Dalla Chiesa, il ricordo 34 anni dopo l’omicidio Grasso: «Esempio impossibile da dimenticare»

Dopo 34 anni sono ancora tanti a ricordare il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. A Palermo, dove fu ucciso dalla mafia insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente di polizia Domenico Russo, sono ancora in tanti a ricordarlo. Esempio è la parola più ricorrente nei discorsi delle autorità presenti. Dal presidente del Senato Piero Grasso al generale dei Carabinieri Tullio Del Sette, comandante dell’Arma, Dalla Chiesa rimane nella memoria di tutti come una fonte inesauribile di ispirazione, un esempio da seguire su tutti i fronti: dall’attaccamento allo Stato, come ricordato da Grasso, alla lotta alla criminalità, alla condotta come militare. 

«Da 34 anni ogni giorno siamo qui perché non possiamo dimenticare quello che il prefetto Dalla Chiesa ha fatto in Sicilia e quello che rappresenta – dice Grasso – l’esempio di un uomo che ha saputo interpretare al massimo la lotta contro la mafia e che è riuscito, pur nel breve tempo in cui si è dedicato a Palermo e alla Sicilia, a individuare quelli che erano i punti nevralgici della criminalità mafiosa siciliana. È morto per questo e noi dobbiamo sempre avere la memoria di questo esempio fulgido». Il presidente del Senato ha poi voluto ricordare l’importanza della memoria e di giornate come questa che, a suo dire, non sono solo l’occasione per una passerella pubblica, ma devono significare per tutti molto di più. «Non credo di partecipare a una passerella – spiega – La mia è una partecipazione sentita che avviene da 34 anni nonostante le funzioni diverse ricoperte. Credo che sia un modo per invitare gli altri palermitani, gli altri siciliani e gli altri italiani a riflettere, seppure per un giorno». 

Alla cerimonia erano presenti anche i figli del generale. Nel ricordare quel giorno, Rita, parla di un lenzuolo che venne affisso nei pressi del luogo dell’omicidio, in via Isidoro Carini, con scritto «Qui è morta la speranza dei palermitani onesti».«Mi piacerebbe stringere la mano a chi mise quel lenzuolo – dice Rita Dalla Chiesa – Non so neppure se sia stato un uomo o una donna. C’era la speranza dei siciliani onesti, che è andata avanti, c’è stata la primavera di Palermo e ancora oggi c’è una consapevolezza diversa di quella che c’era allora. Mi piacerebbe tanto conoscere questa persona».

Gabriele Ruggieri

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