Si continua a lavorare per trovare un sito idoneo alla costruzione del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, una discussione che vede, seppur marginalmente, interessata la Sicilia, che vantava al tempo della redazione della prima mappa dei luoghi potenzialmente appetibili per la costruzione della struttura che dovrebbe – nella massima sicurezza – ospitare per centinaia di anni i rifiuti ad alto e medio rischio provenienti da tutta Italia. Rifiuti che per gran parte sono risultato delle attività mediche, vista la mancanza di centrali nucleari attive sul territorio dopo ben due referendum.
La novità sul fronte del progetto per il Deposito nazionale è che Sogin, la società dello Stato incaricata alla gestione e alla messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi prodotti sul territorio italiano, oltre che allo smantellamento degli impianti nucleari, ha trasmesso al ministero della Transizione ecologica la tanto attesa Cnai, la carta nazionale delle aree idonee a ricevere appunto la struttura di stoccaggio. Una carta il cui contenuto non è ancora stato reso pubblico, ma in cui saranno presenti quei Comuni della lista dei 67 indicati in prima battuta nel gennaio del 2021, i cui territori hanno superato la selezione e tutte le fasi di verifica e controllo. Nella mappa del 2021 la Sicilia era presente con quattro aree individuate sui territori di Butera, Petralia Sottana, Trapani e Calatafimi-Segesta e almeno uno di questi risulterà anche nella Cnai, anche se con pochissime chances di essere il prescelto.
Pochissime chances perché già per svariate ragioni i Comuni siciliani sono finiti in fondo alla classifica, addirittura una o due categorie sotto rispetto ai siti più accreditati, per lo più individuati all’interno dei confini di Piemonte e Lazio. «Non cadiamo in facili allarmismi – dice a MeridioNews Giampiero Trizzino, deputato regionale del M5s – I Comuni siciliani sono in fondo alla classifica, inoltre, una volta resa pubblica la Cnai, si aprirà una nuova fase di concertazione volta a raccogliere le manifestazioni di interesse e a proseguire il percorso partecipato con le Regioni per giungere a una decisione condivisa».
«E mentre in Sicilia oltre al parere negativo della Regione, ci sono da registrare quelli dei sindaci dei Comuni coinvolti – prosegue Trizzino – da altre parti d’Italia ci sono Comuni che addirittura avanzano manifestazioni di interesse perché il deposito venga costruito sul loro territorio, vista la sicurezza dell’impianto e soprattutto le royalties che ne scaturiranno. Come se non bastasse, c’è da tenere conto al rischio, questo sì preoccupante, che comporterebbe il trasporto delle scorie, che dovrebbero oltrepassare lo stretto di Sicilia, qualora il deposito venisse costruito qui». A gestire la costruzione del Deposito nazionale sarà Sogin. Una realizzazione necessaria quella dell’impianto, vista l’impressionante inadeguatezza delle diverse strutture sul territorio nazionale, che costano all’Italia ripetute sanzioni da parte dell’Unione europea.
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