Sarà un aprile ricco di eventi che potrebbe concludersi con un obiettivo inseguito da un anno, vale a dire l’adozione da parte del Comune di Palermo di un regolamento sugli orti urbani. Il mese alle porte è denso di appuntamenti per Orto Capovolto, la cooperativa sociale che promuove l’agricoltura urbana attraverso la pianificazione e la realizzazione partecipata di spazi votati al verde commestibile e di progetti di educazione alimentare e ambientale.
«Nel resto d’Italia, in molte città, i regolamenti sugli orti urbani ci sono già e sono stati i Comuni a promuoverli – dice Angelica Agnello, presidente e ideatrice di Orto Capovolto -. A Palermo invece iniziative in tal senso nascono su spinta delle singole associazioni. Già un anno fa noi abbiamo scritto un regolamento, guardando ad altri modelli diffusi, e l’abbiamo donato ad aprile dell’anno scorso. L’iter burocratico è andato avanti, è passato dalle circoscrizioni e dalle commissioni, ma si è bloccato dopo le elezioni. Da poco l’hanno approvato in ottava circoscrizione, dovrebbe uscire questa settimana dalla commissione consiliare e speriamo che entro un mesetto il consiglio comunale possa approvarlo».
Da poco più di tre anni i sette componenti della cooperativa, ciascuno con le proprie competenze, supportano chi vuole coltivare da sè giardini, terrazze, balconi. Dando la possibilità di utilizzare anche piccoli spazi per l’autoproduzione. E con l’obiettivo di estendere le buone pratiche negli spazi pubblici della città. Tra i 61 progetti selezionati da Manifesta – la biennale nomade europea di arte contemporanea – ci sarà anche quello di Orto Capovolto, presentato insieme a Piante e Passione e lo studio Agnello & Associati. Per scaramanzia Angelica sceglie questa volta di dire poco: «Il nostro progetto prevede l’installazione di un orto contemporaneo su una delle piazze del centro storico, durerà un weekend e vuole porre l’attenzione sul verde e in particolare sul verde commestibile».
Ma non solo. Orto Capovolto persegue il sogno di creare un orto diffuso a Palermo, per una città che può essere non solo tutta porto ma anche tutta orto. Per far ciò la cooperativa ha instaurato negli anni numerose collaborazioni con altre realtà territoriali. L’ultima in ordine di tempo è quella che vedrà due workshop con Cre.zi. plus, il nuovo hub creativo all’interno dei Cantieri Culturali alla Zisa per la realizzazione in autocostruzione di un giardino commestibile e di un giardino verticale negli spazi esterni dei padiglioni 10 e 11. Oppure si pensi al progetto GalloGarden e all’agricoltura di strada: un processo di cittadinanza attiva che porterà alla realizzazione di un nuovo spazio verde a Ballarò e che vede coinvolti, oltre Orto Capovolto, il Circolo Rotaract Palermo Est, Cooperazione Senza Frontiere, la rete SOS Ballarò, la Cooperativa Terradamare, l’istituto Arrupe e il liceo Catalano.
«La nostra idea è sempre quella di coinvolgere chi è già attivo sul territorio – continua Angelica -. Questo poi è il periodo più pieno di attività. Siamo spesso contattati dalle scuole, abbiamo realizzato più di 40 orti dentro gli edifici pubblici lavorando a progetti specifici con bambini dell’infanzia fino al liceo. Oppure sono i privati a chiamarci, o altre associazioni, o possiamo ancora essere noi a proporci per progetti più di largo respiro. È per questo che vogliamo modificare il regolamento sugli orti urbani: non si tratta più di sola autoproduzione, magari per gente anziana che lo fa per passare il tempo: realizzare il proprio angolo verde è un ottimo modo per insegnare la didattica, per terapie di sostegno e creare momenti di socialità, come ad esempio avviene con gli orti condivisi».
Quella che potrebbe sembrare una folle idea, ovvero fare agricoltura urbana in una delle città più trafficate d’Italia, nasce a seguito dei contatti con un altro sognatore. Quell’Andrea Bartoli che a Favara ha realizzato Farm Cultural Park, la più grande e più nota galleria d’arte all’aperto in Sicilia. «Andrea è una persona meravigliosa – sorride l’ideatrice di Orto Capovolto -, quando conobbe i nostri primi tentativi ci invitò da lui e ci diede carta bianca per realizzare un orto in terrazza. E in questi viaggi lungo la statale le nostre idee e i nostri sogni si sono concretizzati».
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