Crisi ‘lampo’ del Governo Crocetta: riusciranno i nostri ‘eroi’ (Lumia e Confindustria Sicilia) a cedere al PD?

RICORDATE COSA SI DICEVA MARTEDI’ SCORSO? IN DUE, TRE GIORNI AL MASSIMO IL NUOVO GOVERNO SARA’ VARATO. SIAMO A DOMENICA. E IL PRESIDENTE E’ IN MEZZO AL MARE. E SI E’PURE SCHIERATO CON RENZI ALLA LEOPOLDA IN UNA SICILIA DOVE I RENZIANI SONO MINORANZA. SULLO SFONDO, ANCHE UNO SCONTRO TRA UDC E ARTICOLO 4

Ricordate? Martedì scorso la presidenza dell’Ars, in barba al regolamento d’Aula, cambiava il calendario dei lavori parlamentari, bloccava la discussione su due mozioni di censura con la scusa che c’era l’azzeramento della Giunta di Rosario Crocetta. Accanto a questa scorrettezza istituzionale iniziava il tam tam: la crisi di Governo sarà veloce, uno, due, tre giorni al massimo e la nuova Giunta sarà pronta. Sarà una crisi-lampo.

Siamo arrivati a domenica. Sono passati cinque giorni. La settimana politica e parlamentare si è chiusa. Ma del nuovo Governo non c’è traccia. Intanto, ieri, il PD si è diviso: oltre un milione di persone in piazza solo a Roma con la Cgil di Susanna Camusso; Matteo Renzi e i suoi ‘generali’ alla ‘Leopolda’. E che ha fatto il presidente Crocetta? Si è schierato con Renzi. Tutto questo in una Sicilia dove la stragrande maggioranza degli elettori del PD è schierata, di fatto, contro Renzi.

Che personaggio che è questo Crocetta, ragazzi: prima fa ‘rapinare’ le ‘casse’ della Sicilia dal Governo Renzi – solo quest’anno Matteo si è preso dal Bilancio regionale 2014 quasi 1 miliardo e 350 milioni di euro – e poi va alla ‘Leopolda’ a manifestale la propria fede renziana nella speranza che il Governo nazionale gli restituisca una parte dei soldi che si è fatto scippare. E magari i soldi per fare il Bilancio 2015 che parte con un ‘buco’ di 3 miliardi di euro… Penoso.

Tutto questo, ovviamente, complicherà la crisi del Governo siciliano, che non è stata “lampo” e che rischia di non concludersi martedì prossimo.

Intanto nel PD siciliano cresce di ora in ora il numero di dirigenti , militanti e simpatizzanti che, come ai tempi del Governo di Raffaele Lombardo, non ne vuol sapere di entrare a far parte del Governo Crocetta. Certo, un ‘pezzo’ del PD è già con l’attuale esecutivo: i renziani di Davide Faraone e di Giuseppe Lupo. Ma quanto contano questi signori in termini elettorali, alla luce della grande manifestazione di Roma, dove tutta l’opposizione a Renzi, interna al PD, era in piazza con la Cgil?

Non sarà facile, per i dirigenti del PD siciliano, il segretario regionale Fausto Raciti in testa, spiegare alla base un’eventuale partecipazione ad un Governo regionale screditato. Un Governo contro il quale una formazione politica veramente popolare – il Movimento 5 Stelle – scende in piazza oggi, a Palermo e nel resto della Sicilia, per raccogliere le firme per una mozione di sfiducia popolare.

Davanti al più grande Partito politico della Sicilia – perché i grillini sono il primo Partito dell’Isola per numero di voti – che scende in piazza contro il Governo Crocetta non sarà facile, per Raciti, far ‘digerire’ alla propria base un’eventuale partecipazione al Governo regionale. Soprattutto in presenza della riproposizione di vecchi metodi e di nomi più screditati dei vecchi metodi.

Il rischio c’è, dal momento che Crocetta insiste nel dire no a una Giunta tutta nuova. Gli altri alleati – da Articolo 4 all’Udc, fino a Drs di Totò Cardinale – hanno capito che serve una svolta e hanno già fatto sapere di essere pronti a cambiare gli assessori.

Ma Crocetta insiste: Nelli Scilabra deve restare perché così vuole il senatore Giuseppe Lumia; Linda Vancheri deve restare perché così vuole Confindustria Sicilia. E via continuando con le solite facce.

La verità è che le distanze tra il PD siciliano di Raciti e Crocetta sono siderali. Già per il governatore, per Lumia e per Confindustria Sicilia sapere che almeno sei assessori non risponderanno più a loro è traumatico. Sapere che non potranno più controllare contemporaneamente Formazione professionale, Attività produttive (e quindi Irsap) ed Energia (e quindi acqua e rifiuti), ma che dovranno cedere almeno uno, o forse due di questi settori li manda in tilt. Già hanno dovuto cedere l’agricoltura a Lino Leanza che non gli passa nemmeno i limoni per l’insalata…

Figuriamoci, poi, come reagirebbero in presenza di una Giunta ‘politica’ a tutti gli effetti, con i capigruppo chiamati a svolgere il ruolo di assessori, in assessorati-chiave.

Insomma, per far ‘digerire a Lumia e a Confindustria Sicilia una prospettiva del genere ci vorrebbero lunghi mesi di ‘meditazione’, altro che “crisi lampo”!

Tra l’altro, c’è anche un altro problema, che sta passando in secondo piano, ma che non va sottovalutato.

L’Udc di Giampiero D’Alia sta provando a riunificarsi e a puntare sulla regionalizzazione del Partito. Lo fa con almeno tre anni di ritardo. Prima hanno dovuto consumare l’alleanza con Mario Monti e restare ‘bruciati’.

Questa formazione politica conta due posti in Giunta. Mentre Articolo 4 di Lino Leanza ne ha solo uno.

Ora, se il Nuovo centrodestra democratico dovesse decidere di fondersi con l’Udc, andando al di là di un’alleanza elettorale, i due assessorati sarebbero giustificati. Ma attualmente – con il Nuovo centrodestra siciliano diviso: un ‘pezzo’ di questa forza politica che appoggia il Governo Crocetta sottobanco (Pino Firrarello, Giuseppe Castiglione e il capogruppo all’Ars Nino D’Asero) e un altro ‘pezzo’ che fa opposizione – Articolo 4 vale più dell’Udc. E avrebbe diritto al secondo assessorato.

Un’altra ‘grana’ che prima o poi – ammesso che la crisi rientri – Crocetta dovrà affrontare.

Redazione

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