Dal prestigioso palcoscenico dello stadio Cibali, con la casacca del Calcio Catania, a quello della piazza di spaccio del Tondicello della Playa, nel cuore del quartiere San Cristoforo. Un declino inesorabile a cui, adesso, si aggiunge la pesante accusa di associazione mafiosa come «uomo di spicco» del clan Cappello-Bonaccorsi diretto da Massimiliano Salvo. Il protagonista di questa storia è Nunzio La Torre, sottoposto a fermo la notte scorsa durante una maxi retata della polizia su delega della procura distrettuale antimafia di Catania. Insieme all’ex centrocampista, sono finite agli arresti altre 20 persone. Tutte, secondo l’ipotesi dei magistrati, impiegate come pusher e vedette nella piazza di spaccio del clan. Per loro si aggiunge anche «l’aggravante di avere favorito il clan Cappello con l’obiettivo, in particolare, di fornire sostentamento ai detenuti in carcere».
L’area della città finita sotto la lente d’ingrandimento della Squadra mobile è la stessa che, nella notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre, era stata trasformata in una sorta di ring, con decine di persone scese in strada per evitare, senza successo, l’arresto da parte della polizia del pusher Francesco Samuel Grillo, 18 anni. Momenti di alta tensione, con macchine delle forze dell’ordine danneggiate e alcuni poliziotti contusi costretti alle cure del Pronto soccorso. Nei giorni scorsi la prima risposta delle forze dell’ordine, fatta di alcune perquisizione nell’area di piazza Caduti del Mare e l’arresto del 25enne Sebastiano La Torre, scovato a casa dei suoceri e accusato addirittura di tentato omicidio. L’uomo è ritenuto il vero regista del violento assalto agli agenti per impedire l’arresto di Grillo.
Come riporta il provvedimento di fermo, la piazza di spaccio avrebbe avuto nell’ex calciatore il suo top player. Entro 48 ore il giudice per le indagini preliminari etneo dovrà confermare o meno le misure restrittive. I trascorsi calcistici di Nunzio La Torre passano anche per una sfortunata stagionea Cagliari, squadra dove sbarca dopo due anni ai piedi dell’Etna in serie C. Per lui l’annata 1993 è quella della vita, anche perché il salto è di quello che conta con un palcoscenico di prestigio che fa rima con serie A e coppa Uefa, ma l’allora giovanissimo La Torre vede il campo solo alla fine di ottobre, quando affronta il Cesena in coppa Italia. Di lui poi si perdono le tracce, salvo due anonime stagioni in C tra Siracusa e Matera, società con cui chiude la carriera nel 1996. Poi un lungo inabissamento fino al 2017. Anno in cui ricompare, invecchiato, appesantito e con meno capelli, perché coinvolto in un blitz della polizia di Ragusa. Da calciatore a ladro professionista in trasferta.
La nuova vita adesso farebbe rima con le note della mafia. Per un business concentrato interamente in un triangolo di strade nel quartiere San Cristoforo. Luoghi specifici come punti dove nascondere la droga o basi logistiche. In particolare si fa riferimento al centro scommesse RedStore, proprio in piazza Caduti del Mare, e al vicino chiosco Belvedere, attività quest’ultima riconducibile ai fratelli La Torre e da questa mattina chiusa, ma già in passato finita nel mirino come abituale ritrovo di pregiudicati. Per custodire marijuana e cocaina, invece, il clan avrebbe utilizzato alcuni appartamenti nelle strade limitrofe, tra via Carobene, via Fiducia e via Molo di Levante. Insieme ai La Torre, stando alle accuse, ad organizzare la piazza di spaccio erano anche Luca e Salvatore Indelicato e Steven Pescatore. Il fratello di quest’ultimo, Michael Giuseppe, è stato arrestato durante il blitz dei giorni scorsi perché trovato in possesso di cocaina e di tremila euro in contanti a casa. Salvatore Indelicato, invece, è un volto noto del tifo organizzato che gravita attorno al Calcio Catania e in particolare al gruppo degli ultras della Falange d’Assalto.
Il gruppo dell’ex calciatore La Torre, stando alle accuse, si sarebbe avvalso anche della manodopera di alcuni minorenni. Scorrendo la lista degli indagati spicca anche la 32enne Maria Grillo, sorella del pusher 18enne poi arresto nonostante l’imponente dispiegamento di forze all’interno della piazza di spaccio. La donna, stando alla ricostruzione, avrebbe fatto parte del gruppo che lo ha difeso a muso duro.
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