Decreto salva-Sicilia, raggiunta l’intesa col governo Ma Roma chiede più garanzie alla giunta regionale

«È stato trovato l’accordo, le soluzioni normative individuate saranno utili alla Regione Siciliana per ripianare il disavanzo di amministrazione, e le quote di disavanzo non recuperate, in un periodo di dieci anni». Ad anticipare l’esito del Consiglio dei Ministri è stato il sottosegretario al Ministero dell’Economia Alessio Villarosa, mentre l’ufficialità è arrivata soltanto in serata.

Certo, se non è un commissariamento, si discosta dall’esserlo di pochissimo. La bozza di decreto salva-Sicilia, infatti, era già pronta questa mattina. Il governatore Nello Musumeci era volato a Roma per partecipare al Consiglio dei ministri che avrebbe dato l’ok, verosimilmente in mattinata. Poi il primo stop e la conseguente convocazione della seduta prima alle 18, poi alle 19. A mettere il veto sul decreto salva-Sicilia era stata Italia Viva di Matteo Renzi. Dapprima per voce del vicepresidente dei deputati Luigi Marattin, poi supportato dal capogruppo in Senato Davide Faraone, secondo il quale «non si possono firmare cambiali in bianco a un presidente di Regione totalmente immobile».

I renziani, insomma, hanno chiesto maggiori garanzie. Compresa una serie di impegni, da quanto filtra da fonti governative, che vincolerebbero la dilazione in dieci anni ad atti concreti da parte del governo regionale. Entro 90 giorni dalla pubblicazione del decreto, la Regione Siciliana dovrà sottoscrivere un nuovo accordo con lo Stato che vincoli il governo «a mettere in atto misure concrete per rimettere in sesto i conti della Sicilia e ridurre il disavanzo», riferiscono ancora fonti vicine al governo nazionale. Tra le novità inserite nella bozza di decreto, l’istituzione della figura del cassiere regionale (all’articolo 1) e di un collegio di revisori dei conti (articolo 3), chiamati a vigilare sul bilancio della Regione. 

La dilazione, alla fine della fiera, sarà dunque decennale. Ma, appunto, vincolata da un nuovo accordo Stato-Regione. A spingere in questa direzione, nonostante l’iniziale richiesta di Italia Viva di spalmare il disavanzo in meno anni, sarebbero stati sia il Movimento 5 stelle che Leu: già così i prossimi bilanci saranno lacrime e sangue. «Con una dilazione di minor durata – ammettono ancora fonti governative – sarebbe stata una macelleria sociale che va evitata ad ogni costo». Ma la linea dei renziani costa comunque cara al governatore: senza l’accordo Stato-Regione in 90 giorni, la dilazione rischia di tornare al limite iniziale dei tre anni. «Ora Musumeci faccia le riforme che servono alla Sicilia – tuona Faraone -, siamo stanchi del suo immobilismo».

Nel decreto, infine, pare non sia inserita alcuna norma per intervenire sul fondo per investimenti delle Autonomie Locali. Su questo punto, i sindaci torneranno a far sentire la propria voce nell’assemblea straordinaria dell’AnciSicilia, convocata per il prossimo 27 dicembre.

«La dilazione decennale del disavanzo della Regione Siciliana non è un favore al governatore Musumeci – precisa in una nota il deputato di Leu Erasmo Palazzotto – ma un atto di responsabilità nei confronti dei siciliani che avrebbero pagato il prezzo salatissimo dei disastri causati da classi dirigente inadeguate. Adesso tocca a Musumeci e al governo regionale non sprecare un’occasione eccezionale. Magari smettendola con una guerriglia permanente nei confronti di un governo nazionale che ha avuto senso di responsabilità, consentendo di scongiurare tagli pesantissimi che avrebbero colpito le fasce più deboli della popolazione».

Miriam Di Peri

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