La didattica a distanza, inaugurata per far fronte alle disposizioni anti-Covid, è sfociata infine in esami in modalità online. Meccanismi che inevitabilmente stanno comportando coordinazione nella calendarizzazione, rapidità nelle comunicazioni, correttezza nello svolgimento delle procedure. Gli esami, per gli studenti e i professori, sono e dovrebbero essere un momento di crescita. Non si tratta soltanto di rispondere all’appello, sciorinare concetti e mettere una firma alla fine, l’obiettivo è più alto: incontrarsi in un punto dove lo studente possa riflettere criticamente su ciò che ha appreso e il professore essere un suo interlocutore.
Cambiando gli assiomi, però, cambiano inevitabilmente anche le sfide. Se prima a creare tensione era il colloquio in forma presenziale, adesso potrebbe essere l’inevitabilità di dover guardare il più possibile una webcam. Adattamento, perciò, sembra essere una parola chiave per tutte le componenti della realtà universitaria, dalla segreteria studenti che attiva il servizio di chat per la risoluzione dei problemi, passando per prof e studenti che dovranno trovare il tempo di ricevere ed essere ricevuti, di studiare e fare lezione, di calendarizzare gli appelli e organizzare lo studio, incastrando queste attività, che prima si potevano svolgere anche nella riservatezza dei locali universitari, tra un pranzo e la spesa familiare.
Quando si parla di un esame una delle prime domande da porsi è: «Dove?». In questo caso, la risposta è la stessa che per la didattica erogata online: Microsoft Teams, piattaforma che ha il pregio di essere inclusiva, dove si possono creare riunioni cui possono partecipare centinaia di persone e registrare le lezioni. Squadra che vince non si cambia, così anche gli esami di questa sessione di aprile, dal 14 al 24, si stanno svolgendo lì. Le linee guida per lo svolgimento sono contenute in un decreto del rettore Fabrizio Micari, e prevedono la necessaria dotazione di un computer o tablet, con webcam e microfono funzionanti. Gli studenti dovranno mostrare di non avere auricolari e dovranno scegliere per lo svolgimento dell’esame un luogo decoroso, il più possibile illuminato e tranquillo. Una nota successiva specifica che l’identificazione dello studente potrà avvenire con l’esibizione della smart card dell’università, fisica o digitale, e che in caso in cui questo non sia possibile, si potrà mostrare il documento di identità appoggiandosi a una stanza virtuale privata della medesima piattaforma, per garantire il rispetto della privacy.
«All’inizio l’opinione studentesca era divisa – afferma il coordinatore dell’Udu Matteo Norcia – alcuni avrebbero preferito posporre questa sessione di aprile. Dopo alcune perplessità iniziali, però, la comunità studentesca ha dimostrato flessibilità». Si sono verificati alcuni problemi, come ad esempio la richiesta di webcam ulteriori rispetto a quella richiesta nel decreto, o ritardi e spostamenti repentini delle calendarizzazioni, ma a parte questo sembra che le cose stiano funzionando e che la risposta dell’Università sia stata puntuale. «Certo – aggiunge Matteo – ci sono casi ancora irrisolti di studenti che non hanno a disposizione le attrezzature per sostenere gli esami in modalità telematica, e in questo senso l’Università si è attivata stanziando un contributo di 70 euro per la categoria degli studenti idonei non beneficiari della borsa di studio in fascia zero, ma rimangono esclusi gli studenti delle fasce basse immediatamente superiori, che soffrono di problemi simili a quelli degli studenti in fascia zero. Non crediamo che queste misure siano sufficienti, ma ci rendiamo conto che la competenza di questa materia non è tanto dell’amministrazione dell’Università, quanto della Regione e dell’Ersu di Palermo che, quest’ultimo in particolare, lavora con i soldi stanziati dalla prima».
A tal proposito, MeridioNews ha ascoltato Giorgio Gennusa, membro del Cda dell’Ersu, che ha dichiarato che «l’Ente è da giorni a lavoro per porre in essere tutte le misure necessarie per venire incontro al fabbisogno economico delle famiglie meno abbienti. Nello specifico, l’Ente sta reperendo tutte le somme risparmiate fino a oggi per erogare nuove borse di studio agli studenti meritevoli risultati idonei non assegnatari». In questo momento, però, si è ancora in una situazione di stallo. Nonostante questo, la maggior parte degli esami si sta svolgendo con regolarità, e sono stati registrati piccoli cambiamenti in alcune materie, dove gli scritti sono diventati orali e viceversa, chiedendo agli studenti di scrivere un saggio. La curiosità verso ciò che è diverso e la capacità di adattamento potrebbero essere le linee guida per una università futura, che sta facendo tesoro delle abilità nel destreggiarsi in un momento di crisi e, non dimentica, sta inquadrando i risultati ottenuti all’interno di una nuova forma mentis, dove ad esempio è possibile associare alla didattica presenziale la possibilità, per i fuori sede, di fruire di una diretta streaming.
Infine appare calzante la recente riflessione di un docente: «Oggi c’è la possibilità di sperimentare, sondare il terreno degli strumenti che la tecnologia, adattandosi ai casi e alle esigenze particolari, offre. L’importante è ricordarsi sempre che l’obiettivo finale è quello dell’universitas, di una realtà inclusiva che tenga conto di tutti gli elementi al suo interno, studenti e professori, e delle storie che ognuno reca con sé».
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