Blocchi di cemento come tele da dipingere per esorcizzare la paura del terrorismo e dire ‘no’ a qualunque forma di violenza. È questo il messaggio lanciato nel capoluogo dall’associazione Human Rights Youth Organization (Hryo) che, in occasione della visita di Sua Santità il Dalai Lama, in collaborazione con il Comune di Palermo, nei giorni scorsi ha promosso un intervento pittorico sui New Jersey nell’area pedonale in Via Maqueda, a pochi passi da Piazza Verdi, per lanciare un messaggio di pace e di benvenuto per la visita di domani del Premio Nobel della Pace 1989, Tenzin Gyatso, già cittadino onorario della Città di Palermo dal 1996.
L’iniziativa, lanciata venerdì scorso, ha visto la partecipazione di tantissime persone, da artisti a semplici passanti incuriositi da quello che stava accadendo per le vie del centro: in tanti si sono fermati per dare un mano e riempire di colori e simboli di pace i blocchi di cemento. «Stiamo cercando di lanciare un messaggio di non violenza e di pace in vista della visita del Dalai Lama» ha detto Marco Farina presidente dell’associazione Hryo che, sin dalla sua nascita nel 2009, sostiene la causa tibetana, le pratiche non violente e la pace. Durante questi anni diverse sono state le iniziative svolte con il governo tibetano e con le altre realtà vicine, al fine di sostenere e diffondere un messaggio non violento e di pace tipico della cultura tibetana. La Hryo ha fatto del messaggio non violento uno strumento delle proprie attività al fine di risolvere conflitti interiori ed esteriori.
Assieme al Comune, già promotore di iniziative in favore della visita del Dalai Lama, è nata così l’idea di dipingere attraverso messaggi di pace e sulla non violenza i blocchi di cemento, sinonimo ormai della paura dilagante nei confronti del terrorismo. Un momento che diventerà quindi un modo simbolico per accogliere Sua Santità, già cittadino onorario palermitano dal 1996, richiamando il messaggio di gioia, non violenza e pace che sarà al centro della sua conferenza che si terrà al cinema Rouge et Noir.
«Con questa opera di riqualificazione – ha proseguito Farina – stiamo tentando di declinare in maniera positiva la presenza di questi blocchi di cemento armato, che sono la materializzazione della paura che infonde il terrorismo, quasi una sconfitta per una società che è costretta a blindare i propri accessi pedonali. Vogliamo vederle, quindi, come delle tele provando a scacciare via la paura: è il nostro modo non violento di dire ‘no’ a tutte le forme di terrorismo» ha concluso.
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