Crocetta e Raciti commemorano Pio La Torre, dimenticando il Muos

COME SI FA A RICORDARE CHI HA LOTTATO E FORSE E’ MORTO PER ESSERSI OPPOSTO ALLA MILITARIZZAZIONE DELLA SICILIA SENZA ATTUALIZZARE L’ODIERNA ARROGANZA DEI MILITARI AMERICANI CHE STANNO PIAZZANDO UN’ARMA LETALE NEL CUORE DELLA NOSTRA ISOLA? LA PRESENZA DEL GOVERNATORE, CHE HA DEFINITO LE ANTENNE SATELLITARI DI NISCEMI “STRUMENTO DI PACE”, E’ A DIR POCO INOPPORTUNA

Forse, per quest’anno, il PD siciliano avrebbe fatto meglio a non commemorare Pio la Torre. Perché non si può ricordare il dirigente del Pci siciliano, che ha combattuto a viso aperto non soltanto la mafia, ma anche gli americani che in quegli anni stavano militarizzando la Sicilia, ignorando che gli stessi americani, oggi stanno imponendo alla nostra Isola il Muos a Niscemi.

Noi ci rendiamo conto che il PD non è più il Pci. Ma gli eredi di quella tradizione non possono, per questioni di convenienza di bassa lega, dimenticare l’arroganza degli americani. Erano arroganti allora, i militari americani, quando trasformarono la Sicilia – e non solo Comiso – in una base militare. E sono arroganti oggi, che, con la connivenza dei Governi nazionale e regionale, stanno piazzando le antenne del Muos, che non si limiteranno a fare della nostra Isola un obiettivo per possibili attentati terroristici, ma anche un luogo dove uomini e cose verranno massacrati da una tempesta di potenti onde elettromagnetiche delle quali non si conoscono gli effetti sulla salute umana e, in generale, sull’ambiente.

Il Muos è uno strumento di guerra. Ed è imbarazzante che a commemorare Pio La Torre sia andato anche il presidente della Regione, Rosario Crocetta, che in un’intervista a La Voce di New York ha definito il Muos uno “strumento di pace”. Tutto questo è incredibile!

La verità è che La Torre – una delle persone più serie che ha attraversato la politica siciliana negli ultimi cento anni – andava spesso controcorrente da vivo e non viene ricordato bene ora che non c’è più.

Negli anni ’60 e, soprattutto, negli anni ’70 del secolo scorso alcuni dei suoi suoi compagni di Partito – e parliamo del Pci – dicevamo che “La Torre aveva la fissa della mafia”. Perché ne parlava spesso, anche quando altri politici, compresi alcuni dei suoi compagni di Partito, non ne parlavano.

Ha fatto parte della prima Commissione parlamentare Antimafia. E’ la Commissione parlamentare che ha chiuso i lavori nel 1976. Di fatto, fu lui a scrivere una delle due relazioni di minoranza di quella che è stata la più importante Commissione Antimafia della storia della Repubblica italiana. Decine e decine di volumi che, letti attentamente, anticipano tanta storia criminale degli anni ’80 e, retrospettivamente, ‘illuminano’ anche certi fatti che andranno in scena nei primi anni ’90.

Non è questa la sede per approfondire la figura di un personaggio complesso. Un uomo politico che, benché giovane, capisce, ad esempio, che l’avventura del ‘milazzismo’, alla fine degli anni ’50, comprometterà, forse in modo irreversibile, una parte del suo Partito.

La Torre – soprattutto a Palermo – è stato il vero avversario della ‘Borghesia mafiosa’. E nella relazione di minoranza scritta di suo pugno alcuni passaggi, sotto questo profilo, sono illuminanti.

A noi, la commemorazione di oggi, da parte di certi personaggi, ha ricordato i giorni i cui La Torre tornava in Sicilia, alla segretaria regionale del Pci. Quando alcuni dirigenti di quegli anni non lo volevano – alcuni, addirittura, in uno dei suoi primi interventi, lo fischiarono – perché faceva capo alla ‘destra’ del Pci, allora impersonata da Paolo Bufalini, Emanuele Macaluso, Gerardo Chiaromonte e Giorgio Napolitano.

La Torre aveva perfettamente chiari i rapporti tra la mafia e gli interessi forti degli Stati Uniti in Sicilia. Ed è in questo scenario che inizia la sua battaglia contro la militarizzazione della nostra Isola. Pensava – e non sbagliava – che la militarizzazione della Sicilia da parte degli americani avrebbe rafforzato la mafia. E inquinato la vita politica italiana, siciliana e gli stessi Partiti, compreso il suo.

Non sbagliava. Perché conosceva molto bene – ai suoi tempi molto meglio di chiunque altro – i rapporti tra la ‘Borghesia mafiosa’ siciliana e gli Usa. E’ in questo scenario che inizia la sua battaglia su due fronti: moralizzazione della politica in Sicilia e lotta contro la militarizzazione dell’Isola.

Nel suo partito intercetta e manda all’aria una tangente di circa 300 milioni di lire di allora su un ‘Palazzo dei congressi’ di Palermo che infatti non vedrà la luce. E scova e denuncia le truffe sugli agrumi conferiti dalle associazioni dei produttori agricoli ai centri Aima. In pratica, una mega truffa a spese dell’allora Comunità economica europea che coinvolgeva soggetti riconducibili alla Dc, al Psi e anche al Pci.

Contemporaneamente, apre al mondo cattolico, che partecipa – insieme al popolo della sinistra di quegli anni – a un grande movimento di massa per la pace, contro la militarizzazione della Sicilia e, segnatamente, per bloccare i missili Cruise localizzati, in parte, nell’aeroporto di Comiso.

Per questo, oggi – a 32 anni dalla sua morte (e dalla morte di Rosario Di Salvo, che quella mattina si trovava con lui) è importante ricordarlo in occasione della lotta contro il Muos. Perché non si può ricordare oggi La Torre facendo finta che in Sicilia non sia in corso una nuova militarizzazione. Sotto questo profilo hanno ragione da vendere i protagonisti della lista Tsipras. 

Ci rendiamo conto che il PD siciliano e Crocetta, sui militari americani, non la pensano come Pio La Torre. Però queste cose è bene dirle. Per amore di verità. Perché quando ci sono di mezzo armi letali come il Muos di Niscemi è bene dividersi.

Chi è d’accordo con i militari americani va da una parte. Mentre chi non è d’accordo va da un’altra parte. Le due cose non possono andare insieme. Il PD di Raciti e Crocetta se ne dovranno fare una ragione.

 

 

Redazione

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