Differenziata, in un anno la Sicilia ha invertito la rotta Un Comune su tre oltre 40%. E qualcuno riduce la Tari

La differenziata in Sicilia comincia a decollare. La ricognizione messa nero su bianco dall’ufficio speciale della Regione, diretto da Salvo Cocina, racconta di un trend invertito rispetto al recente passato, con la percentuale di rifiuti differenziati che si assesta a livello regionale al 20,7 per cento di media a fine 2016. Appena un anno fa i siciliani che vivevano in Comuni in cui la differenziata era ferma sotto la soglia del 10 per cento erano oltre 3 milioni, il 62 per cento della popolazione residente. A dicembre 2016, i siciliani residenti in Comuni che differenziano poco o nulla, sono scesi al 24 per cento, circa un milione e 200 mila abitanti.

Al contrario, sono 109 (quasi un terzo dei 390 totali) i Comuni che hanno superato la soglia del 40 per cento di differenziata. In questi paesi vive quasi un milione di siciliani (il 19 per cento), secondo i dati raccolti dall’ufficio speciale della regione nell’ultimo mese di dicembre. Lo scorso anno erano solo 300mila (il 6 per cento) i siciliani nella stessa condizione. 

Numeri che raccontano gli sforzi fatti nell’ultimo anno da cittadini, amministratori locali e Regione per invertire il trend negativo che accompagna la Sicilia da decenni. Naturalmente non mancano le pecore nere ferme ancora allo zero per cento di rifiuti diversificati, da Bompensiere a Borgetto, da Campobello di Mazara a Castiglione di Sicilia, fino a Corleone, Godrano, Roccapalumba e Santa Flavia.

Ma il vero dato negativo riguarda ancora una volta le città metropolitane di Palermo, Catania e Messina, maglie nere tra il 10 e il 13 per cento di raccolta frazionata e Siracusa, ferma a un imbarazzante 5,11 per cento.

Il Comune riciclone si conferma ancora una volta Campofiorito (Pa), che supera i 91 punti percentuali, seguito da Contessa Entellina (Pa – 87,8 per cento), Giardinello (Pa – 86,7), Monterosso Almo (Rg – 84) e San Michele di Ganzaria (Ct – 79,2). Guardando ai Comuni più popolosi, a saltare agli occhi sono esempi positivi come quello di Belpasso (30mila abitanti), che in appena sei mesi è passato dal 30 al 68 per cento. «Merito del fatto di un cambio nel sistema di raccolta – racconta il primo cittadino, Carlo Caputo -. Abbiamo cambiato i giorni di conferimento di ogni frazione, concedendo più giornate per l’umido e il secco residuale. E poi abbiamo distribuito cinque diverse biopattumiere per ogni famiglia e i rispettivi sacchetti». Il codice a barre identificativo dell’utenza? «Forse tra un anno, la raccolta differenziata funziona solo se è un processo partecipativo che coinvolge i cittadini». Intanto, però, gli abitanti di Belpasso godranno di un risparmio sulla tassa dei rifiuti già quest’anno. «Ogni famiglia – racconta Caputo – risparmierà tra i 50 e i 100 euro. Personalmente, l’anno scorso ho pagato circa 300 euro, mentre quest’anno ne pagherò circa 210».

Ancora più emblematico l’esempio di Gela, quasi 80mila abitanti, passata dal 27 al 50 per cento. «Segno che si può fare anche nelle realtà più grandi – ammette il primo cittadino Domenico Messinese -, pur con tante difficoltà. Il segreto in città più dispersive è avvicinarsi al cittadino: la nostra formula è stata l’isola ecologica mobile, che girando i quartieri ha consentito alla gente di informarsi e chiarire i dubbi e ha permesso anche di conferire tutti i rifiuti differenziati nelle apposite campane nel giorno in cui passava dal quartiere». Un’altra iniziativa utile, secondo il sindaco Messinese, è stata anche «lo svuota cantine», organizzato di domenica per conferire rifiuti ingombranti, legno, ferro, «insomma, un’operazione di prevenzione sulle discariche abusive».

Secondo il direttore dell’ufficio speciale per la differenziata, Salvo Cocina, si tratta di «dati incontrovertibili, rispetto ai quali non possiamo che essere soddisfatti. Certo, se poi i due terzi dei Comuni non fosse indietro nell’invio dei dati a questo ufficio, sarebbe più semplice il nostro lavoro».

Miriam Di Peri

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