Cinque milioni di euro del bilancio della Regione Siciliana sono stati stanziati per «potenziare il sistema educativo attraverso lo sviluppo e la sperimentazione della didattica immersiva». Questa l’ultima trovata di palazzo d’Orleans, che riguarderà gli istituti scolastici di primo ciclo: ossia istituti comprensivi, direzioni didattiche e scuole medie. Due i requisiti fondamentali richiesti: avere sede in Sicilia e che queste siano dotate di «locali idonei a installare aule e ambienti didattici di tipo immersivo, dove sperimentare la realtà aumentata e la realtà virtuale». Il testo tra virgolette è estratto da una nota che arriva direttamente dai canali governativi, a cui si aggiunge anche la dichiarazione dell’assessore regionale all’istruzione, il leghista Mimmo Turano, che ha spiegato come «l’Agenda Onu 2030 e le raccomandazione dell’Unione Europea prevedano l’incremento delle competenze scientifiche e tecnico-professionali».
A scuola con la realtà virtuale, insomma, con molti istituti che dovranno affrettarsi a trovare locali in cui non piove dentro e presentare la domanda a partire da ieri «ed entro le 10 del 20 novembre prossimo, inviando una pec all’indirizzo dipartimento.istruzione@certmail.regione.sicilia.it». Al di là dell’ironia, un provvedimento accolto con positività dal fronte scolastico. «La cifra è una cifra importante – spiega a MeridioNews Maurizio Franzò, presidente dell’Associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola Sicilia – Molto probabilmente però ci sono scuole che già col Pnrr si sono attrezzate. Molte scuole sapranno utilizzarlo. Bisogna vedere come è fatto lo stanziamento. Noi siamo sempre positivi quando ci sono di questi stanziamenti. È importante dotare le scuole di laboratori».
La misura prevede finanziamenti «con un massimo di 55mila euro, di cui 50mila destinati all’acquisto di attrezzature per la realizzazione delle aule immersive e cinquemila per le spese di personale da impiegare in orari extracurriculari», comunica ancora la Regione. Il punto è che prima ancora di diventare novelli Steve Jobs, i ragazzi siciliani dovranno giocoforza avere a che fare con la realtà, spesso dura, degli istituti siciliani. «La scuola siciliana soffre sotto un’altro aspetto – prosegue Franzò – la difficoltà degli enti locali che hanno per offrire i servizi come mensa e trasporti, soprattutto nelle primarie. Su questo fronte siamo fanalino di coda su tutto in ogni classifica. Il vero problema è quello di dare un supporto agli enti locali, perché sono in grossissima difficoltà da questo punto di vista. Molti Comuni sono in dissesto e questi costi, quando ci sono, finiscono col ricadere in capo alle famiglie».
Non tutti però sono così ottimisti. «Sono sotto shock – dice a MeridioNews Adriano Rizza, segretario generale della Flc Cgil Sicilia – Sono a dir poco basito rispetto a questa idea. Credo che noi in Sicilia abbiamo bisogno non tanto di una didattica immersiva quanto di una didattica di base. Non è per dire sempre le stesse cose, sono i dati che lo dicono. Siamo ai primi posti per dispersione scolastica, per povertà educativa, spesso mancano le palestre, non ci sono i laboratori di base, non tutte le scuole usufruiscono di un trasporto adeguato, non riusciamo a garantire una mensa. L’idea è bella, brillante, ma credo che quello di cui noi abbiamo bisogno è sì di risorse, ma non spese in questo modo».
«Cinque milioni non sono tanti, ma non sono nemmeno pochi – conclude il sindacalista – La prima cosa che dovremmo fare è mettere le scuole nelle stesse condizioni. Già è discriminatorio che questi fondi siano destinati a scuole che hanno già determinati requisiti, creando così un divario. Ci sono scuole che non hanno strutture adeguate, non hanno un sistema di riscaldamento adeguato, un sistema di raffreddamento adeguato, ecco, concentriamoci sulla didattica di base, ripeto, poi potremo pensare ad altro».
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