Deputato porta all’Ars un’arte marziale made in Sicily Fijilkam: «Non ci si può alzare al mattino e crearne una»

L’ospitalità, la pasta alla norma, l’arancino o l’arancina, il carretto e i pupi siciliani. Quando si parla di tradizioni in Sicilia, l’accoglienza e l’arte culinaria non sono seconde a nessuno. Ma c’è anche chi alla lista crede possa aggiungersi un’arte marziale. Si tratta del Koshido Budo. Sintesi delle più note tecniche orientali, la disciplina è praticata a Serradifalco, centro della provincia di Caltanissetta famoso per essere il paese di Antonello Montante. Qui è insegnata da Michele Lattuca, maestro finito all’interno della legge finanziaria regionale attraverso un emendamento presentato da Michele Mancuso, deputato nisseno di Forza Italia. L’esponente azzurro chiede che l’Ars riconosca La via della ricerca dell’equilibrio – questa la traduzione letterale dell’attività -, «come disciplina marziale e metodo educativo originario della Sicilia perché nato e sviluppato nel nostro territorio». Nell’emendamento si specifica che il Koshido Budo «si colloca per tecnica, efficacia e sviluppo della personalità umana tra quelli che tendono alla crescita psico-fisica, cognitiva, sociale, culturale ed etica dell’individuo».

«Una disciplina in cui non è importante quello che si fa – racconta Lattuca a MeridioNews -, ma il come e il perché, e questo fa la differenza». Dal canto suo Mancuso chiede che la Regione riconosca «il suo fondatore, la scuola Koshido Budo e tutti gli istruttori da lui formati e nominati come portavoce». La richiesta ha destato più che qualche perplessità nella Fijilkam – la Federazione italiana judo lotta karate arti marziali – e nel Coni. «La Regione può riconoscere una disciplina sportiva che non riconsoce neanche il Coni?», è l’interrogativo di Giovanni Mallia, responsabile regionale del settore karate e vicepresidente di Fijilkam a MeridioNews. «La scuola del maestro Lattuca – prosegue Mallia – è affiliata alla nostra federazione solo per il karate, ma poi praticano il Koshido Budo, una disciplina per la quale chiedono il riconoscimento da anni». Per Mallia si tratta di una questione tutta economica perché l’approvazione dell’emendamento può dare la possibilità alla scuola di presentare progetti e richiedere lo stanziamento di fondi europei. Uno status di cui non godono, invece, gli sport riconosciuti dal Coni per i quali è previsto l’accesso ai fondi destinati allo sport, negato invece a chi non pratica attività riconosciute dal Comitato. «La Regione può dare i soldi a chi vuole – incalza il vicepresidente Fijilkam -, va bene che la scuola è fondata da un siciliano ma è come se io una mattina mi alzassi e chiedessi il riconoscimento della disciplina Mallia», è la posizione del referente della Federazione italiana judo lotta karate e arti marziali.

Nell’emendamento presentato a Palazzo dei Normanni si richiede di riconoscerlo anche «come metodo ausiliario nelle scuole». «Adesso non esageriamo – tuona Mallia – abbiamo difficoltà con le arti marziali, figuriamoci per le altre discipline non riconosciute dal Coni». Sì, perché il Koshido Budo non rientra tra le discipline sportive riconosciute a livello nazionale dal Comitato olimpico sportivo italiano. «Il processo per essere riconosciuti è particolarmente complesso – spiega il presidente del Coni Sicilia Sergio D’Antoni a MeridioNews -, noi possiamo riconoscere le discipline ammesse dal Cio a livello internazionale». Al momento, prosegue D’Antoni, «io non ho il potere neanche di prenderla in considerazione». E sull’emendamento presentato all’Ars il presidente del Coni non ha dubbi. «Non so cosa farà la Regione – dice D’Antoni -, ma mi pare una strada tortuosa». 

A sentire proponente e destinatario dell’emendamento, però, l’obiettivo non sarebbe minimamente ricollegabile a possibili accessi a finanziamenti. «La proposta nasce dalla volontà di dare credibilità a una scuola di pensiero e non a uno sport – sostiene Michele Mancuso a MeridioNews -, a un modus operandi che punta allo sviluppo della personalità dell’individuo». L’intento, dunque, «è quello di attribuire una sorta di marchio Dop al Koshido Budo – prosegue Mancuso – come abbiamo fatto con il formaggio, i carciofi e il grano». Sulle questioni economiche, invece, per Mancuso sarebbero accuse prive di fondamento. «Si tratta di un emendamento ordinamentale privo di qualsiasi impegno di spesa – afferma il deputato Ars -, questo non esclude che se saranno bravi nella progettazione avranno anche la possibilità di accedere ai fondi europei».

Per Michele Lattuca, invece, lo scopo si ridurrebbe solo a un riconoscimento professionale. «Vogliamo semplicemente ottenere la soddisfazione, il piacere e l’onore di avere riconosciuto quasi 25 anni di lavoro», assicura il maestro di Koshido Budo. L’impegno di Lattuca negli anni ha preso le forme del volontariato nelle scuole anche con l’assistenza di un consulente scientifico d’eccezione: «L’ex mental coach di Maradona», rivela. A livello di competizioni, invece, il Koshido Budo ha trovato spazio in Opes e Acsi. «La federazione ci riconosce come sottocategoria del karate, noi però vogliamo sottolineare l’originalità della scuola, perché – conclude Lattuca – abbiamo soprattutto una funzione sociale».  

Gabriele Patti

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