Crescita esponenziale dei Compro oro Punti di forza di economia illegale?

La proliferazione dei Compro Oro non è una particolarità etnea. Al contrario, è un fenomeno endemico che ha caratterizzato l’intero Paese in egual modo. Secondo un’indagine congiunta di Anopo (Associazione nazionale operatori professionali in oro) e Aira (Associazione italiana responsabili antiriciclaggio), nell’arco di soli sette mesi, tra aprile e novembre 2011, il numero di imprese nel settore ufficialmente registrate è aumentato di 8 mila. Un’esplosione.

Dietro questa crescita esponenziale non ci sarebbero, necessariamente, le mafie. Secondo il 46° rapporto del Censis sulla situazione sociale del Paese le unità familiari che, nel 2012, avrebbero venduto oggetti preziosi ai Compro Oro sarebbero 2,5 milioni. In un’Italia che ancora non riesce a riprendersi economicamente, dove più del 12% di chi cerca lavoro non lo trova (cifra che arriva al 35%, se parliamo di giovani fino a 24 anni), dove il numero di poveri è aumentato a quasi 10 milioni, è concepibile che molti decidano di vendere qualche oggetto prezioso per arrivare a fine mese. E con l’aumento dell’offerta di oro e altri metalli preziosi, il numero degli esercizi che li comprano non poteva che crescere.

Ma sono cresciuti troppo e in modo spropositato, cosa che desta sospetti, spesso più che fondati. Ranieri Razzante, fondatore dell’Aira e professore in legislazione antiriciclaggio a Bologna, nel suo libro sul tema scrive che nel 60% dei controlli delle forze dell’ordine sui Compro Oro si identificano atti criminali, come evasione, usura e riciclaggio di denaro sporco. Le indagini del pm Giuseppe D’amico e del procuratore Ilda Bocassini hanno rivelato una forte presenza di ‘ndrangheta nella rete dei Compro Oro milanesi.  La mancanza di regolamentazione anti-infiltrazione criminale e la facilità con cui un Compro Oro può essere aperto hanno incentivato le mafie a entrare nel business.

Se controllati dalla criminalità organizzata, i Compro Oro diventano un punto di forza dell’economia illegale. Fungono da portale di entrata dei profitti illeciti nell’economia legale: ogni pezzo d’oro acquistato è pagato con soldi sporchi. La transazione maschera l’origine del denaro. Gli esercizi diventano anche un’ulteriore fonte di profitto: possono elargire prestiti in cambio, come pegno, di gioielli, il cui valore è quasi sempre nettamente maggiore della somma prestata. Questa è usura.

Sì è fatto ancora poco e niente per combattere il rischio di infiltrazione mafiosa in questo settore. L’Aira ha proposto una serie di riforme legislative, tra cui la creazione di un apposito albo per una maggiore trasparenza e controllo su chi esercita la professione. Sta alle apposite Commissioni Parlamentari valutarle e attuarle. La cosa più sorprendente è, tuttavia,  la quasi totale mancanza di informazioni sulla diffusione dei Compro Oro criminali, soprattutto al Sud. A parte qualche indagine che ha fatto i titoli di qualche giornale, non abbiamo (ufficialmente, perlomeno) la minima idea di quanto profonda sia la mano della mafia nel settore, specialmente a Catania.

E se qualcuno sappia, sarebbe bene informare i giornali, magari anonimamente e in modo sicuro con servizi come Mafialeaks. La lotta alla mafia nei Compro Oro si inizia denunciandola pubblicamente. Esponendo nomi e numeri. Con l’opinione pubblica che si muove, anche le leggi si muovono.

[Foto di Giornalettissimo]

Stefano Gurciullo

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