Ci sono volute 43 ore di riunioni per definire il Salva Messina, il documento condiviso da amministrazione comunale e parti sociali. E con l’atto è stata definita anche la manovra finanziaria di palazzo Zanca per il 2019. Un documento nuovo analizzato e rimodulato grazie alle osservazioni dei sindacati Cisl Cisal, Ugl e OrSa che hanno scelto di sedersi e trattare con l’amministrazione. «Si è trattato di una trattativa serrata, trasparente ed aperta. Le soluzioni condivise, per raggiungere le quali abbiamo registrato la sensibilità del sindaco De Luca a rimodulare le posizioni di partenza, dimostranoe che il confronto è lo strumento principe per garantire tutele e realizzare le necessarie riorganizzazioni degli uffici», dichiarano i sindacati.
Ed è stata proprio dall’osservazione partita dai sindacati che De Luca ha dovuto fare un passo indietro sull’annunciata rimodulazione dei dipendenti comunali. Quelli di categoria A, che nelle intenzioni del primo cittadino avrebbero dovuto svolgere il servizio di pulizie di palazzo Zanca, attualmente affidato a una ditta esterna, non potranno farlo. Molti di loro andranno in pensione nei prossimi cinque anni. Si parla di 84 persone su 170, delle quali 24 andranno via il prossimo anno. Situazione simile per i dipendenti di categoria B: 139 andranno in quiescenza nei prossimi anni.
Se ha dovuto fare dietrofront su questo aspetto, il sindaco non lo ha fatto per quanto riguarda il sistema del servizi sociali. È stato deciso che verrà istituita un’azienda speciale, la Messina Social City. Nelle previsioni dovrebbe essere operativa già da inizio 2019 con 506 operatori. Il settore verrà internalizzato lasciando fuori le cooperative. Chiusura quindi con il passato fatto di bandi, gare d’appalto, o come denunciato dal sindaco in piazza e in consiglio comunale con affidamenti effettuati con il cento per cento di ribasso. Un percorso che su richiesta esplicita dei sindacati garantirà tutti i lavoratori che sono stati impiegati in questi anni nelle cooperative e anche per chi negli anni è stato tagliato fuori. Prevista la riduzione del 35 per cento dei costi attualmente sostenuti che saranno compensati con fondi extra-bilancio.
Messina Social City dovrebbe far risparmiare il 20 per cento dei costi della spesa destinata ai servizi sociali. Internalizzando il servizio si avrà un costo di circa 15 milioni di euro, con una differenza di oltre tre milioni calcolando che il costo degli appalti per 12 e 18 mesi affidati dalla precedentemente amministrazione è stato di 18,2 milioni. Sarà un ente pubblico non economico, esattamente con l’Arisme, e avrà un presidente, un consiglio d’amministrazione, un collegio sindacale, con un costo annuo che non supererà i 200 mila euro. «Abbiamo tracciato un percorso nuovo per i servizi sociali incastonato in un quadro di rimodulazione della spesa. Sono particolarmente soddisfatto – commenta Tonino Genovese di Cisl – avendo operato una scelta difficile ed avversata nonché inizialmente non compresa».
Diventerà invece una spa a totale capitale pubblico l’Atm con investimenti di 13 milioni. Arriveranno anche 15 autobus ibridi, parcheggi intelligenti, bike e car sharing. Previsto un aumento del biglietto da adeguare alla media nazionale di un euro e 50 centesimi, un aumento dell’abbonamento mensile che in Italia costa intorno ai 35 euro e non 30.
Il documento così come ridefinito e tutte le varie soluzioni prospettate dal tavolo dovranno essere valutate e approvate dal consiglio comunale. E questa volta con le correzioni apportate potrebbe arrivare anche il voto di chi, come i cinquestelle, aveva boccato la prima stesura del Salva Messina. Un documento che ha comunque sancito una spaccatura tra i sindacati, con Cisl, Cisal Ugl e e OrSa da una alto e Uil e Cgil dall’altra. Queste ultime due sigle, che mercoledì scenderanno in piazza contro quello che definiscono l’Ammazza Messina, oggi si sono intestate le modifiche alla manovra di De Luca. «Grazie alla mobilitazione prevista per mercoledì il Salva Messina, firmato il 13 ottobre da Cisl e Cisal è stato stravolto, rimangono ancora molti punti da cambiare e per questo il 31 ottobre saremo in piazza con lavoratori e cittadini», dichiarano i segretari generali di Cgil Messina Giovanni Mastroeni e Uil Messina Ivan Tripodi. «La paura della piazza – aggiungono – ha portato i firmatari a modificare radicalmente la macelleria sociale contenuta nella prima stesura del piano a cui Cgil e Uil hanno detto no non firmandolo e proclamando da subito la mobilitazione. Le decisioni sui servizi sociali sono frutto della forte contestazione avviata da Cgil e Uil – affermano i segretari generali -. Restano una serie di punti che dovranno essere discussi in una trattativa che chiediamo si svolga già dal pomeriggio del 31».
Di tutt’altro avviso Genovese, segretario generale Cisl: «La nostra tenacia e la bontà delle soluzioni adottate dimostra che avevamo ragione e che erano del tutto fuorvianti, strumentali e demagogiche le critiche e contestazioni ricevute. Sostenere tesi e alimentare un clima di conflitto sociale puntando il dito su chi si assume responsabilità per il bene dei lavoratori e della comunità – conclude il sindacalista – non appartiene alla migliore tradizione del sindacalismo confederale»
Un incendio si è verificato in una villetta in via Magellano a Carini in provincia…
Il Tribunale monocratico di Catania ha emesso una sentenza di non luogo a procedere perché il…
«La meravigliosa Villa Zingali Tetto, capolavoro architettonico in stile Liberty realizzato nel 1926 da Paolo…
È illegittima la violazione dei tetti di spesa da parte della Regione siciliana in relazione alle…
Un'assoluzione e 14 condanne. È quanto ha deciso la quarta sezione della corte d'Appello presieduta…
É stato ritrovato morto nelle campagne tra Racalmuto e Mileno, Agostino Fanara, 73 anni, scomparso…