Dipendenti Wind Jet in piazza Duomo «Vogliamo solo tornare a volare»

Dall’aeroporto di Catania a piazza Duomo. I dipendenti Wind Jet continuano a protestare. Ieri pomeriggio un nutrito gruppo di assistenti di volo e piloti della compagnia aerea etnea si è ritrovato davanti ai portoni del Municipio, mentre ai piani superiori si svolgeva una riunione d’urgenza convocata dal sindaco, Raffaele Stancanelli, con il presidente della Sac, i rappresentanti di Wind Jet, dell’Enac e l’assessore regionale ai Trasporti, Andrea Vecchio, in previsione dell’incontro di domani a Roma con il ministro Corrado Passera.

«Faremo valere le nostre ragioni», ha detto il sindaco. «Come catanesi e come siciliani non possiamo permettere che un patrimonio dell’isola dove lavoravano oltre 300 famiglie possa essere sacrificato. Soprattutto dopo che già altre compagnie sono state salvate dai finanziamenti pubblici – ha sottolineato Stancanelli – Alitalia non può permettersi di cambiare le carte in tavola e vogliamo che vengano rispettati gli accordi iniziali. Andremo a Roma per trovare una soluzione ed evitare il sequestro dei veivoli all’estero».

Intanto, in piazza, i dipendenti della low cost, divisi tra timori e speranze, hanno continuato a chiedere risposte. Sono circa 500, tutti giovani tra i 25 e i 35 anni, catanesi e non solo. Piloti e operatori di volo che nella Wind Jet hanno riposto sogni futuri e progetti di vita. Tutti accomunati dalla voglia di fare questo mestiere in Sicilia, volando da Catania.

Per Alessandro Abate – palermitano di 33 anni, assistente di volo da quattordici anni e responsabile di cabina per Wind Jet da otto – senza la compagnia aerea catanese svanisce ogni possibilità occupazionale sia in Sicilia che in Italia. «Sono sposato e ho tre figli. Uno di quattro anni e mezzo e due gemellini di due anni – racconta – Ho iniziato a fare questo lavoro a diciotto anni. Ho sempre fatto questo e vorrei continuare. Ma l’unica soluzione, ora, sarebbe andare all’estero con tutta la famiglia, perché qui non c’è altro. Le compagnie aeree sono rimaste in poche – continua – e offrono solo contratti stagionali. Qui sarei sempre precario e per quanto ami la mia terra, se chiude anche Wind Jet, dovrò andare via».

Tra i colleghi di Alessandro c’è chi come Claudia – 32 anni originaria di Varese – per fare questo mestiere si è già spostata una volta. «Nove anni fa ho lasciato la compagnia dove lavoravo, la Neos Air, perché ho avuto l’opportunità di lavorare qui. Prima venivo in Sicilia solo per le vacanze, ma il mio sogno è sempre stato trasferirmi. Così sono partita», racconta. «Ieri avrei compiuto il mio nono anno in Wind Jet e stavo progettavo di comprare casa. Adesso dovrò rinunciare – dice – È una tragedia per noi dipendenti, ma se si ferma Wind Jet, si ferma anche la Sicilia. E per noi assistenti di volo l’unica soluzione sarà andare via, all’estero. In Italia il lavoro non basta per tutti», continua. «Se solo ci dessero la possibilità di ricominciare, se ci ridessero i nostri aeroplani, piano piano riprenderemmo a far volare i nostri passeggeri. Quattro anni fa Alitalia è stata salvata, non capisco perché oggi a noi negano l’aiuto. Abbiamo bisogno di una risposta politica e di una soluzione, ora», afferma con decisione.

Un pensiero, questo, che accomuna anche Valentina Menza, 29 anni, assistente di volo da sette. «Studiavo a Napoli e ho lasciato l’università per fare questo lavoro. E non è stato sempre facile. I sacrifici non sono mancati – racconta – Sono stata trasferita un anno a Forlì dove ho vissuto sola prima di tornare a Catania. Fino a poco tempo fa vedevo il mio futuro in Sicilia, credevo in questa compagnia. Ma so bene che se non troveranno una soluzione, dovrò abbandonare la mia famiglia, i miei amici, la mia vita qui. Perché per fare questo lavoro l’unica soluzione è spostarsi. Con la fine della Wind Jet per me si chiude la prospettiva più grande che è il sogno di fare questo lavoro qui, nella mia terra, la stessa terra dove ho avuto la fortuna di iniziare a volare – spiega la giovane – Sono catanese ma anche cittadina d’Italia e del mondo e voglio sentire le autorità che si ammazzano per farci riavere il nostro lavoro».

Non si tratta solo di un’azienda che fallisce, quindi, ma di tanti giovani che perdono qualsiasi punto fermo. C’è chi non sa più come provvedere ai bisogni della famiglia, chi ha lasciato la propria città natale e chi, come Francesco, ha rinunciato ad un altro lavoro fisso per inseguire un sogno professionale. E oggi, senza la Wind Jet, si ritrova orfano di prospettiva. Quarantatré anni, assistente di volo per la low cost etnea da sette, «non riesco a immaginare di fare un altro lavoro», racconta. «Ho scelto questo mestiere per passione. Ero addetto di scalo alla base di Sigonella dove ho lavorato per undici anni. Poi, a 35 anni, mi sono rimesso in discussione e non è stato semplice. Ho lasciato un lavoro a tempo indeterminato per inseguire una passione. Volevo fare l’assistente di volo e ora rivoglio il mio lavoro, quello che ho scelto – afferma risoluto – Non posso pensare di rinunciarci. Essere qua oggi, in piazza, mi sembra una cosa talmente strana. Ancora non riesco a capacitarmi. Vorrei solo tornare a volare».

Federica Motta

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