«Abbiamo inviato a Roma l’elenco dei progetti rimodulato, adesso attendiamo l’esito del Consiglio dei ministri che si terrà domani. In tutta franchezza, mi auguro che cambi qualcosa perché nell’ultimo incontro abbiamo trovato un muro di gomma: non hanno ascoltato né noi né la Regione. L’unica speranza è che il Governo dichiari lo stato di emergenza perché siamo in una situazione catastrofica». Con gli invasi ormai praticamente a secco, non nasconde la sua rabbia la presidente dell’Amap Maria Prestigiacomo alla prese con la crisi idrica. Da settimane, infatti, non cade una goccia d’acqua e nel giro di poco tempo, al massimo un paio di mesi, i bacini saranno praticamente vuoti. E mentre gli occhi dei palermitani scrutano il cielo, quelli dell’Amap e della Regione sono puntati sulla Capitale.
Secondo l’ultimo rilevamento, infatti, aggiornato a ieri e riportato sul sito dell’azienda idrica, i quattro invasi hanno riserve ridottissime. In quello di Piana degli Albanesi sono stoccati 2.713.000 metri cubi, il 10,24 per cento della portata complessiva; l’invaso Poma dispone di 9.353.000 metri cubi, 15,22 per cento; lo Scanzano 1.987.000 metri cubi, il 17,48 per cento; il Rosamarina 19.643.000 metri cubi 20,29 per cento. Il nuovo piano, messo a punto con la Regione dopo l’incontro di lunedì scorso con la Protezione civile, purtroppo non assicura soluzioni immediate. Rispetto al progetto iniziale – che prevedeva l’utilizzo di alcuni dissalatori mobili in attesa della costruzione di tre fissi è stato bocciato perché i costi sarebbero dovuti ricadere sull’azienda – l’obiettivo è quella di un unico grande dissalatore da 800 litri al secondo, da collocare lungo la costa nelle vicinanze di Isola delle Femmine. Ma gli intervalli per la realizzazione, in assenza della dichiarazione dello stato di emergenza, sono lunghi e il tempo stringe.
«Con il governo nazionale si è scelto di realizzare un grande dissalatore più alcuni più piccoli che non sappiamo ancora se andranno a Acqua dei Corsari o altrove. Ma, senza il via libera da Roma – prosegue Prestigiacomo – ci vorrebbe troppo, solo per il bando di gara normalmente occorrebbero almeno sei mesi». Allora si pensa ad altro, all’approvvigionamento da pozzi privati. Anche in questo caso, i tempi della burocrazia non sono brevi e tra i controlli dell’Asp e autorizzazioni passerebbe almeno un anno. E, comunque, non sarebbero una soluzione definitiva: «Per Palermo e provincia servono 3500 litri al secondo, ma possiamo mai prelevarli dai pozzi? Una parte si potrà pure ricavare, ma siamo in una situazione che non si è mai verificata. Perfino nel 2001-2002, quando si sono registrati livelli simili di piogge, c’era comunque l’invaso di Rosamarina quasi pieno, mentre oggi è ridotto al 20 per cento della sua capienza».
A dare un po’ di respiro alle esigue riserve idriche palermitane, potrebbe venire in soccorso la sorgente di Presidiana, a Cefalù. L’Amap ha già appaltato i lavori per prelevare l’acqua e immetterla nella condotta di Scillato. Anche in questo caso, però, alcune lungaggini ne ritardano la realizzazione, come spiega la numero uno dell’azienda: «La ditta sta cominciando i lavori ma le sponde del fiume sono di competenza dell’Anas: abbiamo già incontrato i loro tecnici ma serve un nuovo confronto. La questione è sempre la stessa: senza stato di emergenza non possiamo muoverci velocemente».
Nel pacchetto di interventi richiesti da Roma, infine, anche quello legato alla riduzione delle perdite delle condotte: «Abbiamo già due progetti pronti: le sottoreti di Boccadifalco e Villagrazia, ma si tratta di interventi già inseriti nel Patto per il Sud» e, anche stavolta, servono mesi prima della realizzazione. Insomma, senza piogge, l’unica speranza sembra legata al governo nazionale. Eppure, ancora non si sa con certezza se domani questo tema finirà sul tavolo del Cdm: «Non ci hanno comunicato nulla – aggiunge amareggiata Prestigiacomo – il Governo nazionale si deve brigare perché siamo in una situazione disastrosa. Mi auguro che possa piovere anche domani ma, comunque finisca questa storia, ho preso questo impegno: i nostri figli non devono trovarsi nella situazione drammatica in cui siamo oggi».
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