Da Fava ad Alfano, il centrosinistra di Crocetta «Voglio unità larga ed un incontro con Renzi»

C’è qualche giornalista e la versione più ristretta del suo cerchio magico ad attendere il presidente della Regione, Rosario Crocetta, per un aperitivo improvvisato in un bar di piazza Università a Catania. Sono le ore degli occhi puntati sulla ritrovata concordia nel centrodestra, con Musumeci candidato, e sul travaglio intorno al nome di Fabrizio Micari per il Pd. Ma il governatore non rinuncia a dettare le sue condizioni e approfondisce il ragionamento sull’unità del centrosinistra rivolto ieri soprattutto alle forze che starebbero per candidare Claudio Fava. Al bar arrivano l’assessore regionale Luigi Bosco, il candidato all’Ars in pectore Giuseppe Caudo, qualche giovane fedelissimo, il deputato Gianfranco Vullo e, seduto poi alla destra del presidente, pure Antonio Fiumefreddo. Nominato da Crocetta alla guida di Riscossione Sicilia, l’avvocato è in pratica il secondo candidato presidente al tavolo del bar, dopo le conferme sulla sua corsa con il sostegno dei liberali da «nemico giurato della casta di impresentabili». L’occasione non è però buona per toni così duri, e l’incontro con governatore e sostenitori trascorre in gran cordialità.

Dice Crocetta: «Il centrosinistra va unito per evitare l’irresponsabilità dei grillini, che non fanno le Olimpiadi perché le può gestire il malaffare, e il ritorno di soggetti del vecchio mondo della politica – qui il riferimento alla coalizione di Musumeci – che sono i principali responsabili dello sfascio della Sicilia». All’opposto dovrebbe invece starci la responsabilità del centrosinistra, da riunire attraverso le primarie. «Vanno fatte proprio per scongiurare le divisioni, faccio appello a tutti coloro che hanno deciso di andarsene, dai bersaniani in poi – ribadisce il governatore – Io capisco che Fava ha sempre voluto essere candidato, la situazione è la stessa di cinque anni, ma le primarie sono un modo ragionevole per mettersi assieme».

Non è chiaro, però, se alla responsabilità sia chiamato lo stesso Crocetta con un passo indietro salva Pd, nel caso gli alleati continuassero a non sentirci. Una citazione di Lorenzo de’ Medici, infatti, non aiuta a decifrare le intenzioni del governatore: «Non mi prenderò mai la responsabilità di dividere il centrosinistra, ma non c’è alternativa al confronto democratico, dopodiché “di doman non c’è certezza”». Il punto, in realtà, è che «quella di Micari non è una candidatura ufficializzata, ma solo una proposta in campo, e a me non è piaciuto il modo in cui si è arrivati a questa proposta». Crocetta sa che il fuoco incrociato e l’incertezza di altri attori politici sul rettore palermitano giocano a suo favore, e della teorizzata unità di colazione traccia anche il perimetro. Convinto di poterne ancora incarnare la sintesi. Si può andare da Fava ad Alfano, secondo il governatore, in barba agli strali della sinistra radicale e nel momento in cui Alternativa popolare rilancia ancora una volta il nome di Giovanni La Via nelle more delle decisioni dem. «Io non ho pregiudizi – sibila il presidente – Voglio un’unità larga, prima di tutto con la sinistra e poi anche settori di centro moderato attorno ad un programma chiaro e preciso».

E se invece il governatore fosse strumento di quei settori del Pd che, senza farlo pubblicamente, spingono per accantonare quel Micari che non entusiasma? «Sto facendo un tentativo estremo per riunire tutti, non sono io a rompere il centrosinistra chiedendo le primarie, del resto con il rettore l’unità si è già rotta». C’è anche un’altra parola che ritorna spesso fra quelle pronunciate durante l’aperitivo del presidente: Renzi. «Dovrei incontrarlo fra uno o due giorni, è normale, si deve decidere perché le primarie vanno fatte il 17 settembre». Ma se il segretario Pd non le darà ascolto, che succede? «Se mi chiede questo è come se io non credessi alla mia stessa proposta», chiude infastidito Crocetta, per poi ordinare un analcolico al bar. 

Francesco Vasta

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