«Dal sette gennaio bloccheremo tutti i porti siciliani» Linea dura degli autotrasportatori contro gli aumenti

«Il blocco sarà a oltranza, abbiamo stabilito la data d’inizio, non quella di fine». Giuseppe Richichi è ancora in prima linea e annuncia che gli autostraportatori siciliani, finite le feste, intendono fare sul serio. Quello che è stato una delle anime della rivolta dei Forconi nel 2012, all’epoca saldandosi con gli allevatori, è ancora alla guida dell’Associazione imprese autostrasportatori siciliani e da lì annuncia una nuova protesta. «A partire dalla mezzanotte del 6 gennaio nessun camion o tir sbarcherà o lascerà la Sicilia». Linea dura contro l’aumento imposto dalle compagnie di navigazione a chi viaggia per mare a partire dal 2020. Secondo le associazioni di categoria dell’autotrasporto, l’incremento sarà mediamente del 25 per cento.

L’intenzione degli autotrasportatori è bloccare i principali porti siciliani: Messina, Catania, Palermo e Termini Imerese da dove i mezzi pesanti si imbarcano. Se effettivamente sarà così dipenderà da come nei prossimi giorni si svilupperà una trattativa che però al momento non sarebbe neanche partita. Gli aumenti sono figli di una comunicazione dell’International Maritime Organization (Imo), istituto delle Nazioni Unite che sovrintende alla navigazione marittima internazionale, che ha imposto nuove regole per ridurre l’inquinamento marittimo. Cambia in particolare il livello di zolfo nel combustibile: dal 3,5 per cento attuale si dovrà scendere allo 0,5 per cento. Questo comporta che le compagnie di navigazione – comprese quelle che collegano le principali città italiane, come Tirrenia, Grimaldi, Grandi Navi Veloci – dovranno adeguarsi, comprando carburanti meno inquinanti o acquistando macchinari in grado di filtrare il carburante tradizionale. 

Imbarcare un camion da Palermo a Genova costerà ad esempio 280 euro andata e ritorno, da Catania a Ravenna circa 200 euro. «Ma dove sta scritto che le spese degli armatori devono ricadere su di noi? – tuona Richichi – Se io compro un camion Euro 6 o uno a metano liquido, non ribalto questo costo al comittente». Da qui l’annuncio della linea dura, che partirà non solo in Sicilia ma anche in Sardegna, in attesa che qualcuno da Roma li convochi per trovare una soluzione. La competenza in questo caso, infatti, spetta al governo nazionale. «Monitoriamo la situazione ma non possiamo fare niente», sottolinea l’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone. «Il problema riguarda tutti gli autostraportatori – conclude Richichi – e tutti devono partecipare».

Salvo Catalano

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