I militari del nucleo operativo di polizia ambientale della Guardia costiera hanno apposto i sigilli a una discarica abusiva accanto a Etnaland, il Parco acquatico in territorio di Belpasso. Le indagini sono state avviate lo scorso agosto, coordinate dalla Procura di Catania. All’interno dello spazio venivano incendiati rifiuti che sarebbero stati prodotti dal Parco acquatico. Sono stati sequestrati anche mille metri cubi di rifiuti di rifiuti e le attrezzature e i mezzi utilizzati per il trasporto dei rifiuti.
Durante le verifiche, eseguite insieme al personale dell’Arpa, la Guardia costiera ha notato delle grandi buche contenenti considerevoli quantità di rifiuti. della tutela ambientale, notava nell’area adiacente al parco acquatico delle grandi buche contenenti considerevoli quantità di rifiuti. Dopo l’attività di videosorveglianza le autorità hanno riscontrato che ogni pomeriggio, alcuni dipendenti di Etnaland, dopo aver raccolto i rifiuti del Parco acquatico, li avrebbero trasportati ei terreni di proprietà dell’imprenditore e presidente del Cda di Etnaland Srl, che risulterebbe indagato. Dopo il trasferimento, i rifiuti sarebbero stati selezionati e consegnati in parte alle ditte specializzate, mentre il resto sarebbe stato incendiato e seppellito dentro una buca scavata nel terreno, adesso oggetto di sequestro e prospiciente alla discarica abusiva.
Per i fatti in questione sono stati sottoposti a indagine quattro soggetti. Oltre al presidente del Cda, a finire sotto indagine sarebbero stati anche tre dipendenti. Le accuse vanno dall’attività di gestione di rifiuti non autorizzata, combustione illecita di rifiuti e inquinamento ambientale. Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catania ha convalidato il sequestro preventivo eseguito di iniziativa dal personale della Capitaneria di porto, emettendo proprio decreto di sequestro dell’area, dei rifiuti ivi allocati, dei mezzi e delle attrezzature. Dai primi rilievi tecnici eseguiti si è appurato che tale illecita attività di abbruciamento e intombamento dei rifiuti si è protratta per diverso tempo nel terreno oggetto di sequestro, che per inciso, da visure catastali, risulterebbe di tipo seminativo, cagionando di fatto un danno ambientale che al momento è in fase di quantificazione.
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