Default Comune: i dettagli del decreto di condanna «In condizioni di squilibrio voti e pareri favorevoli»

L’obbligo di dichiarare il dissesto? «Non comporta, contrariamente a quanto prospettato da alcuni convenuti, nessuna posizione di responsabilità oggettiva». Le colpe devono quindi essere ricercate in chi al crack da un miliardo e mezzo di euro del Comune di Catania ha contribuito quantomeno «in maniera gravemente colposa». C’è anche uno dei cardini della linea difensiva di Enzo Bianco, più volte esternata pubblicamente, tra i passaggi della decisione che hanno portato al decreto di condanna dell’ex sindaco di Catania da parte della sezione giurisdizionale siciliana della Corte dei conti. Il giudice Salvatore Grasso ha ritenuto colpevoli «di avere contribuito al verificarsi» del dissesto di Palazzo degli elefanti anche i componenti della giunta in carica dal 2013 al 2017 – uniche eccezioni Nuccio Lombardo, Salvatore Andò e Florentino Trojano – e gli allora revisori contabili.

Bianco in più occasioni – l’ultima volta in un post Facebook del 10 settembre – aveva sottolineato la bontà del suo operato nel non dichiarare il dissesto, poi ufficializzato a fine 2018 ma con l’insediamento del suo successore Salvo Pogliese, oggi sospeso perché condannato in primo grado per peculato. Ma a non essere in sintonia con Bianco, tanto da esplicitarlo pur senza citarlo direttamente, è il giudice Grasso. Bianco, oltre a dovere risarcire l’ente con una somma di 48mila euro, potrebbe andare verso una interdizione di dieci anni (leggi le altre condanne). Il condizionale però è d’obbligo. L’ex primo cittadino, almeno per il momento, continuerà a occupare il suo scranno di consigliere comunale in municipio. Il decreto depositato ieri arriva da un organo monocratico. Adesso gli imputati, attraverso i loro legali, avranno 30 giorni di tempo per fare opposizione. Scenario quasi obbligatorio nei fatti e già preannunciato a MeridioNews da alcuni legali. La palla, a quel punto, passerà a un organo collegiale per un giudizio di secondo grado.

«Si ritiene che vi sia stato un contributo gravemente colposo al verificarsi del dissesto del Comune di Catania», prosegue il giudice nel documento. A essere tenuto in considerazione, per arrivare alle condanne, è stato un arco temporale preciso: cioè quello di chi, «nel corso di almeno due esercizi di bilancio», si legge nel decreto, abbia approvato i bilanci di previsione e rendiconti «esprimendo voto o parere favorevole» nonostante il permanere delle condizioni di squilibrio «e in assenza di interventi correttivi». Ed è proprio in correlazione a questi periodi che il giudice ha stabilito invece l’assenza di responsabilità nei confronti dei tre ex assessori finiti assolti. Agatino Lombardo – difeso dall’avvocato Agatino Lanzafame – rimase in carica da assessore appena sette mesi. Trojano, invece, ha fatto parte della giunta Bianco fino a dicembre 2014, mentre Andò entrò nella squadra con la delega proprio al Bilancio ma soltanto a febbraio 2017.

Nello specifico la procura contabile, nel suo atto d’accusa, aveva fatto riferimento a una serie di irregolarità. Al primo posto era citata la presunta sovrastima delle entrate e l’incremento del disavanzo «assicurando un ampliamento artificioso delle capacità di spesa dell’ente». C’erano poi i ritardi nel riconoscimento dei debiti fuori bilancio, particolare che avrebbe «sottratto rilevanti partite di spesa al necessario controllo». Il terzo gruppo di criticità è invece collegato alle società partecipate del Comune e, nello specifico, per quanto riguarda la presenza di crediti o debiti. Infine «il costante ricorso alle anticipazioni di tesoreria e all’utilizzo delle entrate vincolate, impiegate al fine di rimediare alla cronica incapacità di riscuotere le proprie entrate».

«Avremo modo di dimostrare la piena correttezza dei comportamenti della mia giunta – il primo commento dell’ex primo cittadino – Pur non condividendola, prendo atto di questa prima decisione con il rispetto che sempre ho avuto e sempre avrò della magistratura. Il Comune di Catania aveva dichiarato il predissesto prima della mia sindacatura, nel 2012, sotto l’amministrazione Stancanelli, per gli enormi indebitamenti dell’amministrazione precedente, quando tutti sanno che è nato il buco di bilancio. Avrei potuto scaricare ogni mia responsabilità appena insediato – conclude – ma ho lavorato per migliorare i conti del Comune e tutelare gli interessi della città, cercando di evitare il dissesto che sarebbe stato pagato dai creditori del Comune».

Dario De Luca

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