Dl sicurezza, gli effetti sulla pelle dei migranti «Chi mi farà un contratto se il permesso scade?»

«Finora ho lavorato, ho trovato qualcosa, da un po’ cerco una casa mia. Ma intanto tra un mese mi scade il permesso di soggiorno e la questura per rinnovarlo mi chiede un contratto di lavoro…chi me lo farà a queste condizioni? È già difficile per chiunque trovare un lavoro che non sia in nero». È tanta l’amarezza nelle parole del 18enne gambiano Amadou, arrivato a Palermo ormai due anni fa dalla Libia, che ha lasciato a bordo di un barcone alla volta del Mediterraneo, solo dopo una detenzione da incubo nei mezra. Torture, sevizie e umiliazioni gli hanno permesso tuttavia di affrontare con determinazione e il sorriso in faccia ostacoli, lungaggini burocratiche e – in alcuni casi – intolleranza e razzismo lungo il suo percorso di rinascita. Ma la paura, anche se di tipo ben diverso rispetto a quella provata anni fa, torna adesso a riaffacciarsi sul suo giovane viso a causa delle conseguenze cui potrebbe andare incontro con l’attuazione del decreto sicurezza, diventato legge appena un mese fa e temporaneamente sospeso a Palermo dal sindaco Leoluca Orlando, che ne chiede la revisione di alcuni punti.

«Conosco molti ragazzi senza permesso di soggiorno ancora e senza documenti, praticamente non hanno niente. Io anzi qualcosa ho ottenuto, ma molti amici no, e se non stanno bene loro non sto bene neppure io – osserva Amadou -. Non possiamo stare senza documenti qua come altrove, perché senza non possiamo fare praticamente nulla, siamo dei fantasmi. Per noi sono importanti per cercare soprattutto un lavoro legale, giusto, con un contratto, senza paura. Il lavoro fatto in nero non serve a niente, non serve a noi e nemmeno alla città in cui ci viviamo». Il suo unico pensiero, al momento, è riuscire a mettere insieme tutti i documenti e le pratiche necessarie, ancora una volta. «Per avere quello che ho adesso ci sono voluti due anni e tre mesi – spiega -. Ma intanto il mio permesso di soggiorno scade il mese prossimo, senza una busta paga non posso rinnovarlo, in questo momento sono un po’ in difficoltà, non so come posso fare. Il ministro Salvini ha cambiato tutti i regolamenti, ma non è difficile solo per noi, per tutti, chi oggi riesce a trovare un lavoro con contratto?». In fatto di migranti, il decreto sicurezza interviene anche sulla questione della protezione umanitaria: mentre in precedenza, in caso di situazioni di emergenza umanitaria, era possibile concedere un permesso di soggiorno ai cittadini stranieri che ne fanno richiesta, in futuro si dovrà andare incontro a un «procedimento immediato innanzi alla Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale».

Un aspetto che rischia di compromettere anche la posizione del 24enne egiziano Abdu, che fino a due giorni fa era tra le centinaia di persone riunitesi a piazza Pretoria per manifestare solidarietà e vicinanza a Orlando per la sua posizione contro il decreto Salvini. «Siamo esseri umani e dobbiamo avere la possibilità di vivere e crescere dove vogliamo, la terra è di tutti – commenta il ragazzo -. Io sono nato in Egitto ma lì non potevo più vivere, dovevo andare via, lasciare tutto, sono a Palermo dal 2011. Qui ho una vita mia, che è bellissima e vorrei rimanesse tale. Ho studiato e ho un lavoro che mi può salvare, con un regolare contratto». Non dovrebbe rischiare niente con il nuovo decreto, ma «di recente sono stato all’ufficio anagrafe per chiedere la residenza e mi hanno detto che non possono rilasciarmela perché il mio permesso di soggiorno è per motivi umanitari, ma che significa? – ha domandato interdetto -. Non vale forse? Ha meno importanza? Io qui vivo e lavoro a tempo indeterminato, pago le tasse. Credo sia assurdo, l’ufficio anagrafe è per caso d’accordo con Salvini?». Anche se, a detta del sindaco Orlando, i funzionari dell’ufficio anagrafe hanno accolto con serietà e professionalità la sua decisione di sospendere momentaneamente l’attuazione del corpus di nuove norme, ribattezzate da lui decreto insicurezza, che negano la possibilità di concedere la residenza a chi ha un permesso di soggiorno.

«Ci sono ragazzi messi anche molto peggio di me, ne sono consapevole – dice ancora Abdu -, persone, giovani, ragazzini anche che rischiano molto di più. Noi non siamo qua per rubare il posto degli altri, non vogliamo togliere niente a nessuno, siamo costretti ad andare via dai nostri Paesi, ma qui vogliamo vivere e lavorare regolarmente, è giusto darcene la possibilità». Possibilità che potrebbe presto sgretolarsi in un nulla di fatto anche per il giovane universitario Yacoub, anche lui a Palermo da anni e con il sogno di un futuro qui, nella città in cui ha scelto da tempo di ricominciare. «Io per il momento non rischio nulla perché ho un permesso di soggiorno per lo studio. Finito il mio percorso di studi, dovrei cercare un’occupazione per forza perché non posso vivere in Italia senza una motivazione. Un lavoro e chiaramente un contratto. Io vivo a Palermo ormai da quattro anni – racconta -. Penso che questo decreto rischi soprattutto di emarginare i soggetti che hanno più bisogno. È una legge anticostituzionale attraverso la quale stiamo tornando indietro. Può solo aumentare gli irregolare in Italia che non possono essere né rimandati indietro né riqualificati nel sociale, a cosa serve quindi? A cosa punta? Sta cercando di creare dei fantasmi? I giovani sono la chiave per non rovinare questo bellissimo Paese, a loro dico di svegliarsi proprio come ha fatto il primo cittadino di Palermo, e di seguire il suo esempio».

Silvia Buffa

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