Dalla Regione 30 milioni per nuovi impianti di compost A scegliere i luoghi le Srr. M5s: «Manca il piano rifiuti»

I soldi ci sono, ora però bisogna individuare i luoghi dove spenderli. E questo, come già avvenuto altre volte in passato, potrebbe essere un problema. La gestione dei rifiuti in Sicilia continua a risultare farraginosa. E ancor di più nel Palermitano: la sesta vasca della discarica di Bellolampo va verso la chiusura (individuata per il 25 luglio) ma per la realizzazione della settima dovrà attendersi almeno maggio 2020. Anche per questo motivo l’assessore regionale all’Energia e ai Rifiuti Alberto Pierobon ha scelto di dare un’accelerata e ha fatto approvare dalla giunta una delibera che prevede lo stanziamento di 103 milioni di euro per nuovi impianti di compostaggio. 

Il 30 per cento di questo somme, ovvero 30 milioni di euro, andrà appunto all’area metropolitana di Palermo, che potrebbe dunque realizzare due impianti pubblici di medie dimensioni. Resta l’annoso problema del dove realizzarli, visto che le ultime proposte provenienti dalla Regione – Terrasini e Termini Imerese – sono state respinte dai Comuni, che hanno fatto ricorso al Tar e, vincendoli, ne hanno di fatto bloccato la realizzazione. Agli uffici regionali intanto arrivano nuove proposte, come quella di un nuovo impianto nel territorio del Comune di Monreale, lungo la statale Palermo-Sciacca. Ma questa volta il governo Musumeci ha stabilito che dovranno essere le Srr (le società per la regolamentazione dei rifiuti che sono nate dalle ceneri delle vecchie Ato) a individuare «l’esatta localizzazione, nonchè la tecnologia da adottarsi, secondo le indicazioni contenute nel Piano regionale per la gestione dei rifiuti e dietro il coordinamento del Dipartimento regionale dell’Acqua e dei rifiuti».

Peccato, però, che le ssr viaggino a velocità variabili e che i Comuni continuano a manifestarsi contrari alla realizzazione di nuovi impianti di compostaggio nei propri territori.Tanto che la Regione avrebbe già previsto che in caso di rallentamenti sulla scelta dei luoghi potrebbe nuovamente subentrare, nel rispetto del principio di prossimità (più impianti e vicini ai territori che i rifiuti li producono) e del carattere pubblico degli stessi. Come sottolinea lo stesso Pierobon, l’obiettivo rimane il raggiungimento del 65 per cento di raccolta differenziata entro il 2021: un risultato molto difficile per la provincia di Palermo, ancora ferma al 19 per cento. Considerando che «ad oggi l’impiantistica pubblica esistente conta una capacità di trattamento della forsu (la frazione organica dei rifiuti solidi urbani,ndr) di circa 111mila tonnellate all’anno, mentre l’impiantistica privata esistente conta di una capacità di trattamento della forsu di circa 233mila t/a». Ecco perché la Regione intende sollecitare soprattutto le province di Palermo, Catania, Messina e Siracusa, che restano le più lacunose in questo senso. L’obiettivo è arrivare al 2021 a un trattamento della forsu di circa 466mila tonnellate all’anno, a fronte di una produzione di 600mila t/a.

Un disegno che però appare irrealizzabile per i deputati del M5s che fanno parte della commissione Ambiente all’Ars (Giampiero Trizzino, Nuccio Di Paola, Valentina Palmeri e Stefania Campo). «Come fa il governo Musumeci a stanziare nuove somme per la costruzione di impianti, quando non esiste né la riforma dei rifiuti, né il piano regionale? Quali saranno i criteri di scelta? Come verranno usate le somme se non sappiamo nemmeno quale deve essere la dimensione dei nuovi ambiti territoriali? È raro assistere ad una politica così raffazzonata, priva di visione, figuriamoci di strategia economica. Quanto annunciato dal governo Musumeci – spiegano i deputati – ha veramente del ridicolo. L’assessore Pierobon parla di un traguardo del 65 per cento della raccolta differenziata al 2021: lo venisse a raccontare ai palermitani, letteralmente sommersi dai rifiuti perché la discarica di Bellolampo è chiusa per i ritardi della costruzione della VII vasca.  Oppure ai cittadini della provincia di Caltanissetta, che conferiscono i rifiuti in una discarica che è priva di un impianto stabile di trattamento meccanico biologico. Ma il fatto più grave – conclude il gruppo pentastellato – è che si dichiara di stanziare nuove somme per la costruzione di impianti, quando non esiste né la riforma dei rifiuti, né il piano regionale. È come se un architetto, chiamato a costruire un immobile, anziché cominciare dalle fondamenta inizia dal tetto».

Andrea Turco

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