«Veniamo da un’esperienza straordinaria dal 2017 con la riconferma a sindaco di Palermo, con una chiara visione di continuare quello che dal 2012 Palermo ha fatto: un profondo cambio culturale, una nuova credibilità nazionale, un’attrattiva turistica con conseguenze anche in termini economici e in questo quadro, in piena pandemia, ho assistito da alcuni mesi a un nervosismo del consiglio comunale, una sorta di maionese impazzita». Parole di Leoluca Orlando, che stamattina è stato protagonista di una lunga intervista ai microfoni di Radio Fantastica Rmb in cui ha trattato tutti i punti della crisi che ha stravolto l’assetto di sala delle Lapidi e della Giunta, con le dimissioni dei due assessori in quota renziana.
«Ho cercato in qualche modo di capire se si trattava di singoli episodi – continua il primo cittadino – Processi continui ai dirigenti in aula, insulti agli assessori che si presentavano in aula, un clima nervoso, una condizione che ha impedito al Consiglio di approvare proposte di giunta di enorme rilievo e importanza, dagli interventi a favore delle categorie produttive alla approvazione del regolamento sui beni confiscati, sui beni comuni a tutta una serie di disposizioni che riguardavano il reclutamento di operatori ecologici per il controllo delle discariche abusive, oltre alla prospettiva di dovere affrontare il nuovo Piano regolatore generale. Tutto questo mentre la giunta cercava di continuare a fare la propria parte attraverso le mille emergenze, ma anche i mille risultati quotidiani».
In sindaco torna anche sulla goccia che ha fatto traboccare il vaso, la bocciatura del Piano triennale delle opere pubbliche 2020-22. «La mancata approvazione prima del bilancio consolidato e dopo otto giorni del Piano è stato in qualche modo una sorta di momento della verità, non si può bocciare il Piano triennale delle opere pubbliche bloccando 600milioni di investimenti, risorse recuperate in questi anni dal governo nazionale, dall’Unione europea, oltre che dal governo regionale. E con tutta una serie di infrastrutture pronte ad andare in gara. Interventi sulle periferie, sul fronte scolastico, interventi infrastrutturali necessari a dare gambe a questa visione»
Non mancano gli attacchi a Italia Viva, con un gruppo consiliare che adesso sarà chiamato, secondo la visione di Orlando, ad assumersi le responsabilità del proprio operato. «La mancata approvazione per il comportamento del gruppo consiliare di Iv, che è stato lo stesso che in passato si era contraddistinto contribuendo a quel nervosismo del quale ho parlato è stato seguito da una richiesta di azzerare tutto e seguire il modello Draghi, coinvolgendo anche la Lega di Salvini. – prosegue Orlando – Ho capito che la vera prudenza è la rottura. Così non si poteva andare avanti perché era una contraddizione rispetto al mandato ricevuto nel 2017 a larga maggioranza da parte degli elettori, ma anche una provocazione a livello personale».
Adesso sguardo al futuro, con la difficile missione di portare a termine la sindacatura senza poter contare sulla maggioranza in Consiglio. «Sapevo che sarei stato sindaco di minoranza in consiglio comunale, ma sapevo che sarebbe stato meglio perdere restando in piedi piuttosto che proseguire questo logorante rapporto che ha danneggiato negli ultimi mesi con pesanti conseguenze la vita della città. Adesso la giunta e il sindaco sono un’identità istituzionale, il consiglio comunale è un’altra identità istituzionale. Se nella proposta del Piano triennale delle opere pubbliche c’era qualche opera che non era gradita si poteva anche emendare e invece no. In tutta fretta, senza neanche mettere all’ordine del giorno questa delibera importante, di fronte alla richiesta per sospendere per esaminare la delibera, si è scelto di andare comunque in votazione avendo l’obiettivo di farlo bocciare. un obiettivo che è stato poi coronato dalla richiesta di coinvolgere la lista Salvini».
«Rompendo adesso faccio appello a tutti i consiglieri comunali, nessuno escluso, di avere senso di responsabilità e di non danneggiare per proprie alchimie, per propri progetti, per proprie volontà di parte la città – continua – Farò valere la responsabilità politica ed etica non soltanto di Italia Viva, ma di tutti i consiglieri comunali, nessuno escluso. Dopo quanto è successo è stata fatta chiarezza. Io farò la mia parte fintanto che sarò chiamato a farla, chiedo che tutti facciano la propria, guardandosi allo specchio e chiedendosi se questo nervosismo serva a qualcosa. Secondo me non serve neanche a chi la produce, perché chi semina vento raccoglie tempesta».
Sguardo infine alle elezioni del 2022. «Una cosa è certa, che dal 2022 non sarò più sindaco di Palermo, ma quello che Orlando chiede, con molta calma e con molta forza, è che non si distrugga il cambiamento culturale di questa città. Che non si sfregi l’immagine della città, rovinando quella dimensione internazionale che non è solo un vezzo del sindaco, ma è un modo per fa sì che Palermo sia una città accogliente, non solo quando accoglie i migranti, ma anche quando accoglie milioni di turisti che alla fine della pandemia dovranno tornare. Vogliamo continuare a distruggere l’economia in un momento così difficile in cui dobbiamo contrastare un Covid che purtroppo a Palermo non sembra essere in calo?».
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