Come in tutte le elezioni, per un piccolo gruppo di persone che festeggia, c’è sempre una ben più nutrita maggioranza che rimpingua le fila del partito dei delusi. Alcuni sconfitti per loro demerito, altri caduti sotto i rigidi regolamenti della legge elettorale, vittime talvolta illustri, come tante ce ne sono state in questa tornata di elezioni amministrative a Palermo, con le urne che si sono dimostrate inesorabilmente inclementi tanto a destra quanto a sinistra.
Sul fronte del centrodestra l’eliminazione più curiosa. Per anni è stato il consigliere più chiassoso di sala delle Lapidi, ma Mimmo Russo. Ex Mpa, ex orlandiano, passato poi tra le fila di Fratelli d’Italia, riesce a fare rumore anche quando manca. Non per niente quella dell’eroe degli ex Pip è l’assenza che maggiormente spicca tra le fila della nuova maggioranza. Maggioranza di cui non farà parte – almeno in Consiglio – l’assessore designato ed ex candidato sindaco Totò Lentini, con la sua lista che resta ben lontana dalla soglia di sbarramento, distruggendo i sogni di gloria di tante aspiranti consiglieri, tra cui anche l’imprenditore Giuseppe Cutì, che aveva provato a far funzionare le proprie abilità professionali riconosciute in tutta la città, tanto da comparire sul santino elettorale nella sua notissima divisa da maestro gelataio. Non è stato sufficiente. Non lo sarebbe stato comunque, visto che Cutì, candidato nella lista di Totò Lentini, avrebbe perso anche se la lista avesse superato il limite del fatidico cinqu per cento.
Tra le fila di Lavoriamo per Palermo si registra invece l’esclusione di un altro consigliere comunale storico: Paolo Caracausi, che dopo anni dovrà rimanere fermo almeno per un turno. Per lui anche un risultato elettorale piuttosto deludente in termini di preferenze: poco meno di 500 in totale. Ma il muso più lungo è quello di Igor Gelarda, capogruppo uscente della Lega in sala delle Lapidi, uno dei consiglieri più attivi nella battaglia d’opposizione a Leoluca Orlando, primo consigliere leghista della legislatura che volge al termine, primo a spendersi e a lavorare a livello regionale per il partito, ma questo non è stato sufficiente al poliziotto, eletto nella scorsa legislatura tra le fila del Movimento 5 Stelle, a conquistare le preferenze tali da restare in sella per altri cinque anni. Giù anche la coordinatrice dei giovani della Lega, Elisabetta Luparello. Sul fronte dei renziani, delusione per quello che un tempo era designato come possibile nuovo delfino di Leoluca Orlando, Francesco Bertolino, che non riesce a ripetere il buon risultato di cinque anni fa.
Sul lato sinistro dell’emiciclo, gran parte dell’attenzione la catalizza Sinistra civica ecologista, partito dell’assessore alla Mobilità di Orlando, Giusto Catania, che non ripete l’exploit di cinque anni prima di Sinistra Comune e neanche arriva allo sbarramento, mietendo così vittime eccellenti, su tutte lo stesso Giusto Catania, che ha già esternato tutta la propria delusione analizzando le cause della sconfitta. Una sconfitta che terrà fuori da sala delle Lapidi, oltre che Catania, anche Barbara Evola, ex assessora e consigliera uscente, Marcello Susinno, consigliere uscente, la segretaria regionale di Articolo1 Mariella Maggio, che porta a casa poco più di 400 preferenze, la consigliera uscente Caterina Orlando e il redivivo Ninni Terminelli, tornato a misurarsi con un’elezione dopo tanto tempo.
Resta fuori anche Alberto Mangano, ex consigliere, per lui poco meno di 600 voti nella lista di Miceli. Non riesce il salto dalla presidenza di circoscrizione al Consiglio a Marco Frasca Polara – Pd -, che pure porta a casa più di 800 voti. Delusione anche per un altro assessore uscente di Orlando, Toni Sala, per lui 700 e rotti voti nella lista del Partito democratico e per un’altra capogruppo uscente, Viviana Lo Monaco, attualmente alla guida del gruppo consiliare del Movimento 5 stelle, che è stata in grado di raccogliere soltanto 396 voti. Male anche l’ex deputato regionale – ed ex grillino – Giorgio Ciaccio, candidato nella lista Progetto Palermo.
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