Una lunga lettera firmata dall’amministratore unico Mauro De Angelis annuncia i titoli di coda definitivi per il call center Qè srl di Paternò. La Regione intanto dichiara l’estinzione della casa d’ospitalità Salvatore Bellia. Sono questi i tratti della crisi del lavoro a Paternò, un vortice che coinvolge quasi 600 lavoratori della cittadina pedemontana. Il licenziamento collettivo di Qé viene ufficializzato «per cessazione attività, per un numero complessivo di 233 lavoratori». Ovvero coloro che avevano un contratto a tempo indeterminato. Altri 300 avevano già perso le speranze a causa dei loro contratti a progetto mentre 38 si sono già dimessi per provare a ottenere gli ammortizzatori sociali. La missiva di De Angelis, suddivisa in punti, si apre con l’elenco delle motivazioni che hanno portato l’azienda alla dolorosa scelta che domani verrà affrontata in un vertice convocato dalla prefetta Maria Guia Federico insieme alle rappresentanze sindacali. Altro fronte della crisi aperto è quello dei 16 dipendenti della casa d’ospitalità Salvatore Bellia da 35 mesi sono senza stipendio, e sui pesa la scure dell’estinzione della sua attività disposta dall’assessorato alla Famiglia della Regione siciliana.
Faremo una società per la gestione del servizio
Commissariato dal 30 giugno, l’istituto regionale è gravato da quasi tre milioni di debiti. «Siamo in stato di agitazione – spiegano i lavoratori -. Si è tanto parlato ma ancora non abbiamo visto nulla di concreto». «Inoltre – sottolineano -, vogliamo denunciare anche l’assenza di sicurezza. Vista la mancanza del certificato antincendio, la struttura può ospitare solo 25 persone, quando in realtà accedono oltre 60 soggetti». Da parte sua il sindaco Mauro Mangano ha ribadito che si sta lavorando per «mantenere la funzionalità della struttura per avere continuità» in secondo luogo si sta cercando di trovare una soluzione con la costituzione di una società per la gestione del servizio dopo l’estinzione.
Sulla questione la commissione ai servizi sociali del Comune ha aperto un tavolo di confronto con l’assessore al ramo Salvo Galatà. «Siamo preoccupati, inutile nasconderlo – spiega il presidente Ezio Messina – Il tempo stringe e l’amministrazione è nota per i suoi risultati poco brillanti». Galatà, da parte sua, ha assicurato che «un pool di avvocati e consulenti sta lavorando alla nascita della nuova società». In altro mare, invece, la situazione relativa al call center Qè. Nonostante la Di Bella group abbia manifestato, nel corso di un tavolo tecnico svoltosi alla Regione alla presenza dell’assessore Mariella Lo Bello un interesse concreto, a patto che sussistano «determinate condizioni», per la creazione di una nuova realtà imprenditoriale.
Siamo lavoratori senza lavoro
Un’idea che possa rappresentare un’opportunità di innesto tra competenze dei lavoratori e nuovi sviluppi tecnologici. Il primo cittadino di Paternò Mangano ha scritto una nota alla prefetta di Catania Maria Guia Federico per chiedere un suo intervento per sbloccare il tutto. «La situazione è ancora in una fase di stallo. Mentre si stanno portando avanti iniziative volte a far ripartire le attività imprenditoriali per rioccupare i lavoratori, questi ultimi non hanno alcun reddito né godono degli ammortizzatori sociali e molti vivono una condizione drammatica, che non può evidentemente protrarsi oltre»,spiega in una nota.
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