bibbia che incontriamo la grande prospettiva dellalleanza tra Dio e la sua creazione, in una reciprocità da riconoscere davanti a luoghi dove la bellezza esteriore si è fatta segno di una bellezza interiore pensiamo, ad esempio, ai tanti siti dove i monaci custodiscono il creato ma anche davanti ai tristi scempi dellambiente naturale, provocati dal peccato degli uomini, evidente soprattutto nelle azioni della criminalità mafiosa.
Tra ecologia del cuore ed ecologia del creato vi è infatti un nesso inscindibile, come ricorda Benedetto XVI nellenciclica Caritas in veritate: «Luomo interpreta e modella lambiente naturale mediante la cultura, la quale a sua volta viene orientata mediante la libertà responsabile, attenta ai dettami della legge morale» (n. 48). Lambiente naturale non è una materia di cui disporre a piacimento, «ma opera mirabile del Creatore, recante in sé una grammatica che indica finalità e criteri per un utilizzo sapiente, non strumentale e arbitrario. Oggi molti danni allo sviluppo provengono proprio da queste concezioni distorte» (ivi), come quelle che riducono la natura a un semplice dato di fatto o, allopposto, la considerano più importante della stessa persona umana.
Ci viene chiesto, perciò, di annunciare queste verità con crescente consapevolezza, perché da esse potrà sgorgare un concreto e fedele impegno di guarigione dellambiente calpestato. Si tratta di un compito che appartiene alla sollecitudine educativa delle comunità cristiane e offre loccasione per catechesi bibliche, momenti di preghiera, attività
di pastorale giovanile, incontri culturali. È una responsabilità che appartiene anche ai docenti, in particolare agli insegnanti di religione: essa potrà essere intensivamente richiamata nel mese di settembre, dedicato in modo speciale al creato e tempo di ripresa della scuola.
Ritessere lalleanza tra luomo e il creato significa anche affrontare con decisione i problemi aperti e i nodi particolarmente delicati, che mostrano quanto ampie e complesse siano le questioni legate allintreccio tra realtà ambientale e comunità umana. Accanto allannuncio, infatti, è necessaria anche la denuncia di ciò che viola per avidità la sacralità della vita e il dono della terra. Proprio in questi mesi è venuta allattenzione dei media la questione delleternit a Casale Monferrato, con i gravi impatti sulla salute di tanti uomini e donne, che continueranno a
manifestarsi ancora per parecchi anni. Un caso emblematico, che evidenzia lo stretto rapporto che intercorre tra lavoro, qualità ambientale e salute degli esseri umani. Lattenzione vigilante per tale drammatica
situazione e per i suoi sviluppi deve accompagnarsi alla chiara percezione che lamianto è solo uno dei fattori inquinanti presenti sul territorio.
Vi sono anzi aree nelle quali purtroppo la gestione dei rifiuti e delle sostanze nocive sembra avvenire nel più totale spregio della legalità, avvelenando la terra, laria e le falde acquifere e ponendo una grave ipoteca sulla vita di chi oggi vi abita e delle future generazioni.
Mentre esprimiamo una volta di più quella solidarietà partecipe che si è già manifestata in numerosi gesti di condivisione, desideriamo proporre una riflessione tesa a cogliere in tali accadimenti alcuni elementi che la stessa forza dellemergenza rischia di lasciare sullo sfondo, impedendo di percepirne tutta la rilevanza. Occorre invece saper leggere i segni dei tempi, scoprendo nella luce della fede quegli inviti a riorientare responsabilmente il nostro cammino che essi portano in sé.
Annunciare la verità sulluomo e sul creato e denunciare le gravi forme di abuso si accompagna alla messa in atto di scelte e gesti quali stili di vita intessuti di sobrietà e condivisione, uninformazione corretta e approfondita, leducazione al gusto del bello, limpegno nella raccolta differenziata dei rifiuti, contro gli incendi devastatori e nellapprendistato della custodia del creato, anche come occasioni di nuova occupazione giovanile.
4. Per una Chiesa custode della terra
Vivere il territorio come un bene comune è unesigenza di vasta portata, che richiama anche le comunità ecclesiali a una presenza vigilante. Il territorio, infatti, è davvero tale quando abitato da un soggetto comunitario che se ne prenda realmente cura e la presenza capillare del tessuto ecclesiale deve esprimere anche un impegno in tal senso.
Abbiamo bisogno di una pastorale che ci faccia recuperare il senso del noi nella sua relazione alla terra, in una saggia azione educativa, secondo le prospettive degli Orientamenti pastorali Educare alla vita buona del Vangelo. Prendersi cura del territorio, del resto, significa anche permettere che esso continui a produrre il pane e il vino per nutrire
ogni uomo e che ogni domenica offriamo come frutti della terra e del nostro lavoro a Dio, Padre e Creatore, perché diventino per noi il Corpo e il Sangue del Suo amatissimo Figlio.
Per questo invitiamo con forza a tornare a riflettere sul nostro legame con la terra e, in particolare, sul rapporto che le comunità umane intrattengono col territorio in cui sono radicate. Si tratta di una realtà complessa e ricca di significati, che spesso rimanda a storie di relazioni e di crescita comune, in cui la città degli uomini e delle donne
rivela il suo profondo inserimento in un luogo e in un ambiente. Il territorio è sempre una realtà naturale, con una dimensione biologica ed ecologica, ma è anche inscindibilmente cultura, bellezza, radicamento comunitario, incontro di volti: una densa realtà antropologica, in cui prende corpo anche il vissuto di fede.
I santi ci insegnano con chiarezza la strada da seguire, come san Bernardino da Siena, che mentre poneva al vertice della sua opera pastorale il nome di Gesù, davanti al quale tutti i ginocchi si piegano in adorazione, si adoperava per rafforzare i Monti di pietà e i Monti frumentari, segni di una rinascita che dà al denaro il giusto valore, diventando anche precursore di quella economia di fiducia che sola può guarire le ferite della nostra crisi, causata da avidità e insipienza Le stesse mani delluomo, sostenute e guidate dalla forza dello Spirito, potranno così guarire e risanare, in piena riconciliazione, il creato ferito, a noi affidato dalle mani paterne di Dio, guardando con responsabilità educativa alle generazioni future, verso cui siamo debitori di parole di verità e opere di pace.
Roma, 24 giugno 2012
Solennità della Natività di San Giovanni Battista
LA COMMISSIONE EPISCOPALE LA COMMISSIONE EPISCOPALE
PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO, PER LECUMENISMO E IL DIALOGO
LA GIUSTIZIA E LA PACE
Commento a cura di Stefania Arcara, docente di Gender studies a UniCt e fondatrice del…
«Ogni giorno vediamo qualcuno, sì, devo dire che qualcuno si vede, ma non so di…
Gli agenti del commissariato di polizia di Librino hanno passato al setaccio i garage di…
I vigili del fuoco del distaccamento di Randazzo del comando provinciale di Catania sono intervenuti…
Agguato a colpi di casco contro un minorenne a Sciacca: l'aggressione è avvenuta nella zona…
Furto con spaccata nel bar delle Magnolie a Palermo. Il colpo nell'omonima via è stato messo…