«Lei non può spiegare nulla, lei può illustrare». La disputa sui deputati regionali morosi nei confronti di Riscossione Sicilia arriva su Rai Uno. Sotto forma di battibecco che, in più di un’occasione, ha suscitato l’ilarità di ospiti e pubblico de L’Arena, il programma televisivo, condotto da Massimo Giletti, che ultimamente sta attingendo dalla Sicilia a piene mani. Passando in poche settimane dai furbetti del cartellino di Acireale agli oltre 60 onorevoli in debito con il fisco.
Protagonisti l’ex presidente della società che in Sicilia fa le veci di Equitalia, Antonio Fiumefreddo, e il deputato ex Forza Italia Giuseppe Milazzo. Tema dello scontro, come detto, i crediti che Riscossione Sicilia vanta nei confronti dei membri di Palazzo dei Normanni. Crediti che sarebbero stati – secondo Fiumefreddo – all’origine della rimozione dall’incarico decisa nel corso della discussione sulla legge di stabilità. Quando, stando alla ricostruzione dell’avvocato catanese, molti deputati avrebbero chiesto la sua testa in cambio del benestare alla ricapitalizzazione della società. «Secondo i deputati io sono colpevole di aver rotto un patto del silenzio che durava da 40 anni – ha detto Fiumefreddo -. Perché una volta eletti, Riscossione Sicilia non cercava più questi cittadini. Molti hanno chiesto le mie dimissioni perché li avrei messi alla berlina e perché due mesi avevo licenziato tutti i consulenti, tra i quali ottocento avvocati».
Per l’ex presidente, che in passato è stato per due volte designato assessore salvo vedersi revocato l’incarico nel giro di pochi giorni, da parte degli onorevoli ci sarebbe stata la volontà di comportarsi al di sopra della legge. Come nel caso della deputata di Grande Sud, Bernadette Grasso, che avrebbe un debito di oltre 200mila euro con Riscossione Sicilia e che, pur avendo rateizzato l’importo, non avrebbe pagato quanto pattuito, difendendosi con l’aver fatto ricorso al giudice tributario. «Anche io ho un debito rateizzato che pago regolarmente. Poi ho fatto ricorso, che casomai servirà a farmi restituire le somme. La signora chi è per farsi legge da sé?», chiede Fiumefreddo.
La bagarre però si è avuta con Milazzo. Che a più riprese ha alzato la voce – anche contro l’ex ministra Mariastella Gelmini, definita «confusa» per non sapere che ad aver chiesto la rimozione di Fiumefreddo sarebbe stato lo stesso commissario di Forza Italia in Sicilia, Gianluca Miccichè – accusando l’ex numero uno di Riscossione Sicilia di aver creato un polverone dal nulla. «Fiumefreddo non è più presidente perché non è bravo. A casa mia le tasse le paghiamo prima che ce li notifica lui», ha esordito l’esponente ex Forza Italia. Che poi, sul trattamento di favore che il legale avrebbe riservato ai politici, inviando tre – e non una – lettere di invito a saldare i debiti – ha aggiunto: «Grave, doveva mandarne una e se ne aveva le motivazioni doveva pignorare l’indennità. E comunque non è lui a scoprire i debiti, li scopre l’agenzia delle Entrate. Lui vuole fare Sherlock Holmes».
Milazzo ha poi sottolineato che Fiumefreddo è stato voluto da Crocetta: «Non è che è stato eletto come me o ha vinto il concorso». E sull’ammissione dell’avvocato di essere tra coloro che hanno una rateizzazione con il fisco: «Lo ha detto ora perché lo abbiamo scoperto noi», ha aggiunto il parlamentare. Secondo il quale, lo scandalo dei deputati morosi non ci sarebbe: «Un deputato è un contribuente». E come tale, per Milazzo, andrebbe trattato. Che poi è anche quello che, con molta probabilità, tutti i siciliani vorrebbero.
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