«In Sicilia in questi anni abbiamo portato avanti una battaglia per liberarci dalla mafia, in Calabria invece sono ancora all’inizio. Siamo preoccupati delle eventuali infiltrazioni mafiose della ‘ndrangheta che si potrebbero estendere a Messina». L’autorità portuale dello Stretto disegnata lo scorso mercoledì dal Consiglio dei ministri non piace al governatore della Sicilia Rosario Crocetta, che oggi, in visita nel capoluogo peloritano, ha usato parole molto dure nei confronti del governo nazionale. A non andare giù è soprattutto l’accorpamento dei porti di Messina e Milazzo con quelli calabresi e la scelta di Gioia Tauro come capofila.
Durante un sopralluogo oggi nella zona falcata di Messina, che potrebbe essere riqualificata grazie ai fondi del Piano di Azione e Coesione per una spesa di oltre 50 milioni di euro, Crocetta ha rivelato di aver inviato una lettera al ministro dei Trasporti Graziano Delrio e una al premier Matteo Renzi contestando l’accorpamento di Messina a Gioia Tauro, e chiedendone l’unione con l’Authority di Augusta. «Io sostengo l’integrità della Sicilia e da siciliano non posso non sostenere la rilevanza di Messina, una delle città più importanti della Regione. Non capisco perché dovrebbe finire in coda a un’autorità portuale spostata a Gioia Tauro», ha sottolineato il presidente, spiegando come il discorso sarebbe stato diverso se Messina fosse stata messa come capofila.
«Ho già manifestato il mio dissenso scritto e se l’eventuale decreto del Consiglio dei Ministri venisse approvato senza che ci sia stato il pronunciamento della Regione, sarebbe incostituzionale – incalza Crocetta -. Noi non siamo stati formalmente invitati dalla seduta del consiglio, come invece prevedono legge e costituzione. Per noi non ha alcun valore e lo sa bene anche il governo». La riforma dei sistemi portuali italiani prevede che l’intesa definitiva passi dal vaglio della Conferenza Stato Regioni, alla quale la Sicilia sarà presente. Crocetta nella sua visita in riva allo Stretto ha invitato i Messinesi a insorgere perché, ha sostenuto, «se Messina assume una posizione leader è un discorso, ma cambia se diventa una succursale di Gioia Tauro. Questa situazione mi sembra sia invisa agli operatori economici della città, che sono preoccupati anche per il peso rilevante che ha la ‘ndrangheta nel controllo di Gioia Tauro». Crocetta sostiene infatti che «mentre in Sicilia in questi anni abbiamo portato avanti una battaglia per liberarci dalla mafia, in Calabria sono ancora all’inizio. Siamo preoccupati delle eventuali infiltrazione mafiose della ‘ndrangheta che si potrebbero estendere a Messina».
L’intenzione di Crocetta di bloccare la riforma ha fatto balzare dalla sedia l’ex ministro Gianpiero D’Alia. «Resto stupito da questa iniziativa occulta del presidente Crocetta contro la decisione del governo di istituire l’Autorità portuale dello Stretto – commenta -. Non capisco se questo è frutto di una delle sue tante estemporaneità o di qualche manina privata. Mi sarei aspettato dal governatore una riflessione più seria, trasparente e condivisa con il territorio a tutela degli interessi della Sicilia e della provincia di Messina. L’Autorità dello Stretto – prosegue l’ex ministro – è una opportunità di crescita per la nostra Isola che può giocare un ruolo determinante nel Mezzogiorno, grazie alla creazione del più grande sistema portuale del Sud».
D’Alia auspica quindi che «Messina stia a pieno titolo dentro la più grande autorità portuale del Mezzogiorno che sarà chiamata a governare anche lo Stretto di Messina. Crocetta – aggiunge – faccia valere il peso del suo ruolo di presidente della Regione nella direzione intrapresa da Messina insieme al governo nazionale e non per fare da megafono di interessi legittimi di qualche operatore privato».
Giudica negativamente la nuova autorità dello Stretto anche la Rete Civica per le infrastrutture del Mezzogiorno, che fornisce motivazioni di natura economica. «Senza continuità ferroviaria e stradale è un’allucinazione – affermano Ferdinando Rizzo e Franco Tiano -. Solo gli investimenti su ferrovie e ponte ferroviario e stradale avrebbero consentito di unire la Sicilia ai mercati europei con i treni a lunga percorrenza. L’accorpamento con il porto di Gioia Tauro rappresenta un mero suicidio che sarà chiaro in un paio di mesi, dato che il 50 per cento delle somme prodotte dai ricavi dei quattro porti di Messina e di Milazzo sarà ridistribuito».
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