«È stata una bella lotta, ma alla fine direi che è andata benissimo. In ogni caso impugneremo la sentenza». Così a MeridioNews l’avvocato Bartolomeo Parrino, difensore dei giornalisti Salvo Vitale e Riccardo Orioles nel processo contro di loro che si è svolto a Caltanissetta, nato dall’accusa di diffamazione mossa dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi. Il pm aveva chiesto un anno per il primo e otto mesi per il secondo, più centomila euro di risarcimento per il magistrato. Dopo ore di camera di consiglio, la corte ha deciso di assolvere Orioles e condannare Vitale solamente con una multa di 500 euro e tremila euro di risarcimento.
«Ridendo castigat mores», commenta ancora l’avvocato Parrino rifacendosi al latino, letteralmente «correggere i costumi ridendo». È questo, secondo lui, il compito della satira. Il genere letterario su cui si fonda interamente, a suo dire, l’articolo a firma di Vitale pubblicato su Telejato nel 2016, Metti una sera a cena, che ha innescato l’intera vicenda e la denuncia di Lo Voi per diffamazione nei suoi confronti. «Abbiamo dimostrato come in realtà la satira avesse comunque un suo fondamento e come tale servisse proprio nella sua funzione più pura, fustigare il potere costituito, mettere in luce certi comportamenti e discuterne».
L’articolo incriminato, da tempo sparito dal web, prendeva spunto dalla cena di compleanno dell’ex giudice della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo Silvana Saguto, organizzata la sera del 24 luglio 2015 a casa dell’ex prefetta Francesca Cannizzo, anche lei sotto processo a Caltanissetta per rendere conto della sua presunta complicità con la magistrata nella gestione dei beni confiscati. Tra gli invitati alla cena raccontata nell’articolo di Vitale sfilavano numerosi personaggi ispirati ai molti funzionari coinvolti nell’inchiesta sul presunto cerchio magico dell’ex presidente.
I loro nomi erano storpiati, ma in modo comunque da lasciare intuire a chi potessero essere ispirati: Tano Seminato poteva alludere all’avvocato Gaetano Cappellano Seminara; Lorenzo Caramìa al marito dell’ex giudice Lorenzo Caramma; Melo Provenza all’amministratore giudiziario Carmelo Provenzano; mentre il colonnello Narice poteva essere il tenente colonnello della guardia di finanza Rosolino Nasca in servizio alla Dia di Palermo. E poi i possibili riferimenti proprio alla magistrata, qui chiamata Vania, e all’ex prefetta Cannizzo, che poteva essere Ciccia Cannozzo. Nell’articolo c’era anche un certo Franco Lo Bue, procuratore di Salerno, «quello che dice, anzi ordina ai magistrati quello che devono fare. Uno degli uomini di scorta lo accompagna con una grossa anguria di almeno 20 chili, proveniente da un mercato ortofrutticolo sotto sequestro». È questo il personaggio che, secondo il procuratore Lo Voi, sarebbe stato ispirato a lui.
Circostanza che, seppur nel dubbio, non ha fatto piacere al procuratore capo di Palermo, che a giugno 2016 ha deciso per la denuncia: «In questo modo offendeva la reputazione di Francesco Lo Voi perché non solo non corrispondeva al vero che il procuratore fosse stato presente alla cena di compleanno, ma il riferimento all’omaggio di un’anguria evocava le consegne di frutta e verdura a Silvana Saguto da parte di Carmelo Provenzano», si legge. E più avanti, sul dialogo immaginato sempre nell’articolo a firma di Vitale fra Vania, Ciccia e Lo Bue riguardo allo «scassaminchia da fare fuori con le sue stesse armi», con riferimento presumibilmente a Pino Maniaci.
«In questo modo offendeva Francesco Lo Voi nella propria reputazione personale, professionale ed istituzionale, non solo descrivendolo come soggetto che aveva rivelato segreti d’ufficio, perché nel corso della cena avrebbe rivelato aspetti riservati sia in merito alle proprie indagini che a quelle della procura di Caltanissetta, ma anche facendo credere che il provvedimento cautelare chiesto dalla procura di Palermo (il divieto di dimora), fosse stato frutto di un accordo tra il procuratore di Palermo e una serie di soggetti coinvolti nell’indagine condotta dalla procura di Caltanissetta, tra cui Saguto e Cannizzo; dell’intervento vendicativo di questi ultimi nei confronti di Maniaci, fatto proprio anche dal procuratore di Palermo e perseguito attraverso l’apertura del procedimento penale e la successiva richiesta di misura cautelare».
Elementi, insomma, che secondo Lo Voi lo esponevano «al ludibrio e al disprezzo dei lettori e alimentando l’idea che il comportamento del procuratore di Palermo nella gestione del fascicolo a carico di Maniaci e nella scelta di richiedere una misura cautelare nei suoi confronti non fosse stato ispirato da ragioni di giustizia, ma fosse stato deliberatamente posto al servizio di interessi di altri soggetti, con finalità persecutorie – si legge sempre nella denuncia -. Con le aggravanti che l’offesa consiste nell’attribuzione di fatti determinati e di essere recata a mezzo stampa online».
Poco più di dodici milioni di euro per ristrutturare i locali dell’ex istituto Roosevelt di…
Uno stabile abbandonato con dentro molti utensili da lavoro e decine di parti di carrozzeria…
Il Comune di Catania fa sapere con una nota che «a causa di problemi tecnici…
Più di 4000 prodotti dolciari, eppure pronti per essere venduti. Sono state sequestrate dai carabinieri…
A Catania è stato sanzionato e denunciato un parcheggiatore abusivo. Letta così non è una…
Il coraggio come valore da celebrare. È stata questa la stella polare della prima edizione…