Deputati dell’Ars a 18 mila euro al mese: quando il taglio dello ‘stipendio’?

Sulla riduzione delle indennità dei parlamentari di Sala d’Ercole è cominciata una sceneggiata che rischia di risolversi in un nulla di fatto. A lanciare la proposta di un secco taglio degli ‘stipendi’ dei 90 ‘califfi’, come si ricorderà, ‘ stato il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. E poiché, all’Ars, i parlamentari grillini sono 15, da loro si attende un disegno di legge organico sulla materia.

La politica siciliana, però, fiutato il ‘pericolo’, sta correndo ai ripari. L’argomento è stato sfrontato ieri nel corso di un incontro tra il presidente della Regione, Rosario Crocetta, e il nuovo presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone.

La nota positiva è che Crocetta ha detto a chiare lettere che il segretario generale dell’Assemblea regionale siciliana (il taglio delle indennità dovrebbe riguardare, infatti, anche gli alti burocrati di Palazzo Reale, la damascata sede del Parlamento siciliano) non può portarsi a casa 400 mila euro lordi all’anno, quasi il doppio del suo omonimo al Parlamento europeo. La nota negativa è che Crocetta a Ardizzone, forse per anticipare i grillini, vorrebbero applicare ai 90 parlamentari dell’Ars il decreto Monti.

Sul piano formale il decreto Monti non è male, se è vero che taglia il 40 per cento circa delle indennità dei consiglieri regionali. Il problema, però, è che ‘busta paga’ – chiamiamola così – dei parlamentari di Sala d’Ercole è composta da un certo numero di voci. Ridurre del 40 per cento una sola voce intaccherebbe solo in minima parte el indennità dei deputati regionali.

Vediamo di citare qualche esempio. Anche se loro lo negano, un parlamentare regionale guadagna, ogni mese, in media, circa 16-18 mila euro. La dizione “in media” è importante, perché ogni funzione in più rispetto a quella di semplice parlamentare comporta un’indennità aggiuntiva. Il presidente di una commissione legislativa ha un’indennità aggiuntiva (piuttosto sostanziosa), i vice presidenti della commissione ne hanno un’altra un po’ più bassa, il segretario di una commissione legislativa ne ha un’altra ancora.

Le commissione legislative sono sei: quindi 18 ‘califfi’ prendono un’indennità aggiuntiva. Poi ci sono le commissioni speciali, che sono due o tre (altre ne possono essere istituite durante la legislatura): altre indennità aggiuntive. Quindi il Consiglio di presidenza di Sala d’Ercole così composto: il presidente dell’Ars, due vice presidenti, tre deputati questori e, a quanto pare, tre deputati segretari (che, in teoria, dovrebbero essere di più: uno segretario per ogni gruppo parlamentare).

Stando al decreto Monti – ammesso che venga applicato anche a Sala d’Ercole – un parlamentare dovrebbe portarsi a casa ogni mese 11 mila euro lordi (13 mila e 500 euro lordi il presidente dell’Ars). A conti fatti, dovrebbero essere 6 mila euro e rotti netti al mese per ogni parlamentare e 8 mila euro e rotti per il presidente dell’Ars.

Tutto sommato non sarebbe una riduzione di poco conto. Però c’è un però: non è chiaro, infatti, come dovrebbe essere effettuato il calcolo. In altre parole: tali cifre lorde sono al netto delle altre sei o sette indennità che compongono la ‘busta paga’ di ogni deputato di Sala d’Ercole? Perché se la riduzione verrà applicata solo ad alcune indennità la riduzione dell’indennità complessiva di ogni ‘califfo’ sarà minima.

Non solo. Ogni parlamentare ha diritto ad altri 3 mila euro al mese per pagare il proprio segretario: ma c’è il dubbio che ogni parlamentare incameri i 3 mila euro scaricando sul proprio gruppo parlamentare il costo del segretario.

Non ci stiamo inventando nulla, se è vero che è in corso un’indagine curata dalla Guardia di Finanza proprio sulle spese dei gruppi parlamentari dell’Ars, i cui costi, nella passata legislatura, sono aumentati spaventosamente. Non certo perché è aumentato il personale che vi presta servizio, ma perché sono aumentate ‘altre’ spese: per esempio, stando a indiscrezioni, le manifestazioni nel territorio che, ogni parlamentare si faceva pagare dal rispettivo gruppo parlamentare.

In conclusione, non sarà facile ridurre il compenso mensile ai parlamentari di Sala d’ERcole. Anche se, in questa fase, con le elezioni nazionali alle porte (si voterà il 10 marzo), il Movimento 5 Stelle ha una grande opportunità: presentare un bel disegno di legge sulla riduzione ‘secca’ dell’indennità complessiva subito dopo l’approvazione dell’esercizio provvisorio. Per costringere l’Aula ad affrontare l’argomento prima delle elezioni.

E’ noto che grillini, in campagna elettorale, hanno annunciato che 2 mila e 500 euro al mese bastano per pagare il lavoro mensile di un parlamentare di Sala d’Ercole. Un taglio, forse, eccessivo. Ma farsi dire “no” da tutti gli altri Partiti presenti all’Ars darebbe un grande vantaggio elettorale per il Movimento di Grillo.

In ogni caso, probabili bagarre d’Aula a parte, il momento per capire se c’è realmente l’intenzione di ridurre le indennità parlamentari esiste: e si manifesterà in occasione dell’approvazione del bilancio della Regione.

Un’apposita sezione del bilancio regionale è dedicata, infatti, ai costi dell’Ars. Raffrontando i costi di Palazzo Reale del 2012 con i costi previsti dal bilancio 2013 si capirà se il taglio ai costi della politica ci sarà o se, invece, sarà la solita presa in giro.

Se i taglio al bilancio interno dell’Ars sarà di 5-10 milioni di euro, allora vorrà dire che saremo davanti alla solita presa in giro. Se, viceversa, i tagli saranno del 30 o del 40 per cento rispetto al bilancio di quest’anno saremo in presenza di tagli effettivi. Il resto saranno solo chiacchiere.

 

 

Giulio Ambrosetti

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