«Carissimi amici del Digio, dopo la bella notizia che avete ricevuto questa mattina, è con mio grosso dispiacere annunciare che il nostro Luca ha avuto una grossa crisi respiratoria, pertanto è stato nuovamente attaccato alla macchina. Il nostro abbraccio dev’essere più forte che mai». Continua a essere lento e in salita il percorso di ripresa per Gianluca Di Gioia, l’insegnante 36enne originario di Caltavuturo, che solo stamattina si era risvegliato dal coma farmacologico durato dieci giorni, respirando autonomamente. La famiglia, gli amici e i tanti utenti, che attraverso i social hanno conosciuto la sua storia inviando un proprio contributo in denaro per sostenere le costose cure, non fanno in tempo a festeggiare che ecco l’ennesima brutta notizia.
Il web è una pioggia di preghiere e di incitamenti: «Forza Digio, non mollare», scrivono. Qualcuno sdrammatizza e rivolgendosi a lui come se potesse leggere gli chiede di «non fare scherzi». Il fratello Salvatore, che ha comunicato il nuovo stato di salute del ragazzo, cerca di rimanere ottimista e tiene costantemente aggiornati gli oltre settemila membri del gruppo Facebook Aiutiamo Gianluca (Il Digio), creato per lanciare una raccolta fondi virtuale. Membri che adesso, a leggerne l’apprensione, non sembrano neppure degli estranei.
Il giovane insegnante è ricoverato nella clinica privata Bangkok Hospital di Udon Thani, una cittadina thailandese a pochi chilometri dal confine con il Laos, dove sono avvenuti l’avvelenamento e la rapina. Gianluca Di Gioia è rimasto riverso in strada in fin di vita per circa sette ore, sotto la pioggia battente, prima che la polizia locale si accorgesse di lui e chiamasse i soccorsi. Condizioni, queste, che potrebbero influire sulla rapidità della sua ripresa. Intanto, come scrive Eliana sul gruppo dedicato alla vicenda, non resta che crederci ancora: «Digio lotta!».
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