L’agenzia delle Entrate sapeva ma «per tre anni nessuno si è accorto di nulla». A pochi giorni dalla riconferma a guida di Riscossione Sicilia, il presidente Antonio Fiumefreddo lancia un nuovo attacco contro quei politici che, a suo dire, avrebbero beneficiato in passato di un trattamento di favore da parte non solo della partecipata, che in Sicilia fa le veci di Equitalia, ma anche da chi – come l’agenzia delle Entrate – avrebbe il compito di seguire i profili fiscali di ogni cittadino, deputati regionali compresi. Come nel caso di Francesco Riggio, ex Pd e oggi esponente del Gruppo misto, che avrebbe debiti per 32 milioni di euro.
«Una cifra altissima», ha commentato l’avvocato catanese. L’importo deriverebbe per larga parte «all’ingente danno erariale legato al periodo in cui era al vertice del Ciapi», l’ente di formazione su cui ha posto l’attenzione la Corte dei conti, in merito a un finanziamento di diversi milioni di euro che però non sarebbe mai partito. In tal senso, la sezione d’appello della magistratura contabile a metà gennaio ha condannato Riggio a pagare 3,7 milioni di euro. I rapporti con il Ciapi, però, non sarebbero l’unica origine dei debiti del politico: «Non è la sola cifra che deve pagare e vi sono altre responsabilità accertate di cui risponde in solido con altri», ha specificato il presidente.
Secondo il numero uno di Riscossione Sicilia, il deputato regionale, che non avrebbe «concordato un piano di rientro», dovrà affrontare adesso l’ipoteca sugli immobili, il blocco dei beni mobili e il pignoramento dell’indennità. Senza al contempo aver modo di giustificare il mancato saldo: «Non vale la risposta “mi sono rivolto al giudice per avere la sospensione”, perché le cartelle esattoriali sono esecutive per legge», ha sottolineato Fiumefreddo. Che poi, sulle presunte inadempienze di chi avrebbe dovuto avviare il recupero crediti, ha aggiunto: «Ci sono dei funzionari che dovranno rispondere di questa inerzia e lo faranno davanti alla procura destinataria di una mia precisa segnalazione».
Intanto è di oggi la notizia, pubblicata dal quotidiano Giornale di Sicilia, dei primi tagli alla società partecipata in seguito al mancato assorbimento di Riscossione Sicilia da parte di Equitalia. La misura rientra tra quelle previste in un piano, che comprende anche lo stop agli avanzamenti di carriera e il congelamento di arretrati, premi di produzione e straordinari per l’intero personale. Che ammonta a circa 700 dipendenti.
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