«Abbandonato dalle istituzioni».
È così che si sente Giuseppe, padre di Eleonora, diciottenne disabile di Carini che non frequenta la scuola, il liceo scientifico Ugo Mursia, da circa quattro mesi: per mancanza di fondi, infatti, mancano i mezzi adibiti al trasporto di sedie a rotelle e i professori di sostegno, quindi «anche se mia figlia venisse portata a scuola – racconta Giuseppe –, sarebbe abbandonata a se stessa, e questo non è possibile perché Eleonora deve essere guardata costantemente».
Tutto è iniziato dopo le vacanze di Natale, quando i genitori di Eleonora sono stati avvisati che il servizio di trasporto e di sostegno non sarebbe più stato garantito alla ragazza: «da quel momento in poi – continua il padre di Eleonora – non abbiamo avuto più notizie dalle istituzioni». Giuseppe non si è arreso e ha provato a farsi sentire ai piani alti: «Ho parlato con il ministero dell’Istruzione, con il
Presidente della Repubblica, con la Regione ma tutti hanno fatto scarica barile. Il sindaco di Carini (Giovì Monteleone ndr) e la preside della scuola (Giuseppa Di Blasi ndr), si sono invece occupati della vicenda, ma nei limiti dei loro poteri e ciò non è bastato, infatti mia figlia non può ancora tornare a scuola. Io e mia moglie siamo ormai rassegnati».
In questo caos di sgravio di competenze, c’è la possibilità che Eleonora perda l’anno
per somma di assenze: «Se succedesse qualcosa del genere, sarebbe assurdo e ingiusto, anche se ormai non mi stupisce più niente». A causa della sua disabilità, Eleonora riesce a muovere solo la mano destra, «per cui – continua Giuseppe – non ha modo di svagarsi se non guardando la televisione. Questa è la sua giornata tipo».
La famiglia di Eleonora sta aspettando una soluzione, e nell’attesa Giuseppe si affida alla stampa: «Ringraziamo sentitamente i media che si stanno occupando della nostra vicenda. Se non altro, portiamo il nostro disagio all’attenzione di tutti e delle istituzioni sperando che si sbrighino a trovare una soluzione per mia figlia e per tutti coloro che stanno vivendo i nostri stessi problemi. Noi, in quanto genitori, – conclude Giuseppe – che altro possiamo fare?».
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