Discarica di Motta, parla il sindaco Carrà «Sono felice della chiusura dell’impianto»

«Sono felice che la discarica sia chiusa, così questa storia finisce». Anastasio Carrà, sindaco di Motta Sant’Anastasia, ha il tono di chi si è tolto un enorme peso dal cuore. Un macigno da due milioni e mezzo di metri cubi, la capienza dell’impianto di contrada Valanghe d’inverno al quale martedì la Regione ha revocato l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia). La struttura, di proprietà della Oikos spa, è tra quelle coinvolte nell’inchiesta Terra mia che venerdì scorso ha portato all’arresto di un funzionario regionale e quattro imprenditori. «Sulla scorta di quello che è emerso dalle indagini sono felice che sia stata chiusa», ripete il primo cittadino mottese. «La discarica l’ho trovata. Così come non la volevo prima, sono contento che adesso sia intervenuto l’organo competente con l’ausilio della magistratura a chiuderla».

Il nome di Carrà è al centro delle polemiche da più di una settimana, da quando alla conferenza dei servizi chiamata a rispondere proprio sull’impianto di Motta – un incontro precedente agli arresti – il suo sì all’attività della Oikos ha scatenato numerose reazioni. Su tutte quelle del collega di Misterbianco, Nino Di Guardo. «Sono sindaco da 45 giorni – sottolinea – Prima di andare a esprimere un parere ho chiesto all’ufficio tecnico del Comune, che senza ombra di dubbio mi ha detto che non avrei potuto dire no e sostenere la delocalizzazione, senza alcuna motivazione». Da qui la risposta che tanto ha fatto discutere, fornita in continuità con il parere espresso dalle amministrazioni precedenti. «Io ho sempre dato il mio diniego al rinnovo dell’Aia», ha sostenuto l’ex primo cittadino Angelo Giuffrida. «Mi fa piacere che dalla relazione dei tecnici dell’ex assessore Nicolò Marino emerga che la discarica è lì dal ’98», ribatte Carrà.

Il livello dello scontro con il collega Di Guardo è salito quando il sindaco misterbianchese ha ricostruito il loro faccia a faccia palermitano dal palco del comizio convocato domenica scorsa. «C’è stato un battibecco», conferma Carrà. Una discussione «nata male quando ha affermato che non sono in grado di esprimere un parere neutrale perché i miei figli lavorano alla Oikos». Carrà respinge con veemenza tutte le accuse e specifica che «solo uno dei miei figli lavora lì, da oltre cinque anni». Ma a insinuare un dubbio sulla parzialità dell’amministratore mottese è stato anche il presidente della commissione regionale Antimafia Nello Musumeci. «Dopo aver saputo delle dichiarazioni dell’onorevole Musumeci ho chiesto io di essere sentito dalla commissione», spiega. «Voglio andare a chiarire, verrò sentito lunedì mattina».

Quanto accade nella valle dei Sieli «è stato un tormento da sempre per tutti i miei concittadini – sospira Carrà – La Regione era l’unico organo che avrebbe potuto esprimersi e sono felice che lo abbia fatto». Il sindaco ripercorre le ultime e intense settimane, a partire dagli scampoli della campagna elettorale che hanno avuto come tema principale proprio le attività di contrada Valanghe d’inverno. «Ho sempre detto che nessun sindaco al mondo vorrebbe una discarica a due passi dal proprio Comune – sostiene – Ma finora non c’erano analisi che dimostrassero problemi per la salute», racconta il primo cittadino. Che ricorda anche di uno studio effettuato su tutta la provincia di Catania nel quale «si diceva che non c’erano cluster tumorali riconducibili alla discarica».

Superata la questione Valanghe d’inverno, «voglio lavorare per dare una risposta ai cittadini». Sul futuro della raccolta dei rifiuti nel Comune è ancora presto per esprimersi, «attendiamo disposizione dalla Regione». Ed è ancora prematuro capire cosa accadrà all’azienda della famiglia Proto e alle circa venti famiglie mottesi che dipendono dall’indotto Oikos. «Non so cosa potrà succedere». Carrà spera che la questione venga presto archiviata: «La campagna elettorale è finita – conclude – Sostengo col cuore quelli che hanno fatto la lotta attraverso i comitati, ma quelli che sono saliti su questo carro…».

Carmen Valisano

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